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Attualità

POTERE DISSENNATO

ROBERTO CECCHI - 11/03/2022

putinMatteo Renzi in un’intervista a “la Repubblica” (Giuste le armi all’Ucraina. Ma ora c’è bisogno di più politica) chiarisce che Putin non è improvvisamente impazzito e che è solo una persona “immorale ma non umorale”. E quindi, secondo lui, che conosce bene quella realtà, bisogna non sbagliare strada, assecondando letture superficiali, facendolo passare per uno spostato. Perché il novello Nerone sarebbe semplicemente infastidito-irritato-disilluso dalla mancanza di considerazione con cui l’Occidente lo guarda.

È una lettura singolare. Perché se Putin non è impazzito, di sicuro dà segni di totale squilibrio, se non di vera e propria follia, perché sta ammazzando migliaia di persone così, senza una ragione. All’improvviso. Dando ordine al suo esercito di sparare contro una popolazione inerme, facendo vittime civili a più non posso: uomini, donne, bambini, vecchi, gente che fino all’altro giorno stava vivendo una vita normale. È da persone equilibrate buttare allo sbaraglio le proprie truppe contro un popolo, come lui dice, che è anche il suo popolo? È da persone normali rischiare la soluzione finale per l’umanità, minacciando la guerra atomica?

No. Non è normale. Non c’è niente di normale in quello che stiamo vedendo. Niente che ci possa far credere che tutto questo sia legato a un deficit di attenzione politica – come par suggerire Renzi – maturato su una nostra colpevole disattenzione, in quanto incapaci di guardare con “lungimiranza [a]i segnali del 2021, soprattutto [a]i ripetuti bilaterali con la Cina” e perché non abbiam dato il peso che merita a “un patto con Cina e India per cambiare la geografia del mondo spostando il baricentro a Est”. Per questo avrebbe incominciato a sparare al primo che gli capita a tiro? Semplicemente perché avremmo snobbato le sue elucubrazioni? È per questo che massacra la migliore gioventù, dall’una e dall’altra parte?

Forse è vero che non guardiamo le cose con la dovuta attenzione, forse siamo dei dilettanti, ma non così superficiali da non accorgerci che questo signore ha investito il “70% del bilancio del suo Paese [la Russia] per costruire nuovi missili, navi e aerei”, come ci fa sapere un osservatore internazionale, il quale aggiunge anche che il novello zar sta “gettando [in guerra] l’80% delle sue forze militari effettive” (Corsera, 27.2.22). Che cosa intendeva fare con tutte quelle armi e con tutti quei soldati? Dovevano servire per una parata sulla piazza Rossa? O voleva dar lustro ai suoi gerarchi? Non sembra proprio. Questo signore aveva pianificato con cura, da anni, questo massacro e voleva usare quelle armi proprio contro il “suo” popolo.

La ragione è semplice: non ha mai accettato che l’Ucraina (indipendente dal 1991) diventasse un paese democratico, affrancato dalla sudditanza alla Russia e colpevole di essersi ribellato al “tentativo di Janukovyč di trasformare l’Ucraina in una dittatura simile a quella putiniana che provocò una vera e propria rivoluzione, nota in Italia col nome di Euromajadan”. La popolazione voleva stare in Europa, voleva la democrazia. Mentre dall’altra parte non si ammetteva che ci potessero essere prima la “Rivoluzione arancione” (2004) e poi la “Rivoluzione della dignità” (2013) per riprendersi le libertà costituzionali.

Le purghe putiniane prendono corpo da qui e si realizzano prima con l’occupazione della Crimea e poi con l’invasione delle regioni di Donec’k e Luhans’k. Adesso tocca all’Ucraina “che era diventa l’incarnazione della più grande paura di Putin: l’esistenza stessa dell’Ucraina, che era stata così simile alla Russia, era la dimostrazione che una Russia diversa, più democratica e quindi senza Putin era possibile” (Simone A. Bellezza).

Dunque, altro che nuovi assetti internazionali. Molto semplicemente, quel che stiamo vedendo (e vivendo) è un piano per tener ferma la propria sfera d’influenza, portato a compimento con lucida follia. Tutto qua. Il problema adesso è che le cose hanno preso una piega diversa da come erano state pensate. L’invasione non si è risolta in un paio di giorni come si sarebbe voluto. E questo può innescare derive pericolosissime, perché ferisce l’ego di un potere paranoide. Quindi, nervi saldi, evitando di cadere in provocazioni (come la no fly zone) e senza dar credito a una visione consapevole di un potere dissennato. Perché è un potere dissennato.

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