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Zic & Zac

GIORGIAPPEAL

MARCO ZACCHERA - 05/01/2023

meloniUna persona che in Italia merita il titolo di “donna dell’anno” è sicuramente Giorgia Meloni alla quale dodici mesi fa nessuno avrebbe pronosticato un successo elettorale così travolgente, ma soprattutto una decisa conduzione di governo che – almeno fino ad ora –  lascia abbastanza stupiti.

Inutili le piaggerie o le critiche preconcette: piacciano o meno le sue idee, obbiettivamente la Meloni ha affrontato il “mestiere” di premier con piglio sicuro concedendosi, ad oggi, ben poche sbavature e dimostrando una conoscenza dei problemi bel oltre il previsto.

Guida con disinvoltura un governo dove i suoi due principali alleati appaiono disarmati, tanto che temono di scomparire in termine di immagine e di voti, e – quando afferma di voler durare – comincia a trovare molti italiani che se lo augurano.

In effetti nessuno parla più di pericoli democratici o derive autoritarie, le polemiche nostalgiche si sono stemperate in banalità, lo staff di governo appare coeso e l’opposizione piuttosto divisa ed incerta.

Piuttosto è la situazione economica a restare e il caro energia ha pesantemente condizionato due terzi della manovra economica, ma per il resto le decisioni assunte appaiono di buon senso, anche se ovviamente non hanno accontentato tutti.

Senza il problema bollette certamente si sarebbe potuto fare di più, ma in qualche modo bisognava continuare a tutelare le fasce più deboli in questa emergenza ed i limiti imposti dall’Europa su nuovo deficit altrettanto stringenti.

Un altro aspetto ancora da verificare è invece l’immagine che la Meloni ha offerto a livello internazionale e le decisioni che vorrà prendere in termini europei. Al di là dei sorrisi istituzionali la continuità con la politica di Draghi è apparsa evidente, rassicurante, in linea con una tradizione italiana molto ossequiente nei confronti di Bruxelles ed è qui che qualcuno comincia a storcere il naso, auspicando una più forte rottura con il passato.

E’ presto per dire se si è trattato di un atteggiamento volto ad evitare traumi, ma che in prospettiva vedrà poi un’Italia tenere toni più netti nei confronti della UE, oppure se il governo Meloni continuerà su questa linea più tranquilla.

Certamente molti sono i condizionamenti economici e politici in un’agenda dettata dalle politiche della BCE, ma personalmente credo che – dopo questa opportuna lezione di continuità – la Premier inizierà presto a mutare il tiro, perché altrimenti rischierà non tanto all’esterno quanto all’interno del proprio elettorato che è decisamente più critico nei confronti della UE. Un’avvisaglia il “no” all’obbligo sui motori elettrici.

Stupisce infatti che Giorgia Meloni si sia adeguata esattamente sulla linea UE in politica estera e per il conflitto ucraino (e quindi sulle posizioni di Washington) senza avanzare qualche riserva, ma è appunto troppo presto per capire se tale è effettivamente la sua volontà o se questa scelta va porsi in una strategia più a lungo termine.

Quello che è invece emerso dalla conferenza stampa di fine anno è la asserita volontà di mettere le mani al più presto ai progetti di riforma costituzionale. C’è da sempre nel paese una volontà presidenzialista o semi-presidenzialista e grazie all’ampiezza della sua maggioranza parlamentare è forse il momento di intervenire ora. Una riforma che può essere utile, visto anche che questi primi mesi di governo sottolineano un esecutivo tornato “politico” ma nella mani di una figura rappresentativa e “forte” e – tra l’altro – stupisce che sia stata proprio la prima donna a Palazzo Chigi ad aver dato questa impressione.

Il problema sarà coniugare un premierato più volitivo con la richiesta di autonomia che la Lega da tempo sostiene e che va canalizzato – e non sarà facile – come utile contraltare ai maggiori poteri che verrebbero assegnati al premier.

Ad oggi il grande vantaggio della Premier è di parlare in modo molto spigliato (magari un po’ troppo romanesco) immedesimandosi facilmente con la “pancia” degli elettori che se ne sentono rassicurati. Un credito di simpatia non fa mai male, certo il lavoro e le difficoltà non mancheranno.

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