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Attualità

FANGORO

EDOARDO ZIN - 25/05/2023

alluvione-emilia-romagna-1Attonito, guardo le livide immagini della Romagna divenuta un’immensa palude da cui emergono le punte dei campanili, i tetti di case sommerse dall’acqua, le strade diventate corsi d’acqua, i frutteti battuti da un’acqua sorda e fitta che si fa gonfia e maestosa. Piove intensamente da diversi giorni e la terra, arsa dall’assenza di pioggia che durava da mesi, non trattiene più l’acqua tanto invocata: ha tracimato dai numerosi torrenti, ha allagato paesi e campi, provocato frane che rotolano sulle strade, trasportando con sé enormi macigni. Il mare, colpito dalla mareggiata, respinge l’acqua che tenta di fluire trasportando sul dorso tronchi d’alberi, detriti, rami e foglie attorcigliate.

Vedo gli anziani trasportati al sicuro sulle spalle dei soccorritori, gli sfollati trasferiti al sicuro da gommoni o appesi alle corde degli elicotteri calati dal cielo, le donne trattenere il pianto e tanti, tanti uomini e donne, volontari e forze dell’ordine e della protezione civile, chinarsi delicatamente per porgere una mano, rincuorare chi è avvolto dalla disperazione con una parola pronunciata in dialetto.

E io sono qui davanti allo schermo a osservare quelle immagini, a udire sentenziare da sconosciuti inesperti giudizi bislacchi, ad intendere politici becchettarsi a vicenda, mentre l’angosciata gente del posto, ammutolita, spala, pulisce, soccorre, guarda il cielo minaccioso. Non c’è in queste persone virulenza aggressiva, irruzione, prevaricazione. Non vogliono restare per il momento in scelte che possono destare disturbo, che impongono il coraggio della fatica. Verrà poi il tempo della discussione e dell’argomentazione. Addirittura tra i giovani che spalano ci sono coloro che spargono un po’ di gioia e molto coraggio inneggiando alla loro terra.

Che cosa devo fare? Non posso restare indifferente, Ho alcuni amici in Romagna. Telefono a loro. Uno mi dice: “E’ una morte prematura!”: un pensiero semplice, lapidario, un po’ paradossale che scuote la mia coscienza e interpella tutti. Questa è l’ora della solidarietà, cioè dello stare tutti assieme. Tacciano le polemiche e sosteniamole con la forza dell’unità.

Il telegiornale continua e mi porta in casa le immagini terrificanti che raccontano la guerra in Ucraina prodotta dall’aggressione russa. È una guerra che si sta eternizzando, da una parte prodotta dal desiderio dell’imperialismo della Russia che vuole riacquistare il controllo sui territori considerati “russi” per l’esistenza, al loro interno, di importanti componenti di lingua russa, ma è anche il prodotto di corruzioni precedenti in Ucraina. Pensavamo che la guerra nei Balcani fosse l’ultima a cui dovevamo assistere in Europa ed invece l’assalto del nuovo zar sta producendo ferite forse insanabili: intere città distrutte, massacri di uomini sepolti in fretta in fosse come quelle di Bucha, feriti, profughi, orfani, deportazioni forzate di bimbi, vedove. La guerra ha spezzato il sogno degli ucraini che desideravano entrare nell’Unione Europea e nella NATO.

Papa Francesco ha ricevuto per una missione di pace Zelensky. Entrambi sanno che la guerra è il fallimento della politica e che solo un incontro tra Biden e Putin può mettere la parola “fine” a questa guerra. Ma l’incontro deve essere preparato, sostenuto, portato a buon termine da intermediari che facciano da “ponte” tra le due parti.

Ci dispiace che la sera stessa dell’incontro col Papa, Zelensky abbia dichiarato durante una trasmissione televisiva: “Con tutto rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo bisogno di una pace giusta.” Qualcuno ha scritto che l’ospite ha dato uno schiaffo al Papa, il quale cerca di tessere le trame di un negoziato che porti a un cessate il fuoco, foriero di un avvio di un processo di pace. Papa Francesco non demorde: invia due suoi rappresentanti a Kiev e a Mosca per continuare la missione di pace che continua sempre “sottotraccia”

E l’Europa? Deve dire chiaramente con parole chiare che gli interessi dell’Unione non coincidono con quelli statunitensi e che la guerra in Ucraina renderà l’UE un soggetto politico reale sulla scena internazionale.

Ad una condizione: che l’UE sia unita e che gli Stati recalcitranti passino dal sovranismo nazionale a quello europeo. Questo è il grande dibattito che dobbiamo affrontare, mentre le armi sparano e mentre il fondo di solidarietà europea dovrà venire in soccorso delle popolazioni romagnole.

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