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Attualità

IL CAPPIO DEL TRAFFICO

CESARE CHIERICATI - 13/10/2023

trafficoDai primi anni cinquanta il discorso pubblico di Varese ruota ciclicamente attorno a due obiettivi: il teatro e la circonvallazione. Se per il primo sembrano esserci concrete possibilità di realizzazione con il recupero e la trasformazione del glorioso cinema Politeama, per il secondo le speranze sono quasi nulle salvo qualche improbabile miracolo politico amministrativo. In assenza del secondo traguardo significa che il centro della città giardino continuerà a digerire automobili e mezzi pesanti al netto di Largo Flaiano la cui sistemazione a nuovo sta mettendo in ginocchio una fetta nevralgica della città. Ha comunque fatto bene l’amico Costante Portatadino a risollevare il problema nel suo intervento su RMFonline del 29 settembre scorso. Le mancate o quasi mancate circonvallazioni di Varese dipendono da due fattori tra loro all’epoca concomitanti:

1.la crescita urbana tendenzialmente spontaneistica al centro come in periferia

2.l’insufficienza della classe dirigente cittadina che si dimostrò sostanzialmente incapace di governare i crescenti flussi di traffico. La città è infatti cresciuta storicamente in ampiezza su colline morbide e ospitali scandite dalle castellanze, un unicum urbanistico che ha fatto di Varese un centro urbano somma di preesistenze collegate esilmente tra loro mentre il cuore storico veniva definito da Piazza Monte Grappa, “la città fascista”, Corso Matteotti e poche altre vie adiacenti. Ne è derivato un tessuto viabilistico angusto e fragile su cui a partire dal 1924 cominciò a premere il traffico generato dalla Milano Laghi.

Esplosa negli anni ‘50 e ’60, la motorizzazione di massa si rivelò per Varese una sorta di cappio motoristico da cui non si è mai liberata. Separare con decisione il traffico di passaggio da quello diretto in città avrebbe potuto essere la carta vincente. Come? Costruendo un adeguato sistema di circonvallazioni esterne e interne. Qualcosa è stato fatto è innegabile ma sempre in maniera episodica salvo la “lacuale” che sconta comunque ancor oggi l’ostacolo del superamento di Gavirate. La Est ovvero quella che ruota attorno al Ponte di Vedano arrivando dall’A8, parallela a un tratto negletto di Pedemontana, è cresciuta con difficoltà, lungaggini e differenti tipologie stradali: a due e quattro corsie. Per vederla conclusa la cosiddetta “tangenzialina”, apparecchiata a partire dall’Iper sul vecchio sedime di via Peschiera, si dovette attendere il 2009. Utilizzatissima ha ridotto il flusso veicolare interno alla città sull’asse viale Valganna – Viale dei Mille– Stazioni – Largo Flaiano.

Tuttavia l’arteria extraurbana raggiungibile verso sud con facilità dalle vie Vanetti e Dalmazia già mostra difficoltà di assorbimento nelle ore di punta in entrambe le direzioni di marcia.

Lettera morta è sempre rimasta invece l’ipotesi, avanzata da alcuni osservatori, di collegare la statale della Valganna e della Valceresio con una galleria sotto i Mulini Grassi in direzione Masnago. Si sarebbe in tal modo limitata l’attuale penetrazione fino alle soglie del centro storico del traffico da nord, diretto verso Laveno.

È rimasto invece dimezzato l’asse di scorrimento interno da sud verso Ovest (Gasparotto – Corso Europa – Piero Chiara) che non ha avuto il suo naturale sbocco a Masnago in zona Esselunga. Si è infatti per sempre interrotta al cimitero di Casbeno. Secondo le intenzioni dalla via Gasparotto una nuova bretella di scorrimento avrebbe dovuto poi collegarsi con viale Borri e viale Belforte e raggiungere l’Iper, come del resto ancora raccontano le piante della città giardino, quelle vecchie almeno di una quindicina d’anni. Se alla intenzioni fossero seguite scelte e investimenti coerenti, Varese potrebbe da tempo contare su un sistema di circonvallazioni capaci quanto meno di lenire la sua febbre da traffico e facilitare piani mirati e ragionevoli di ciclo pedonalizzazioni.

Qualche tardiva miglioria è ancora forse possibile, ma una nuova grande circonvallazione sembra un’utopia bella e buona. Per ragioni di spazio, per ragioni ambientali, per mancanza di quattrini. Servirebbe un Pnrr ad hoc per rivoluzionare la precaria viabilità della città giardino.

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