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Chiesa

LA GRAZIA DEL RISPONDERE SÌ AL SIGNORE

GIAMPAOLO COTTINI - 22/06/2012

 

Il cuore dell’uomo è il luogo in cui si gioca il mistero dell’incontro dell’io con il Signore della vita, e costituisce l’orizzonte in cui nasce e cresce la vocazione di ogni persona nell’intrecciarsi di quell’intimo dialogo tra la proposta che Dio fa chiamandoci all’essere e la risposta con cui possiamo aderire alla sua chiamata. È il fenomeno della singolare vocazione di ognuno che si presenta come il segno più grande del valore di ogni persona e che fa dire quanto “l’essere uomo è un bene”, come ha ricordato Benedetto XVI nell’incontro serale di Bresso. Il senso di ogni vita si compie, infatti, nel fiorire di uno scopo fondamentale che dà valore al tempo dell’esistenza, e che per esempio nella scelta del sacerdozio mette ancora più in luce la totale gratuità della chiamata divina che orienta ad un “lavoro amoroso” dedicato a tutti. Perciò gioire per l’ordinazione di un giovane sacerdote significa dire un grande ringraziamento a Dio per il dono di uomini totalmente dedicati alla sua Chiesa, così da divenire per il nostro mondo distratto e disorientato la testimonianza che è ancora possibile fare scelte definitive e di amore radicale senza riserve.

Il sacerdozio è un grande richiamo alla definitività della scelta in un momento in cui tutto sembra messo in discussione, e pone la vittoria della certezza dell’Amore di Dio contro ogni dubbio indotto dall’attuale relativismo etico e conoscitivo che appiattisce ogni scelta nella prospettiva scettica di una sostanziale indifferenza.

Ma come arriva un giovane ad aprire il cuore all’orizzonte del disegno di Dio? Certamente grazie a degli incontri e a degli esempi di una bellezza della vita di fede vissuta da qualcuno che rende desiderabile imitarla: l’educazione familiare come ambito sperimentabile dell’amore e l’esempio gioioso di sacerdoti lieti nel dedicarsi totalmente al Signore rendono amabile la vocazione della sequela totale di Gesù, che normalmente è aiutata anche dall’appartenenza a comunità vive che sono l’ambiente naturale per il fiorire delle vocazioni. Infatti, il segnale che una Chiesa è viva ed è fedele alla sua vocazione sacramentale sta proprio nel suo generare tutte le vocazioni, soprattutto quelle di totale servizio.

Perciò è una gioia per tutti festeggiare insieme l’ordinazione di un giovane che abbiamo visto nascere e crescere in Varese, don Tommaso Pedroli della Fraternità sacerdotale di San Carlo Borromeo nata nell’alveo dell’esperienza del Movimento di Comunione e Liberazione per rispondere all’esigenza di preti votati alla missione, Fraternità che sta conoscendo un provvidenziale incremento di vocazioni e che ha al suo interno diversi giovani sacerdoti varesini cui ora si unisce anche don Tommaso, che sentiamo vicino e partecipe della storia della nostra chiesa locale proprio nel suo essere ordinato per il bene della Chiesa universale.

Personalmente l’ho visto nascere nella famiglia di due carissimi amici (Alberto che è tra l’altro una delle colonne portanti anche della redazione di RMFonline e di Paola conosciutissima insegnante di Storia dell’arte); ne ho seguito la crescita ed ho gioito quando ha iniziato il cammino di formazione nella San Carlo guidata da monsignor Massimo Camisasca, ed ora con emozione grata lo guardo come “uomo di Dio” chiamato al servizio “a cuore indiviso” dell’unico Signore che lo ha affascinato sin dall’adolescenza. Cresciuto nell’esperienza giovanile di CL e all’ombra della Parrocchia della Brunella, continuerà gli studi a Roma dopo l’ordinazione e si renderà disponibile alle richieste dei Superiori con la semplicità intelligente che ne contraddistingue la personalità. È commovente pensare che un ragazzo del tutto simile a tanti coetanei si sia “lasciato sedurre” – come dice il profeta Osea – dall’amore incommensurabile di Gesù, accogliendone l’amicizia in un coinvolgimento senza riserve ed accettando la difficile missione di diventare prete.

E fa riflettere come, anche senza una strategia pastorale sulle vocazioni, sia potuto accadere che un giovane come tanti sia stato afferrato dalla gratuità del Dio presente sino a decidere di cambiare ogni prospettiva di vita per seguirlo con il coraggio di allontanarsi dalla sua bella famiglia e di lasciare tanti amici per seguire la via degli studi a Roma e per rendersi pronto ad una missione ad gentes. Dio ha preparato gli incontri e le occasioni, ma è stata la libertà di Tommaso a rispondere con generosità completa.

La sua scelta è stata generosa ed è esempio per tutti, ma un ringraziamento particolare va all’intelligente discrezione con cui i suoi genitori hanno assecondato la scelta del figlio, senza forzature e senza esaltazioni clericalistiche: il loro modo di “essere Chiesa”, concreto nell’espressione e ricco di ragioni nel giudizio quotidiano, è testimonianza di come la fede dei padri si trasmette ai figli non attraverso prediche ma solo nel vivere l’appartenenza a quel terreno ecclesiale da cui si è generati. Così non c’è stata gelosia o antagonismo tra la vita parrocchiale e l’appartenenza al movimento di Comunione e Liberazione, ma la vita di comunione ha operato la sintesi in cui è sbocciata la certezza di Don Tommaso che la Chiesa non è un’organizzazione associativa o di elargizione di servizi liturgici o caritativi, ma è l’amicizia vissuta nell’abbraccio con volti concreti nel nome del Signore.

Ed il mistero del sì che don Tommaso pronuncia ricevendo l’imposizione delle mani del vescovo consacrante riassume tutta la lunga teoria di volti, di storie, di amicizie, di quanti sul suo cammino lo hanno reso certo di questo passo e gli assicurano le loro preghiere.

Grazie Don Tommaso di aver detto questo sì al Signore per la tua ordinazione del 23 a Roma: ti aspettiamo tutti per la tua prima Messa varesina sabato 30 giugno alle 18 nella tua Parrocchia della Brunella, per poterti abbracciare e ricordare con te che siamo parte di quel “disegno buono” di salvezza che “di generazione in generazione” non lascia mai mancare “operai per la vigna” in cui tutti troviamo il compimento della vita.

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