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Società

MULTINAZIONALE DELLA SOLIDARIETA’

LIVIO GHIRINGHELLI - 08/03/2013

Nel 2011 Medici senza Frontiere Italia non ha ricevuto fondi da istituzioni pubbliche italiane. Oltre il 26% della raccolta (più di 28 milioni di euro) è pervenuto dalle donazioni regolari di privati cittadini grazie alla domiciliazione bancaria o postale o a carte di credito e sono forme che assicurano la tempestività degli interventi nei vari contesti di emergenza. Altri fondi provengono da lasciti testamentari: nel 2011 hanno comportato la cifra di 7.566.080 euro, con un incremento di tre milioni rispetto all’anno precedente. Il ricavo totale è stato di euro 50.565.925 (ivi compresi i quasi 4 milioni da aziende e 9.936.975 euro grazie alla destinazione del 5 per mille). MSF è risultata la prima ONLUS per preferenze e importo ricevuti; 255.338 i contribuenti. L’81% è stato utilizzato per finanziare i progetti in 35 paesi sul terreno, il 19% per raccolta fondi, attività di comunicazione, sensibilizzazione per il supporto alle operazioni e per le spese generali e di gestione (3,7% del totale).Trasparenza e chiarezza sono le caratteristiche del bilancio. Di particolare rilievo l’opera svolta in Somalia, afflitta da violenze multiple e da una drammatica crisi nutrizionale. A questo paese i media non hanno purtroppo rivolto un’adeguata attenzione, a differenza di quanto successo nel caso di Haiti. È soprattutto sul piano delle crisi dimenticate o sottovalutate che MSF ritiene di sollecitare la sensibilità.

I principi fondamentali che ispirano MSF sono l’imparzialità, l’indipendenza, la neutralità dell’azione. L’organizzazione è stata creata 40 anni fa; quasi 20 sono passati da quando è stata costituita la sezione italiana. È stata ed è presente allorché imperversino conflitti, catastrofi naturali (terremoto e tsunami in Giappone, inondazioni in Brasile, Guatemala e Honduras, un tifone e un’inondazione nelle Filippine e in Thailandia ecc.) o epidemie (soprattutto morbillo e colera), garantendo ostinatamente il diritto inalienabile alla salute. L’assistenza medica gratuita, grazie ai 31.000 operatori umanitari, è stata assicurata nel 2011 a 8,3 milioni di persone, con interventi chirurgici, assistenza a vittime di violenza sessuale, vaccinazioni contro la meningite, trattamenti antiretrovirali. 192 mila donne sono state soccorse durante il parto, 22 mila i parti cesarei, più di 900 mila le consultazioni pre e post natali. Vanno altresì menzionati 445 mila pazienti ricoverati, 8.300.000 visite ambulatoriali, 348 mila i bambini accolti in centri di nutrizione, 73.100 gli interventi chirurgici maggiori, 169.700 le sessioni di counselling individuale per salute mentale, 952.600 le vaccinazioni contro la meningite. 367 gli italiani partiti in missione.

Gli investimenti internazionali si sono prodotti ad Haiti (più di 5 milioni di euro), in Africa (più di 23 milioni), in Asia (quasi 5 milioni). Oltre che in Somalia si sono affrontate emergenze in Costa d’Avorio, Sierra Leone, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Zimbabwe, Libia. 1.100 persone hanno partecipato alle selezioni (medici, infermieri, ingegneri, architetti, economisti, tecnici di laboratorio, farmacisti, ostetriche). 80 i nuovi operatori italiani.

Tra le sfide attuali la recessione economica globale con il relativo aumento della migrazione economica forzata, le enormi disuguaglianze socio-economiche e di salute. Nuove sfide e bisogni riguardano il cambiamento climatico, l’impatto dei disastri naturali. Si assiste anche a un mutamento epidemiologico, che verte su malattie non trasmissibili come il diabete e le patologie cardiovascolari.

MSF prescinde da agende politiche, militari o religiose grazie ai finanziamenti da fonti private per l’89% dei fondi. Non si schiera a favore di nessuna delle parti coinvolte nei conflitti armati; unica linea guida i bisogni delle persone. Operare nelle emergenze significa disporre di uno schema organizzativo e di meccanismi di supporto alle attività sul terreno molto complessi, al di là di ogni tentativo di manipolazione del senso e degli obiettivi. Purtroppo la strategia alternativa di licenza volontaria per la produzione di farmaci adattati e accessibili ai paesi invia di sviluppo non si sta dimostrando efficace, come invece sperato.

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