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Società

MIRACOLO MODERNO A SANTA MADDALENA

GIUSEPPE TERZIROLI - 15/03/2013

Fino agli anni Sessanta la località Santa Maddalena era nella sostanza una delle vecchie corti lombarde, a metà tra le parrocchie di Bizzozero e la neonata San Carlo, avendo come punto di aggregazione proprio la chiesetta dedicata alla Santa.

Nel ‘700 di proprietà dei pittori Giovanni Battista e Gerola-Grandi, che la dotarono di loro opere, possiede all’interno una grande pala d’altare, da Silvano Colombo attribuita al celebre Francesco Del Cairo, ritraendo Cristo risorto che appare alla Santa in penitenza, essendo Egli in veste di ortolano.

L’edificio religioso e tutto il complesso contiguo apparteneva alle sorelle Ambrosini, tre pie donne di cui una suora salesiana, mie parenti, che dedicarono tutta la loro esistenza alla cura della fede, all’aiuto ai prossimi, alla conservazione della tradizione del cattolicesimo, ereditato con l’orgoglio del loro dire e fare dai bisnonni che avevano acquisito tutta la proprietà un secolo e più addietro.

Alla loro morte decisero per eredità di donare tutto il complesso alla Parrocchia di San Carlo.

Ed è qui che avviene il miracolo moderno, operato da vari soggetti, la Caritas cittadina ed ambrosiana, gli amici di quella che ora si chiama Casa San Carlo, l’intervento determinante di una famiglia benefattrice varesina, Babini Cattaneo, in memoria della signora Fernanda.

L’intero complesso è stato adattato ad una funzione sociale di alloggio e sostegno temporaneo per persone che si trovano in grave difficoltà; dopo avere vissuto protette ed in situazione di emergenza molte hanno nuovamente ripreso la fiducia nella vita, evitando di scivolare nella marginalità, riacquistando un lavoro ed una soluzione abitativa.

Una coppia di educatori vi risiede e nuovi programmi di sviluppo si sono fatti nel giorno del primo compleanno di vita della Casa San Carlo dall’amico Gregorio Navarro.

Per gli amanti dell’arte si osservi dalla corte la antica meridiana restaurata. A cinquanta passi poi, verso ovest, un edificio ristrutturato con il beneplacito della soprintendenza porta al proprio interno affreschi della fine del 1400. Se la osserviamo sottotraccia, la Varese vera non finisce di stupire.

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