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Cara Varese

NOTIZIE INQUINATE

PIERFAUSTO VEDANI - 23/01/2014

La foto dei nostri concittadini in coda per assolvere al dovere della piccola IMU è finita sui telegiornali nazionali e martedì scorso è stata citata da Matteo Renzi, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta.

Ha avuto interpretazioni, letture diverse e strumentali la foto che ha fatto la sua apparizione su Varesenews prima di dilagare in tutta Italia. La testata online varesina era piombata subito in via Sacco su segnalazione di uno dei suoi numerosi lettori – collaboratori: la coda di presunti autolesionisti delle tasse era notevole, inconsueta, si snodava dalla ex palazzina della cultura sino al marciapiede, invaso per un bel tratto.

Ma non era per slancio patriottico che i cittadini erano andati all’arrembaggio, non volevano pagare subito il tributo: si sono mobilitati semplicemente perché sindaco e Giunta avevano deciso di fornire, relativamente alle modalità, un servizio gratuito ai contribuenti. Non resta che ringraziare Renzi per aver interpretato come “cosa che non va” la megacoda bosina – speriamo che l’affermazione sia il seme di un fisco migliore – nel contempo possiamo rassicurare i varesini che non hanno seguito l’episodio sullo stato mentale di tanti loro concittadini.

Personalmente di questa razione invernale di IMU, senza la quale sembrava che molti Comuni dovessero chiudere baracca, avrò comunque un ricordo preciso: polemiche tra partiti, scrolloni al governo Letta, pianti e invocazioni di sindaci, ma alla fine per quanto riguarda il mio ceto, quello a volte indicato come piccolo borghese, io e mia moglie, coproprietari dell’abitazione abbiamo dovuto pagare dodici euro a testa, ai quali abbiamo dovuto aggiungere un’ altra piccolissima somma, ovvero il compenso all’ufficio che ci ha evitato code agli sportelli.

Se invece di avventurarsi in formule algebriche, in misteriosi e terrorizzanti calcoli, sin dall’inizio della guerra per la IMU mini si fosse fatta ampia informazione sui quantum la gabella di gennaio sarebbe costata alle varie categorie di contribuenti, certamente buona parte degli italiani si sarebbe risparmiata tensioni, polemiche, invettive. Vero che di cifre poi ci sono stati arrivi, ma era ormai tardi.

C’è allora anche in questa vicenda un aspetto che ritroviamo in tantissime altre situazioni odierne e riguarda le difficoltà di noi giornalisti particolarmente impegnati a districarci in un autentico oceano di notizie che diventano vecchie nel giro di poche ore e di notizie inquinate, non controllabili con la stessa rapidità con la quale esse hanno avuto impatto sull’opinione pubblica.

È un fenomeno della comunicazione sviluppatasi sul web e che travolge la carta stampata non ancora libera da ruoli e schemi ormai superati quando in questo vivere di corsa sarebbe necessario se non fondamentale uno spazio autorevole, documentato e perciò affidabile, dedicato alle riflessioni, al buon consiglio, all’esperienza storica, di vita. Lo confermano i successi di piccoli quotidiani che si dedicano agli approfondimenti.

Partire da una maxicoda per l’IMU male interpretata o descritta, per arrivare a un grande problema è un po’ troppo, lo riconosco, ma per il cronista era pur sempre l’occasione casereccia per accennare alla grande eruzione del vulcano dell’informazione. E anche ai suoi danni collaterali. Come la pioggia di lapilli che sempre provochiamo o che accettiamo come doverosa su Palazzo Estense. Per la coda IMU di Varese mezza Italia, se non tutta, ha ringhiato o ha fatto pensieri cattivi per gli amministratori bosini, nell’occasione invece attenti ai cittadini. Era giusto sottolinearlo.

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