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Cara Varese

NOSTALGIA DI BATTISTINO

PIERFAUSTO VEDANI - 30/04/2020

artigianoAlcune decine di anni or sono nel territorio di Velate e Masnago viveva e lavorava un artigiano, ricordato oggi come una bella persona da tutti coloro che l’hanno conosciuto.

Era popolarissimo anche per il nome: Battistino.

Uomo sereno, trasmetteva facilmente allegria e buon umore e lo faceva anche come servizio alle comunità in occasione di ricorrenze e in particolare delle affollate “stagioni” teatrali delle parrocchie o di incontri organizzati da associazioni.

Ha una bella storia, e personaggi interessanti, la cultura popolare a Varese: incardinata su avvenimenti tradizionali è poi diventata nel tempo anche espressione di qualità elevata grazie alla sensibilità e all’impegno di protagonisti e appassionati di livello nazionale in vari settori. Mi piace ricordare in particolare Andrea Chiodi, attore e poi regista affermato, al quale dobbiamo significativi incontri estivi a Santa Maria del Monte.

Andrea è figlio dell’indimenticabile amico Carlo che con padre Gianni ha portato in alto Radio Missione Francescana.

Alla cronaca della politica nazionale devo il ricordo di Battistino e i cenni della più che accettabile risalita culturale della città nonostante i trentennali sforzi dei lumbard di inchiodarla a un passato agreste che nulla aveva e ha da condividere con le grandi conquiste del secolo scorso nel balzo mondiale dell’industria.

L’ingresso nell’era del 2000 ci ha trovati impreparati a cominciare da chi ha voluto impegnarsi nelle istituzioni convinto di essere erede ben preparato della banda di scatenati che ci hanno regalato anni ruggenti. E così siamo in uno stallo letale e con piloti e motori fusi quanto basta. Per esempio nei giorni passati la cronaca delle imprese politiche nazionali ha segnalato la presenza in Cina di una missione a cinque stelle della quale fa parte il rivoluzionario Di Battista che ha portato il nuovo verbo italico, molto attento al cammino verso la vittoria finale del comunismo, magari a colpi di bombe atomiche. Per l’Italia, già lo disse papà Grillo, una salda amicizia con il nuovo sole giallorosso che si affaccia a Oriente sarebbe la soluzione ideale, cioè un trionfo naturalmente per il capocomico e i suoi adepti che per la verità oggi a Roma a volte fanno di più e meglio dei loro alleati del Pd.

Se però da Di Battista la memoria ti porta all’improvviso a Battistino allora ci aspetta il tunnel della malinconia perché le considerazioni, i commenti di un attento osservatore delle vicende cittadine come Battistino facevano sorridere coloro che lo ascoltavano, ma certamente una volta calata la tela non si rincasava con il magone se si pensava a che cosa ci avrebbe regalato il nuovo giorno in arrivo.

Oggi poi la cronaca ci riserva notizie e novità sconvolgenti. Ai tempi di Battistino, cioè possiamo dire ieri, era impossibile immaginare un duro scontro tra magistrati in televisione, a La 7.

Vero che le toghe non possono azzeccarle tutte, ma burocratizzando, cioè dando la colpa alla macchina del sistema, la richiesta di scarcerazione di un grande boss della mafia, forse il numero 1 in Italia, non si è onorata la storia di democrazia e libertà scritta dai giudici anche con il loro sangue e in più casi anche di quello delle loro scorte.

Le imprese governative per uscire dal pantano in cui siamo oggi hanno poi confermato gli egoismi dei francesi e dei tedeschi nei nostri confronti. Cioè oggi se tutto va bene siamo rovinati.

Ai tempi di Battistino c’erano politici e partiti che si sono fatti beccare con la forchetta in mano in più luoghi di ristoro, ma sempre divisi e avversari. Negli anni dell’approdo al nuovo secolo la storia della sanità italiana ci ha appena raccontato di una silenziosa e odiosa alleanza tra i vertici dei maggiori partiti che per anni ha permesso un colossale dirottamento ad altri lidi di miliardi destinati alla sanità pubblica. i cittadini, gli anziani in particolare, pugnalati alle spalle.

E poi ogni anno ci invitano a festeggiare la Liberazione. Quella dal fascismo fu sacrosanta e andrà sempre ricordata come il primo approdo dell’Italia alla democrazia. Quella del tramonto del sogno comunista non è pronosticabile. Ma sull’altro lato della strada cammina un compagno che più a sinistra di lui non si può. In molti gli hanno voluto bene sin da quando sgambettava in una stalla o, anni dopo, ricordava che l’amore più grande e più vero è quello che si ha per il prossimo. E quindi anche per chi va a funghi (atomici) in Cina. Ma un giorno si sveglierà.

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