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Società

INGANNI DEL LINGUAGGIO

LILIANO FRATTINI - 07/03/2014

Le arance tirate o l’incontro coi bambini delle scuole? Voi cosa avreste privilegiato in un ipotetico titolo a voi assegnato, per la prima pagina di un giornale? Certamente la felice scelta del neopresidente del Consiglio, Matteo Renzi di “battere cinque” con alcuni dei suoi piccoli ascoltatori e non la becera iniziativa di lanciare arance marce contro il gruppetto di persone cha a Treviso circondava l’uomo politico. Chi è stato alzi la mano! Quelli del “forcone” e i leghisti le hanno messe dietro la schiena, le mani, alla domanda.

Se ci siamo tenuti informati, leggendo i giornali o ascoltando i telegiornali, sapremmo cosa è accaduto nella città veneta durante la prima uscita ufficiale di Renzi che ha colloquiato davanti a centinaia di alunni delle primarie (scolastiche non partitiche!) a compimento di un impegno che si era preso durante il dibattito alla Camera per la fiducia al nuovo Governo.

Scuola e cultura sono due della massime scommesse che Renzi si è fatto, consapevole che il sapere è la motrice della civiltà, di ogni civiltà e che bisogna partire dal basso salendo verso l’alto se si vuole che il domani sia gestito da generazioni preparate culturalmente e moralmente, le sole capaci di assicurare una crescita sociale, economica, evoluta, progressista. Bisogna prima sapere e poi fare, ce l’hanno insegnato milioni di artigiani, di tutti i settori produttivi, quelli che hanno illuminato il Paese per la loro maestria, caparbietà, dedizione e sacrificio. Perciò lo studio è prioritario a ogni sviluppo della società certamente correlato alla difesa della salute fisica e mentale.

Ma il mio proposito è quello di far riflettere sulla distorsione del nostro parlare, del nostro scrivere, del nostro comunicare. Fulgida è l’asserzione evangelica: il tuo parlare sia sì sì, no no, il resto viene dal maligno. Riflettiamo su quanta ipocrisia c’è nel nostro linguaggio, quanta reticenza, quanta doppiezza: diciamo una cosa per fare affinché se ne intenda un’altra; artatamente invertiamo l’ordine dei fattori, le priorità.

Il titolista di uno dei due quotidiani di Varese ha alterato una elementare informazione posponendo la principale e evidenziando la secondaria. Questo non è onestà intellettuale, diamo il pane al pane e la notizia alla notizia. E questo vale per le cose che dovremmo dire e non diciamo, abbellendole di frasette e di complicazioni linguistiche. Parliamo francamente, limpidamente non temiamo di essere rimproverati per la nostra onestà intellettuale e morale, per un linguaggio franco sfrondato da ogni orpello e se il nostro interlocutore è offeso per la nostra franchezza non offensiva pensiamo a come Gesù si esprimeva “Voi farisei ipocriti …”.

Certamente furoreggia il falso perbenismo nei rapporti e nel tessuto della società e questo ci porta ad accettare le regole del compromesso, dell’impegolarsi in assurde diatribe, di fingere “per non pagare il dazio”, di evitare un chiarimento schietto, di rispettare una deontologia professionale.

Mi viene in mente un’altra espressione dei Vangeli “Sepolcri imbiancati” ma mi accorgo che andando avanti a scrivere mi convincerò che quanto leggete finirà per farvi dire: “Non mi tocca personalmente, è roba del mio prossimo”.

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