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Opinioni

LA NOSTRA ESTETICA

FEDERICO SCHNEIDER - 20/03/2014

Esteticamente parlando, si potrebbe dire che questa nostra epoca sia ancora interamente votata alla buona vecchia ottocentesca formula: “épater le bourgeois”. Trattavasi, fin dagli esordi francesi, di un surrogato povero di quel portentoso farmaco che fu la tragedia greca (specie rispetto a ben altri frutti maturati in precedenza, da quell’ultimo sguardo anelante alla classicità chiamato Romantik). Quindi inutile dire che la suddetta formula non era stata esattamente un colpo di genio! Ma, si sa, non c’è gara quando si tratta di ricette francesi.

Le cose sono poi ulteriormente peggiorate nel secolo seguente, complice un bourgeois dalla pelle sempre più spessa, che quindi meno e più di rado si scandalizzava. Nuovi, più adeguati mezzi si sono via via sostituiti ai vecchi, per ottenere lo scopo, fino ad arrivare ai giorni nostri, quando i mezzi molto più ungono di quanto pungono.

Ecco allora spopolare, specialmente nella recente cinematografia, una certa libido per l’autodeprecazione o meglio una lubrica joissance del fango di suina memoria. E pensare che c’è chi scomoda paroloni come commiserazione, umanità, addirittura bellezza. Lasciamo stare le cose serie. Invece un poveraccio (soprattutto se italiano) potrebbe a ragione chiedersi se questa maliosa arte di Circe sia davvero tutto ciò che ci resta. Dopodiché magari potrebbe arrampicarsi su questo enorme albero della cuccagna e di lassù implorare le Muse, come un tempo usavano fare i poeti: che ci mandassero ancora la dolce carezza di un Ariosto, un Raffaello, un Amadeus, e non più quella sudaticcia e unta di qualche impomatato signore.

Ma, ahimè, temo proprio che le Muse, per mezzo dell’oracolo, così risponderebbero: “A che pro, se ormai il bourgeois ha un dito di strutto sulla pelle, le orecchie di prosciutto foderate, e sugli occhi due grosse fette di salame? Chissà, forse un giorno, dopo un bel bagno in Aganippe… Nel frattempo, buon appetito!”.

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