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Cultura

LA COLOMBA PASQUALE

FERNANDO COVA - 18/04/2014

Il panettone è considerato la tipica specialità dolciaria di Milano, la cui origine viene fatta risalire al 1490. Tuttavia esiste un altro delizioso dolce, la colomba pasquale, che è molto più antico; alcune leggende ne testimoniano l’origine milanese medievale.

La prima leggenda narra che Teodorico verso la fine del 489 giunse a Milano al comando degli Ostrogoti, dopo avere sconfitto Odoacre a Verona e fu accolto da una popolazione ben disposta. Ma nella successiva primavera, come preda di guerra, fece catturare le dieci più belle ragazze e le fece portare a corte tra lo sgomento dei milanesi e la gioia dei dignitari.

Tra le ragazze vi era una “prestinera” che convinse le guardie a farsi condurre nelle cucine per preparare un dolce per il re: con grande abilità preparò un impasto di forma particolare. La mattina successiva il re era ansioso di conoscere le dieci fanciulle: queste si presentarono bene agghindiate e sorridenti, una di loro, la fornarina, porse un pacchetto allo sbalordito re che si aspettava ragazze piangenti e imploranti la grazia. Il re aprì il pacchetto e tra un diffuso profumo apparve un dolce a forma di colomba “simbolo di pace, fratellanza e della Pasqua”, come spiegò la pasticciera.

Ingolosito il re apprezzò il dolce e chiese alle fanciulle che cosa desiderassero in cambio della cortesia; le ragazze risposero in coro “la libertà e anche una buona dote per giustificare presso i parenti il fatto di avere dormito fuori per una notte…”. Teodorico, divertito, le accontentò.

La seconda leggenda vede per protagonista Alboino, primo re dei longobardi, che conquistò Milano nel 569. Il giorno di Pasqua la popolazione milanese fu costretta a recare i tributi al re che toccava i doni con la spada in segno di possesso. Vi erano sacchi di monete, gioielli, bestiame, carri di vettovaglie e, come da precisa richiesta, anche dieci fanciulle scelte tra le più belle della città.

Tra cittadini poveri, con umili doni, si presentò un fornaio che porse al re un fragrante dolce a forma di colomba. “Il mio tributo è modesto ma grande il suo significato: sia questo il simbolo della pace per te e per i tuoi soldati”, disse il fornaio.

Alboino replicò: “Accetto il tuo dono e prometto di rispettare, io ed i miei soldati, sempre e dovunque, le colombe di Pasqua come simbolo di pace”.

Avanzarono poi le dieci fanciulle, impaurite e tremanti per la sorte che le attendeva, si inginocchiarono davanti al re. “Come ti chiami?” chiese il re alla prima, toccandola con la spada. “Colomba” rispose quella. “E tu?” alla seconda. “Colomba” rispose quella. Anche le altre otto alla domanda risposero “Colomba”.

Alboino capì l’inganno e divertito, tenendo fede alla promessa che poco prima aveva formulato, dispose che le dieci ragazze fossero restituite alle proprie famiglie fra il generale tripudio. Questa leggenda si ritrova anche legata alla storia della città di Pavia nel 572.

La terza leggenda ci parla di San Colombano: l’abate irlandese, diretto a Roma, giunse a Milano nel 612 e venne ricevuto dalla regina Teodolinda e dal marito Agilulfo. In suo onore fu allestito un sontuoso banchetto, arrivò una “schiodata” ovvero uno spiedo di colombi ma il santo, con forte imbarazzo, rifiutò di mangiare quel cibo perché era il Venerdì Santo.

Teodolinda si dimostrò offesa e fu allora che San Colombano disse che avrebbe consumato quei cibi solo dopo averli benedetti. Alzò la mano e benedisse la tavola imbandita: lo spiedo si trasformò in colombe bianche che volarono via e il pane stesso assunse la forma di colomba.

Il re, colpito, fece preparare per il giorno di Pasqua delle colombe di pane.

Una ultima leggenda è fatta risalire al tempo di Federico Barbarossa e della Lega dei Comuni lombardi, nel 1176.
Un condottiero del Carroccio, osservando durante la battaglia tre (in alcuni testi due ) colombe (rappresentanti i santi Sisinio, Martirio e Alessandro) posarsi sopra le insegne lombarde, decise d’infondere ai suoi uomini il nobile spirito di quegli uccelli, facendo confezionare dai cuochi dei pani a forma di colomba.

Verso il 1930 l’azienda Motta lanciò sul mercato un dolce pasquale con uvetta e canditi e una copertura di glassa fatta di zucchero e pasta di mandorle. Merito di Dino Villani, direttore pubblicitario della azienda celebre per i suoi panettoni natalizi che, per sfruttare gli stessi macchinari, ideò un dolce destinato alle festività di Pasqua sotto forma di colomba.

Lo slogan di Villani per definire questo prodotto fu “Il dolce che sa di primavera”.

 

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