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Lettera da Roma

IL MONDO DI VAN DE SFROOS

PAOLO CREMONESI - 09/05/2014

Et faa goga e magoga fina adess….e adess te me giughet un settbell?

Sentita in qualche bar in riva al Lario, l’esclamazione è diventata il nome della nuova fatica di David Van De Sfroos.

Otto pezzi aggressivi e provocatori con al centro la voglia di incontrare la realtà ed altri otto più intimi, carichi di preghiera e domanda.

Strano destino quello di Bernasconi che, pur cantando in stretta osservanza dialettale con l’ossessione della metrica per renderlo più comprensibile, riempie i concerti anche a Villa Ada a Roma o sul lungomare di Reggio Calabria..

Ed ecco, a tre anni da Yanez, un Cd ricco nei testi e nella musica. Che spazia negli echi dai Clash ai Jethro Tull, da Alan Stivell a Bruce Springsteen. Recupera strumenti come il mellotron di Rick Wakeman o le tubolars bells di Mike Olfield: Tom Waits e i Tangerine Dream. Un bel disco.

C’è tutto il mondo di Van De Sfroos, quella umanità dolente e laboriosa del lago piegata dalla fatica ma ultimamente mai determinata dalla circostanza. Sulla credenza delle loro case c’è la foto del Papa insieme alla statuetta di un elefante con le zampe storte. Vanno al cinema Ambra e guardano le luci di là della riva, senza sapere chi vi abita, chi le accenderà.

 C’è tutto il mondo raccontato da “Il mio nome è Herbert Fanucci”, un suo romanzo scritto una decina d’anni fa dove “…la musica si solleva, accarezza le finestre delle vecchie case, si infila tra i rami del platano e della magnolia e poi scende in picchiata”.

“Goga e magoga” è un disco pieno di domanda. “Angel” parla di paternità. “Infermiera” è una dolente preghiera per chi ha figli in guerra, gli “Omen” sono i tanti che hanno faticato una vita ed ora invecchiano dimenticati. In “Mad Max” si cantano gli “occhi di un Forestiero che sembravano i nostri quando guardavamo le stelle”.

È giunto probabilmente il tempo di capire che esiste una sfera che non conosciamo e che non siamo ancora in grado di decifrare, che la nostra salvezza forse non è nell’ancora che ci tiene incagliati, ma nel vento che ci porta oltre l’orizzonte” scrive il cantautore nella presentazione del Cd.

Recupero brani di una mia intervista fattagli per RadioRai in occasione del concerto al Meeting di Rimini nell’Agosto 2008.

“Ogni uomo, una volta nato, non può sottrarsi dall’essere protagonista della vita. Essere protagonisti vuol dire vivere davvero la vita, che è un miracolo”… “Voglio raccontare cose che mi riguardano e che mi emozionano. Imparo molto dalle persone che incontro. Le storie che canto sono tutte vere e quelle inventate prendono sempre spunto da fatti o uomini reali”… “Imparo da chi vive, da chi ha fatto esperienza. Diffidate da chi vi parla delle cose senza averle vissute. Per questo incontro tutti, perché chiunque vive ha qualcosa da raccontare”.

David Van De Sfroos, scoperto e amato tra i primi da Carlo Chiodi, inizia la sua tournee il 13 giugno all’Ippodromo di Milano.

 

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