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Chiesa

ORIGINE E PERFEZIONE

LIVIO GHIRINGHELLI - 11/07/2014

Beato Angelico, Madonna del Giglio, 1437-40

È di tutta evidenza che il culto mariano costituisce un elemento fondamentale di divisione tra la fede della Chiesa cattolica e ortodossa per un verso, il protestantesimo nelle sue varie formulazioni dall’altro (profonda è la sua ostilità nei confronti della mariologia). Karl Rahner lo considerava in ipotesi dato primario e autonomo della fede cristiana, ma il dogma dell’assunzione per es. un’elocuzione marginale del magistero ufficiale). Il solo nome della madre di Dio contiene tutto il mistero dell’economia. Si tratta di un culto che si è sviluppato nel tempo nel concorso di lex orandi e lex credendi, come è certo che il testo di Luca contiene in nuce tutti i successivi sviluppi teologici su Maria.

Maria nella generazione del Figlio per i Padri non risulta un puro strumento fisico, bensì una causa intelligente e responsabile, nel vasto disegno divino di associare la creatura all’opera della sua salvezza. E si tratta di un’azione subordinata, ma reale e capitale. Il suo debito a seguito del peccato originale le fu rimesso per anticipazione, fin dall’istante della sua concezione, singulari salvatione, sublimiori modo redempta. La Vergine è interamente figlia della nostra stirpe, riscattata come noi. Il nostro Salvatore è anche il suo Salvatore. Per S. Agostino il peccato originale è universale e comprende Maria, ma il suo macolismo è stato poi superato.

La Chiesa trova in Maria il suo tipo e il suo esemplare, il punto di origine e il suo traguardo di perfezione. È la sua figura ideale, lo specchio in cui si riflette la Chiesa intera. Gli stessi simboli sono applicati all’una e all’altra. Ambrogio nel commento al Vangelo di Luca di Maria asserisce: figuram in se Sanctae Ecclesiae demonstrat e non si tratta di un’intenzione esplicita da parte sua, perché essa la porta e la contiene già tutta intera nella sua persona. Tutto ciò che il Vangelo riferisce della Vergine prefigura altrettanto bene la natura e i destini della Chiesa, così come la sua maternità è la maternità della Chiesa. Per Ambrogio la Chiesa, come la madre di Gesù, è sposata, ma intatta; ci ha concepito, Vergine, per opera dello Spirito; ci partorisce, Vergine, senza doglia. Per Agostino: nam Ecclesia quoque et mater et virgo est e si tratta di una verginità feconda o fecondità virginale.

Ne risulta che la Vergine Maria, partorendo l’uno, si trova a essere madre della moltitudine, mentre la Chiesa, partorendo la moltitudine, si trova ad essere madre dell’unità. Maria genera il Cristo terreno, la Chiesa il Cristo eucaristico. Maria unum genuit carnaliter, omne tamen genus humanum genuit spiritualiter. Tra Maria e la Chiesa interviene una mutualità di funzioni, come testimonia il Vangelo di Giovanni. Gesù in croce ci dona la propria madre e presentando il costato aperto dalla lancia, dona alla Chiesa, con l’acqua del battesimo, il sangue del sacrificio. Di qui la maternità di grazia di Maria nei confronti di tutti gli uomini. Le due maternità riposano entrambe sull’animazione dello Spirito Santo.

Le litanie di Maria sono spesso le litanie della Chiesa e viceversa, con un susseguirsi di reciproci scambi e il Cantico dei Cantici, canto d’amore per eccellenza, è prima di tutto il canto di Maria e attraverso lei della Chiesa. Questa accoglie con la Vergine l’invito che lo sposo le rivolge: Vieni con me dal Libano, mia sposa. Vieni. Con Maria la Chiesa risponde: Vieni, mio diletto, accorri!

 

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