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Lettera da Roma

I CRISTIANI IN IRAK

PAOLO CREMONESI - 24/10/2014

irakA pochi metri dal Grande Raccordo Anulare, lungo la via Boccea dove le case iniziano a perdersi nella campagna e casermoni popolari e casette abusive scarsamente rifinite sono volto abituale della periferia romana, sorge il convento delle suore caldee figlie di Maria Immacolata. È un’oasi di verde e tranquillità in mezzo al caotico traffico della zona. La superiora, suor Luigina, è la sorella del Patriarca Caldeo di Bagdad, monsignor Luis Rapahel Sako. Incontrandola in una domenica di questo insolitamente caldo ottobre, ci consegna notizie di prima mano sulla situazione dei cristiani in Irak.

“Nel Paese – racconta – continua l’esodo delle famiglie che rifiutano di convertirsi all’Islam e si trovano a essere, quindi, sfollate nella propria patria. Sono settecentomila persone costrette a lasciare le loro case: si tratta di veri testimoni di Cristo perché hanno confessato pubblicamente la loro fede”.

I Padri sinodali che erano presenti a Roma sino alla scorsa settimana, hanno voluto inviare loro un messaggio di incoraggiamento e di gratitudine per aver custodito il credo apostolico, nonostante tutte le difficoltà. L’attenzione con cui Papa Francesco segue l’evolversi della situazione è quotidiana. Eppure non sono molte le voci nel mondo che si levano a sostegno di questo pogrom che passa quasi inosservato. Chi non accetta di convertirsi all’Islam perde immediatamente il lavoro. La casa è marchiata. I familiari minacciati. Nel giro di pochi giorni si perde tutto: stipendio, beni, affetti, abitazione, macchina.

“Cosa si può fare perché la situazione possa cambiare?” domandiamo. “Questo – risponde suor Luigina – riguarda la politica internazionale: ci sono presidenti, uomini politici che dicono che tutto ciò proseguirà per tre anni e forse più… Questo è veramente scoraggiante! Ma noi cristiani abbiamo un’arma in più. Ed è quella della preghiera. Ogni volta tocco con mano quanto essa sia una forza concreta e non solo spirituale. Dobbiamo continuare a pregare: cambia veramente le cose!”.

Nella terra dove l’apostolo Tommaso predicò prima di spostarsi in India, dove il profeta Giona lanciò i suoi terribili ammonimenti, dove un prezioso patrimonio archeologico oltre che umano rischia di sparire, solo a Ninive sono centoventimila i cristiani che hanno lasciato le loro abitazioni, rifiutandosi di rinnegare Gesù Cristo. Ed anche se l’intervento militare alleato ha sicuramente rafforzato la capacità militare dei curdi, la maggior parte dei cristiani sono tuttora insediati nella piana di Erbil dove hanno trovato rifugio ma al prezzo di condizioni di vita estremamente precarie. L’imminente arrivo dell’inverno poi rende tutto ancor più complicato.

Tra le tante iniziative di solidarietà per questi fratelli vi segnaliamo anche una mostra aperta la scorsa settimana a Imola al museo Checco Costa nell’autodromo Enzo Ferrari “I presepi di piazza San Pietro e le reliquie del Santo”. Si tratta di una esposizione aperta sino al 2 Febbraio 2015 dedicata a Giovanni Paolo II. Vi si possono visitare appunto una serie di presepi che sono stati allestiti in Basilica ed alcuni paramenti del Papa Santo. Una parte degli incassi è devoluta ai progetti dell’Ong AVSI a sostegno proprio dei cristiani iracheni perseguitati.

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