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Editoriale

INFINITA

SERGIO REDAELLI - 12/12/2014

Nulla di nuovo sul fronte amministrativo in questa povera Italia. Grandi annunci d’imprese faraoniche, contrattempi in corso d’opera, rimpallo delle colpe, scaricabarile dei politici, cittadini presi per i fondelli fino a nuove elezioni con nuove promesse e nuove false partenze. È il gioco di società più amato da chi comanda, il Monòpoli degli onorevoli: basta spostare gli scenari e il risultato non cambia. Una volta la ferrovia, un’altra l’aeroporto, il parcheggio o la tangenziale, vince chi arriva primo alla casella “partiamo e arrangiatevi”.

Era il 24 luglio 2009 quando una folta rappresentanza di notabili partecipò all’apertura del cantiere della linea ferroviaria Arcisate-Stabio. I militanti della Lega issarono le loro bandiere e applaudirono il viceministro Roberto Castelli: “Mai viste così tante inaugurazioni in Lombardia, è tutto merito del nostro partito”, gongolò l’ingegnere meccanico di Lecco. L’opera, fu promesso, verrà pronta nel 2013, sarà lunga otto chilometri a doppio binario, avrà tre fermate, Induno, Arcisate e Gaggiolo. La linea sarà raddoppiata sui 4,6 chilometri di tracciato già esistente e costruita ex novo per 3,6 chilometri a doppio binario.

“Il primo colpo di benna è stato dato poco dopo mezzogiorno”, annotò sul taccuino il preciso cronista di Varesenews. Il 31 gennaio 2008 il Cipe aveva stanziato 220 milioni di euro e la politica accorse in gran forze all’inaugurazione. Raffaele Cattaneo, che a Induno Olona iniziò a fare politica, sprizzava gioia: “Sono venti anni che mi occupo della Arcisate-Stabio e oggi sono felice”. Ogni giorno quarantatremila italiani vanno a lavorare in Svizzera e la ferrovia, si disse, potrà snellire il traffico veicolare. Tutti felici e contenti, perfino Giove di buon umore. Niente pioggia e tanto sole, che quasi i politici si scottavano senza un angolo d’ombra. Radiosi l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti e il presidente della Regione Roberto Formigoni: “È un’opera fondamentale per la Lombardia, la Svizzera e per tutta l’Italia”.

Che cosa resta cinque anni dopo di tante belle parole? Il bilancio è drammatico e al tempo stesso scontato, prevedibile. Al primo colpo di benna è seguito il secondo, poi il terzo e prima di scoprire che c’era un problema di arsenico nella terra da risolvere, prima di litigare sul solito rialzo dei prezzi e di sospendere i lavori per intervenuti contrasti tra le parti, i paesi della Valceresio si sono trovati spaccati in due, con ultracentenari cedri del Libano rasi al suolo senza pietà (altro che i “cipressi” dei Giardini Estensi a Varese!) e deliziose stazioncine liberty di fine ‘800 abbattute come catapecchie.

Senza contare i rumori molesti, le polveri e i danni. C’è gente che da anni non può entrare in garage con l’auto, le ambulanze non passano in certe strade bloccate dal cantiere, la raccolta dei rifiuti porta a porta è sospesa, alcune aziende sono semi-isolate da varchi troppo stretti, un ristorante ha perso la metà dei clienti, le alte paratie tolgono il sole alle finestre e i cittadini non ne possono più. Gli amministratori di Induno e Arcisate le hanno provate tutte, riunioni di giunta, assemblee davanti al cantiere, lettere di protesta alla Regione, al Cipe e al governo centrale. Niente. I lavori sono fermi. Il contratto con la ditta appaltatrice disdetto.

Ora ci provano i cittadini a scrivere a Renzi sperando che il premier intervenga. Un vecchio detto ammonisce che de minimis non curat praetor, le persone importanti non si occupano delle quisquilie. Proprio qui sta il punto, non sono quisquilie o almeno non dovrebbero esserlo. Vediamo se Renzi dimostrerà di essere davvero vicino alla gente o se farà come tutti gli altri.

Si chiedono i cittadini: perché lo Stato non ordina d’imperio alle ferrovie di completare il tratto Porto Ceresio-Varese? Chi si assume la responsabilità di lasciare i due paesi ancora sventrati? Per quanti anni i lavoratori e gli studenti dovranno utilizzare gli autobus sostitutivi e le auto per andare a Varese?

 Nelle foto: le vecchie stazioni di Induno Olona ed Arcisate abbattute

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