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Opinioni

LA FAMIGLIA TRA FATTI E SLOGAN

FRANCESCO SPATOLA - 09/01/2015

famigliaLa politica ha il dovere di occuparsi di famiglia, se onora il suo ruolo di azione collettiva per il bene comune. Perché una famiglia autentica è nucleo originario del bene comune, per le persone che ne fan parte e per la società nel suo insieme. Prima agenzia educativa per “l’essere nel mondo”, la famiglia definisce fin dall’inizio le potenzialità di sviluppo delle persone, l’acquisizione di competenze sociali e la capacità di reggere le relazioni interpersonali.

Crea così il mondo vitale di ciascuno, in cui la persona è accolta e accoglie, dove conosce e vive la reciprocità delle relazioni, conoscitive affettive e di aiuto, nello spazio della casa e della città e nel tempo del crescere dell’età, dai bambini ai giovani agli adulti ai vecchi, dai genitori ai fratelli, ai parenti agli amici.

E introduce alla società col viso aperto, con lo sguardo chiaro sul mondo, con le mani capaci di lavoro, con il cuore pronto all’incontro e la mente che guarda con saggezza, speranza e desiderio al futuro. Senso del positivo, volontà costruttiva, spirito di collaborazione e di scambio: come farne a meno per abitare, conversare, imparare, lavorare, consumare, fruire dei servizi? E per amare, lottare, conquistare, soccorrere, gioire, sopportare dolore e frustrazioni, andare avanti? E chi mai potrebbe farlo senza l’esperienza familiare, la sua forza e debolezza, i sui rischi e le sue opportunità?

La stabilità familiare e il rapporto positivo tra le generazioni sono fattori di protezione sociale di base per i soggetti fragili (minori, disabili, anziani), e di ritorno protettivo per gli adulti in difficoltà (disoccupazione, separazione, malattie, stati depressivi, ecc.), creando e ricreando ogni giorno comunità.

Non che siano tutte rose e fiori: famiglie in crisi non possono non pesare su quella stessa comunità che alimentano, sui rapporti parentali e amicali, sulle relazioni d’ambiente di lavoro e di vita, sulle istituzioni di aiuto e di controllo sociale, obbligando comunità/società a restituire in sostegno familiare quel che ha ricevuto in capitale umano. Famiglia e comunità/società indistricabilmente insieme, i conti tornano.

L’evoluzione dei rapporti familiari nel contesto della globalizzazione, sia degli stili di vita che segmentano la società, sia dei flussi demografici che ammassano stranieri non come ospiti ma da estranei a rischio, fa erompere nuove forme familiari (single, famiglie di fatto, monogenitoriali, plurigenitoriali, omosessuali…) e nuove conflittualità familiari (relazioni parentali e stili genitoriali arcaici, rivendicazioni di genere, identità sessuali ed etniche…), che pongono nuove sfide alla solidità ed integrità della famiglia, come alla coesione e stabilità della società. E nella crisi economico-sociale epocale che viviamo oggi, famiglie vecchie e nuove mantengono ancora, bene o male, la funzione di primo ammortizzatore a contrasto del disagio sociale, drammaticamente rilevante nei nuclei più poveri. Finché, bene o male, la famiglia regge…

Di qui l’enfasi sulla famiglia come cellula fondamentale della società, che torna a pullulare in tanti discorsi politici, ma certe difese tanto bellicose e interessate suscitano sospetto. Giusto per la politica come preoccupazione del bene comune, ma c’è poi coerenza tra parole ed opere? Troppo facile nei discorsi politici esaltare la famiglia. Specie quando vien fuori come argomento ideologico e propagandistico di una parte politica contro l’altra. Quando è agitato da una parte specifica – la Destra di governo e quella di opposizione – come bandiera simbolica, legata a questioni giuridiche di principio, ancorata ai massimi sistemi celesti-angelici e svincolata da applicazioni concrete sulla nuda terra.

Non colpisce solo la polemica strumentale che dipinge caricaturalmente l’avversario: una Sinistra debosciata e radical-chic, che per motivi troppo banalmente “terrestri” – pensioni di reversibilità, assistenza ospedaliera, e simili cosucce quotidiane che discriminano le coppie di poveri mortali omosessuali – ardisce prendere a prestito il modello delle “unioni civili” dalla dissoluta e lasciva Germania, governata da partiti democratico-cristiani notoriamente anticlericali. Ragionando la Destra con la pancia, il rigore logico-comparativo non è il suo forte.

E nemmeno scandalizza che nella Destra a sostenere il vessillo della famiglia contro ogni attentato alla sua integrità e solidità siano spesso noti divorziati, o rinomati adulteri. Ipocrisie e incoerenze tra detti e fatti si son sublimate nelle campagne anti-moralistiche delle “umili” teste d’uovo “teo-con”, dei “laici devoti” alla Giuliano Ferrara, che con dovizia di mutande appese nei teatri concionavano spiegandoci che non s’ha da esser bacchettoni.

Quel che davvero urta e si fa fatica ad accettare è la falsa coscienza con cui i partiti di Destra, in nome della famiglia, gestiscono poi concretamente le nostre città, pretendono di sostenere le nostre comunità, arrivano a intestare pomposamente alla famiglia e alla persona le loro strutture di potere a vari livello di governo territoriale, dalle regioni ai comuni. Senza che – al di là d’eventuali buone intenzioni di singoli assessori, serve e conta l’azione complessiva di un’Amministrazione! – si vada oltre l’annuncio, senza che agli eclatanti proclami corrispondano veraci fatti, dalla questione fiscale e tariffaria a quella urbanistica e dei lavori pubblici, dai servizi alle persone alla sicurezza e alla partecipazione, e via propagandando.

La polemica anti-tasse è un tradizionale cavallo di battaglia della Destra, nazionale regionale e locale. Ma in tanti Comuni lombardi e varesini dove la Destra governa, magari con coalizioni ad assetto variabile, dove si vedono tributi e tariffe locali che alleggeriscano le famiglie, agevolino quelle numerose e non disincentivino dal fare figli soprattutto le famiglie meno abbienti? Prima con l’ICI e la TIA, poi con IMU, TASI, TARI, i parametri di riferimento sono sempre ancorati ai singoli individui, e a esser tanti in famiglia si è solo penalizzati. A parole le Amministrazioni di destra invocavano la “fiscalità e tariffazione di vantaggio”, con forti sconti per le famiglie numerose. Ma in pratica l’idea è rimasta flatus vocis, sempre sacrificata a miopie o negligenze burocratiche e scorciatoie finanziarie-tappabuchi, fortemente influenzate dalle Ragionerie comunali, che minacciano il default; oppure è stata applicata prescindendo dalle condizioni di reddito e avvantaggiando di fatto le famiglie benestanti, che ringraziano ma non pativano.

E quando mai il tema-famiglia come relazione generatrice di socialità è stato il perno di riferimento per le politiche urbanistiche e di lavori pubblici delle nostre città in mano alla Destra? Si veda l’ulteriore proliferazione dei quartieri-dormitorio, tutti casermoni fatti apposta per inscatolare i nuclei familiari in monadi edilizie l’una contro l’altra armata. O si pensi agli asfittici parchi e giardini, rionali o cittadini, con panchine scomode in tristi filari orizzontali, l’una accanto all’altra a guardare perpendicolarmente il vuoto avanti a sé, anziché a cerchio o semicerchio l’una di fronte all’altra a favorire il dialogo tra le persone, a permettere ai genitori o ai nonni di guardare l’uno il bambino dell’altro mentre giocano assieme…

Raramente l’associazionismo tra le famiglie è stato davvero promosso o ha trovato spazio istituzionale attraverso forme di consulte familiari, e dove sono state create la Destra ha lanciato il sasso per ritirare la mano: consulte che restano a carattere facoltativo e sostanzialmente ignorate. Mentre i servizi comunali di sostegno preventivo alle famiglie o non esistono o tendono a diventare sempre più residuali. Ancora più sottovalutati e precarizzati sono i servizi consultoriali ASL, appaltati con pochi soldi a professionisti esterni di fiducia politica, mentre gli psicologi dipendenti dell’azienda son spediti a fare gli impiegati.

No, così non va. Se le parole devon’esser cose (o pietre, alla Carlo Levi), allora “persona e famiglia”, e “persone ‘nella’ famiglia”, siano il cardine valoriale della politica locale, intesa non come sistema di partiti ma come azione coerente e sistematica nelle/delle istituzioni locali per realizzare il bene comune. La famiglia sia, cioè, perno e riferimento unificante di tutte le politiche comunali.

Nelle politiche urbanistiche: per un abitare a misura di famiglia e degno per tutti, per un paesaggio urbano vivido e gradevole, per servizi territoriali che favoriscano accessibilità diretta, buon vicinato e relazioni interpersonali positive e d’aiuto. Nelle politiche ambientali: per un insediamento antropico armonioso e in equilibrio con le esigenze naturali, a favore di una famiglia che risparmi, consumi responsabilmente e riutilizzi efficientemente le risorse del territorio. Nelle politiche infrastrutturali: per strutture e impianti pubblici funzionali alla fruizione collettiva, familiare e diffusa, in continuità e complementarietà tra centri e periferie. Nelle politiche educative: per scuole alleate delle famiglie, capaci di far rispettare, dialogare e condividere ideali, conoscenze, competenze, senza distinzione di classe, etnia, cultura, ed in grado di far crescere personalità e talenti, sviluppando coscienza critica, autonomia e creatività. Nelle politiche sportive: per impianti e manifestazioni che promuovano la pratica fisica non agonistica e la funzione educativa, individuale familiare e di gruppo, dello sport. Nelle politiche culturali: per strutture e manifestazioni pluralistiche, incoraggianti per tutte le famiglie e che favoriscano l’educazione permanente e la coltivazione alta degli interessi. Nelle politiche di sicurezza sociale: per strutture, iniziative e prestazioni che garantiscano la dignità di ciascuno in qualunque fase della vita, lo proteggano dal decadimento psicofisico nel normale contesto d’esistenza, diano impulso alle buone relazioni a partire dal nucleo genitoriale e per estensione ad ogni rapporto primario, offrendo strutture e occasioni d’incontro, mediando e conciliando disarmonie e conflitti. Nelle politiche tributarie e tariffarie: per meccanismi di contribuzione e di accesso ai servizi che, riconoscendo il valore sociale della famiglia e il costo dei figli, ne allevino il peso fiscale e incentivino la fruizione congiunta dei servizi. Nelle politiche di partecipazione: per la valorizzazione istituzionale degli organismi associativi familiari, con parere consultivo obbligatorio sugli atti fondamentali degli enti locali, quali i bilanci.

Chi osasse affrontare seriamente tutto ciò, con impegno strenuo a 360 gradi, potrebbe fregiarsi onestamente dell’emblema ideale di famiglia e persona. Altrimenti, meglio non riempirsi la bocca di slogan celebrando l’ordinario vivacchiare.

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