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Editoriale

FRATERNITÀ

GIANFRANCO FABI - 16/01/2015

fraternitàIl messaggio che papa Francesco ha dedicato alla giornata mondiale della pace, il primo giorno dell’anno, non può essere classificato tra le ritualità, tra gli interventi rapidamente superati dall’incalzare, talvolta tragicamente drammatico, dell’attualità.

È infatti un messaggio che costituisce una riflessione a 360° della realtà attuale e insieme che mette a fuoco con estrema chiarezza quale deve essere l’impegno di tutti e di ciascuno nella prospettiva di una società più libera, giusta e solidale. Di tutti e di ciascuno: perché l’impegno della solidarietà deve essere un compito delle grandi organizzazioni internazionali, degli stati, dei responsabili delle istituzioni, ma deve essere anche un impegno di ogni persona, nella quotidianità della sua presenza e dei suoi incontri.

“Non più schiavi, ma fratelli”: questo il titolo del messaggio, un titolo che è un giudizio sulla realtà e insieme l’indicazione di un percorso. Il giudizio è che la schiavitù, pur abolita in (quasi) tutto il mondo nella dimensione giuridica, continua tuttavia ad esistere in molteplici forme, più subdole, ma non meno umilianti, anche nella società attuale.

C’è schiavitù ogni volta che non si rispettano i diritti fondamentali di ogni persona, ogni volta che la persona viene considerata un oggetto, ogni volta che i privilegi di pochi fanno premio sulle condizioni di difficoltà di molti. C’è così la schiavitù evidente dei migranti così come c’è la schiavitù strisciante della mancanza di diritti sui posti di lavoro o all’interno dei gruppi sociali. Ecco quindi l’appello del Papa a chi ha maggiori responsabilità, ma anche l’invito a non predicare la solidarietà con i soldi degli altri, ma ad impegnarsi in prima persona con un metodo che ricorda quello della semplicità efficace della buona azione quotidiana.

In questa prospettiva – scrive infatti Papa Francesco – desidero invitare ciascuno, nel proprio ruolo e nelle proprie responsabilità particolari, a operare gesti di fraternità nei confronti di coloro che sono tenuti in stato di asservimento. (…) Alcuni di noi, per indifferenza, o perché distratti dalle preoccupazioni quotidiane, o per ragioni economiche, chiudono un occhio. Altri, invece, scelgono di fare qualcosa di positivo, di impegnarsi nelle associazioni della società civile o di compiere piccoli gesti quotidiani – questi gesti hanno tanto valore! – come rivolgere una parola, un saluto, un “buongiorno” o un sorriso, che non ci costano niente ma che possono dare speranza, aprire strade, cambiare la vita ad una persona che vive nell’invisibilità, e anche cambiare la nostra vita nel confronto con questa realtà”.

Questi piccoli gesti hanno tanto valore perché, spiega subito dopo il Papa “per sconfiggere un fenomeno mondiale occorre una mobilitazione comparabile a quella del fenomeno stesso”.

La schiavitù di oggi su cui il Papa ci invita a riflettere è la mancanza di libertà, il soffocamento della dignità, lo sfruttamento delle persone in un sistema economico in cui tutto sembra muoversi attorno al denaro. E in questo messaggio si riconferma la linea di fondo su cui si è sempre mossa la dottrina sociale della Chiesa: una linea che non ha da proporre soluzioni tecniche o politiche specifiche, ma che fa appello sulla responsabile solidarietà delle persone. Il passo da compiere, il trasformare l’impegno dei cristiani attorno a questi valori in scelte politiche ed economiche, spetta quindi alla volontà e alla responsabilità di ciascuno: ed anche il sistema economico non potrà che adattarsi di conseguenza.

La logica di questo approccio è molto importante: non possiamo pensare di creare una società più giusta cambiando sistema economico se prima non cambiano, in una prospettiva di solidarietà, gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone. E così come sono importanti le scelte dei governi e delle multinazionali, sono importanti i piccoli gesti quotidiani (il “buongiorno” o un sorriso) che possono far capire all’altro che lo consideriamo una persona. Ricordando che la prima parola che Jorge Bergoglio ha detto da Papa è stata “Buonasera”.

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