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Attualità

LUIGI GANNA, CUORE E CORAGGIO

CESARE CHIERICATI/DAMIANO FRANZETTI - 22/05/2015

Luigi_GannaGiovedì 28 maggio finalmente gli organizzatori del Giro d’Italia salderanno un debito di riconoscenza più che secolare con Induno Olona e con il suo più celebre atleta, Luigi Ganna, vincitore nel 1909 della prima edizione. La tappa numero 18 della corsa rosa partirà da Melide, entrerà in Italia da Lavena Ponte Tresa, risalirà la Valceresio, transiterà da Induno poi da Varese per proseguire verso il Lago Maggiore e concludersi a Verbania.

Del grande pioniere varesino del ciclismo internazionale proponiamo un profilo tratto dal libro “Mondiali 1951-2008, un secolo di storia campioni e grandi imprese ciclistiche in terra varesina” di Cesare Chiericati – Damiano Franzetti, edizioni Arterigere”

La si può definire come quella delle tre G la stagione nascente del ciclismo italiano. Tre G che stavano per Ganna, Gerbi, Galetti, atleti che correvano e vincevano attorno agli anni dieci del secolo scorso. Eroi montati su quel cavallo magico a due ruote che era la bicicletta, un mondo a parte già popolato di campioni come Cuniolo, Georget, Vanhouwaert, Lapize, Pellissier. E a rafforzare le italiche fila, giovani come Eberardo Pavesi – diventerà un’icona del ciclismo italiano – Sivocci e Bordin. Nascono il Giro di Lombardia (1905 primo Gerbi) e la Milano- Sanremo:1907 primo il francese Petit Breton, 1908 primo il belga Vanhouwaert.

Tre anni quelli in cui si accese la stella di Luigi Ganna varesino di Induno Olona dove nacque in frazione San Cassano il 1° dicembre 1883. Non ottemperò l’obbligo scolastico ma apprese a leggere, scrivere e lavorare. Soprattutto a lavorare. Ragazzone aitante di 176 centimetri per 80 chili di peso, fu stregato dalla bicicletta in un’epoca dominata dai cavalli. Al punto che quando trovò lavoro a Milano come muratore non ebbe esitazioni nell’affrontare giornalmente 110 chilometri di pendolarismo a pedali, un allenamento continuo, obbligato, che gli consentì di mettersi in luce fin dalle prime gare da dilettante. Il 21 agosto del 1904 fece sua la Melegnano – Milano – Melegnano di 60 chilometri. Fu l’inizio di un virtuoso percorso di crescita atletica che lo condurrà due anni dopo al terzo posto al Giro di Lombardia. Nel 1907 si affermò definitivamente: primo alla Milano –Torino davanti a Gerbi, il Diavolo Rosso, quarto nella prima Milano Sanremo, primo nel Gran Circuito Lombardo. Quelle corse ad alto livello ne evidenziarono qualità e limiti tecnici. Passista –scalatore di razza pagava dazio nelle volate dove non lo confortava l’arma nobile dello scatto. Ma Luigi – Luisin per gli amici indunesi – aveva cuore e coraggio da vendere, una qualità che paga sempre. Senza esitazioni prese dunque parte al Tour de France. Fu costretto al ritiro ma Henry Desgrange, l’inventore della corsa, disse: “Nella mia carriera ho visto pochi uomini come lui”. L’anno dopo fu di nuovo in Francia e finì quinto dopo aver conquistato il posto d’onore alla Sanremo e aver stabilito il record italiano dell’ora a Milano: km.40.405, primo italiano a infrangere il muro dei 40. Prove generali in vista della sua più grande annata, il 1909. Primo appuntamento come sempre la Sanremo. La “corsa al sole” prese il via alla Conca Fallata sul Naviglio pavese alle 5.54 del 4 aprile sotto un cielo cupo e livido di pioggia. Fece corsa di testa fino alla discesa del Turchino dove, in una delle prime curve si ritrovò per terra. Gli inseguitori lo sopravanzarono ma Luisin non si perse d’animo e a Voltri era di nuovo coi i primi ma Georget e Cuniolo se ne erano andati all’attacco. Si liberò dei compagni di viaggio e da solo si mise all’inseguimento dei due fuggitivi che nel frattempo si erano separati. Fu prima su Cuniolo che lasciò sul posto poi su Georget. Un’occhiata al rivale ormai appesantito dalla fatica, una progressione e via verso la città dei fiori. Un volo solitario di 100 chilometri. Georget fu secondo a tre minuti, dietro di lui gli altri rivali a distanze abissali. Strepitosa la media di 30,420 km/h conseguita su strade di fango e sassi.

Poco più di un mese e fu la volta del primo Giro d’Italia, sei anni dopo la nascita del Tour (1903). 127 corridori al via con i migliori stranieri nei panni dei favoriti. Gli atleti avevano l’obbligo di portare due borse: una con i ferri per le riparazioni e l’altra sul manubrio per cibi e bevande. Insomma non meno di 15 chili di mezzo meccanico col pignone fisso naturalmente. La classifica era a punti. Un punto andava al vincitore di tappa, due al secondo e così via. La prima corsa a tappe nazionale scattò da Piazzale Loreto a notte fonda, erano le 2.53 del mattino. <<Milano sportiva ha vegliato>> titolò la Gazzetta dello Sport. Ganna era nel ristretto lotto dei favoriti accanto a Gerbi, “il diavolo rosso” per via della maglia che indossava, Petit Breton e Galetti. Tenne fede al pronostico. La graduatoria lo vedeva in testa all’inizio dell’ultima e decisiva frazione Torino – Milano: due punti su Galetti, l’idolo dei milanesi. Lo chiamavano lo << scoiattolo dei Navigli >>. La sorte sembrò avversa in avvio di tappa. Ganna venne appiedato da ben quattro forature che consentirono a Galetti e Rossignoli e altri di prenderlo di petto. A Sesto Calende il ritardo di Luisin – quattro minuti – sembrava incolmabile e il Giro perduto. Ma a Rho la sorte tornò benigna nei confronti dell’indunese. I fuggitivi si trovarono davanti le sbarre abbassate di un passaggio a livello. Tentarono di passare ma un casellante inflessibile glielo impedì. Persero gran parte del vantaggio mentre Ganna, debitamente informato, raddoppiava gli sforzi. Piombò su di loro alle porte di Milano. Fu volata epica complicata anche da un cavallo dei lancieri di Novara che, scartando inopinatamente, tolse di gara Rossignoli. Vinse il ciclista romano Dario Beni davanti a Galetti, dietro di lui il varesino. La classifica finale fu sua.

Dopo otto tappe leggendarie: 1 Ganna punti 25; 2 Galetti 27; 3 Rossignoli 40. Vinse 3 tappe e fu leader sei giorni su otto. Poi il trionfo all’Arena, le foto, il giro d’onore, le domande dei giornalisti e la celebre risposta a chi, tra questi, gli chiese come si sentisse: “Me bruza el cù” rispose lapidario. Quel primo Giro d’Italia gli valse qualcosa come 5325 lire dell’epoca, una fortuna sudata chilometro dopo chilometro. Sempre in quel magico 1909 fu protagonista proprio nel Gran premio Internazionale di Varese (12 settembre) di un episodio singolare che gli costò la vittoria per squalifica. Si trovò davanti un avversario nuovo e dotato, il francese Octave Lapize, che resistette alla sua ruota per tutta la corsa fino alla volata finale. Saltato dal francese, in preda a una sorta di raptus agonistico, lo chiuse contro la folla scippandogli così il successo. Due giorni dopo la giuria, lo retrocesse in fondo all’ordine d’arrivo. Lapize negli anni a venire vincerà tre Roubaix e un Giro di Francia.

Dopo quella straordinaria annata Luisin fu sempre tra i protagonisti anche se qualcosa dell’antico smalto si era appannato: al Giro d’Italia fu terzo nel 1910, quinto nel ’13 mentre nel ’12 vinse l’Atala, la sua squadra. Quella fu l’unica edizione del Giro in cui la vittoria non venne assegnata individualmente. Mentre era ancora in piena attività Ganna, indubbiamente in possesso di innate doti imprenditoriali, aprì a Varese in piazza 20 settembre un negozio-officina per biciclette., poi una fabbrica in viale Belforte ’58. Dopo la prima tragica parentesi bellica, nel 1925, cominciò a produrre anche motociclette. Durante la seconda guerra mondiale fu costretto a riconvertire la produzione per scopi bellici riducendo quella di moto e bici. Dieci fiammanti biciclette da passeggio le donerà nell’agosto del ’44 ai partigiani varesini. Alla fine degli anni ’40 allestì anche una squadra di professionisti capitanata da Fiorenzo Magni che nel ’51 si aggiudicherà il Giro d’Italia. Luigi Ganna, ciclista imprenditore, morì sei anni dopo quel grande successo, il 2 ottobre 1957.

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