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Società

TAIZÉ, UNA COMUNITÀ ESEMPLARE

LIVIO GHIRINGHELLI - 24/07/2015

Preghiera nella Chiesa della Riconciliazione (foto di Damir Jelic)

Preghiera nella Chiesa della Riconciliazione (foto di Damir Jelic)

La sera del 16 agosto 2005 frère Roger Schutz, priore della Comunità di Taizé in Borgogna, muore novantenne accoltellato da una giovane squilibrata durante la preghiera serale. Di matrice calvinista e di origine svizzera nel 1940 ha fondato nei pressi di Cluny un cenobio ispirato al grande ideale, ancora prematuro, dell’ecumenismo, animato da una grande tensione verso l’unità di tutte le confessioni cristiane (l’ut unum sint del Maestro) all’insegna della preghiera, della meditazione sulla Bibbia, della riconciliazione. Nella struttura primordiale del convento accoglie profughi di guerra, ebrei perseguitati. Denunciato alla Gestapo nel 1942 è costretto a rimanere in patria, a Ginevra, ritornando in Francia nel 1944. La piccola comunità può fruire per l’esercizio del culto della chiesetta romanica cattolica di Taizé, in evidente stato di abbandono, grazie all’autorizzazione fattagli pervenire dall’autorità cattolica per l’intervento ispirato del Nunzio Roncalli. Gli sono compagni Max Thurian, teologo riformato ed esperto biblista, e l’agronomo Pierre Souverain.

Nel 1949 i primi sei fratelli e il fondatore, tutti protestanti, formulano le loro promesse di vita. Nel 1959 si registra già la presenza di 30 professi. Roncalli, divenuto Papa, chiama Schutz e Thurian al Concilio nel 1962 grazie alla sua visione illuminata dei problemi della Chiesa nell’età moderna. L’attività di questi monaci entusiasti è ormai in piena luce e le vicende successive al Concilio li inducono negli anni della contestazione giovanile a promuovere un grande Concilio dei giovani, che si svolge a Taizé nell’agosto del 1974. L’anno precedente sono entrati nella comunità i primi fratelli cattolici. Giovanni Paolo II vi fa visita nel 1986, qualificando il centro come “una fonte alla quale si viene per dissetarsi e continuare il cammino”.

È un accorrere sempre più copioso di giovani, che giungono da ogni parte del mondo, per riscoprirvi un senso, ragioni di vita, prospettive, generosità vero il mondo dei poveri, dei sofferenti, degli esclusi. Duemilacinquecento sono i giovani presenti nella Pasqua del 1970, seimilacinquecento l’anno successivo. Scopo di frère Roger e dei compagni è di scoprire la bontà di fondo, del cuore, che è in ogni uomo, in spirito di semplicità e di donazione, nel rifiuto di ogni atto di grandezza. C’è più attenzione alla profondità che non alla celerità del movimento ecumenico sulla scorta dell’azione progressiva dello Spirito. Nessun cameratismo interconfessionale risolto in superficie. Anche quando ci si accorge che il dialogo teologico al di là delle prime intenzioni non offre frutti maturi o frutti che non ricadono nella concretezza si persevera nella pazienza e nella convinzione che più importa al momento il compito della seminagione, della comprensione reciproca, che fa distinguere Tradizione e tradizioni.

Frère Roger non si è convertito al Cattolicesimo dal punto di vista formale, rompendo con le proprie origini, ma avvicinamenti ci sono stati nella disponibilità a ricevere l’Eucaristia e a riconoscere il Vescovo di Roma come Ministro dell’unità. Come eredità della Riforma sottolinea l’importanza della libertà personale, della coscienza, della gratuità dell’amore di Dio, la centralità della Parola, la valenza del canto nell’interiorizzarla. Dell’ortodossia, accentuata come presenza a Taizé dalla crisi dell’impero sovietico, mette in risalto la centralità della Resurrezione di Cristo, il ruolo dello Spirito Santo, della contemplazione tramandata dalla vita monastica, la perseveranza nelle sofferenze e nelle persecuzioni. Dei cattolici gli appaiono essenziali l’equilibrio tra Chiesa locale e Chiesa universale, il ministero di comunione a tutti i livelli, il fondamento dell’unità della fede. Riconosciuto è il ruolo della Vergine Maria nella storia della salvezza e della Chiesa.

Nel 2005, per precisa volontà di frère Roger tenuta segreta, gli succede frère Alois Löser, nato in Baviera l’11 giugno1954 da genitori tedeschi cattolici espulsi dai Sudeti, in comunità dal 1974 e in professione perpetua dal 1978: è il primo priore cattolico. Riconciliazione (nome assunto anche dalla chiesa sorta nel 1962) e comunione sono tuttora le parole chiave che caratterizzano la comunità : l’ecumenismo e la pace si costruiscono con piccoli passi, dando unica dimora alle diversità. Nel villaggio spartano con baracche di legno e tante tende con un campo di lavoro affluiscono ancora tanti giovani, anche se l’esperienza del silenzio e della preghiera prolungata (senza lunghi sermoni) non conquista più una marea di giovani quale quella del passato. È calata la preparazione religiosa, molti procedono per compartimenti stagni, piuttosto assenti sono i movimenti e c’è una larga crisi di fiducia; invece sono aumentati i fedeli di seconda e terza generazione. In un’epoca di solidarizzazione ancora manchevole il seme però fruttifica ed ha tanti echi nel mondo. I fratelli professi raggiungono quasi il centinaio e rappresentano trenta Paesi. Non si è certo al tramonto.

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