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Editoriale

PURTROPPO

LIVIO GHIRINGHELLI - 09/10/2015

Giuseppe Dossetti

Giuseppe Dossetti

Dopo il naufragio del Convegno di Todi (2011) inteso a coordinare associazioni e politici di ispirazione cattolica su un piano di coesione in merito ai valori cosiddetti non negoziabili è tramontata anche l’idea di una formazione specificatamente rappresentativa e privilegiata delle forze cattoliche in campo, più o meno eterodiretta dalle gerarchie come ai tempi della DC.

Certamente non si può ridurre la fede a slogan funzionali alla propria bandiera per interessi di parte. Monsignor Nunzio Galantino ha recentemente dichiarato che non tutti i temi in discussione sono tali da richiedere l’unità o peggio l’uniformità dei credenti. E ancor più autorevolmente Papa Francesco ha asserito che i laici che hanno una formazione cristiana autentica non dovrebbero aver bisogno del vescovo pilota. Giustamente don Tonino Bello invitava a un’efficace sinfonia delle differenze.

Sicuramente due mondi si contrappongono nell’odierno panorama: quello della solidarietà e per contro quello dell’individualismo egoistico o del populismo. Di qui la necessità di favorire al contempo la spontaneità sociale ed economica e la riduzione per via politica delle disuguaglianze. Bisogna far reagire l’assoluto del Vangelo con le domande che con urgenza ci pone la storia, non avendo un orecchio esclusivo per la propria cultura di provenienza, ma esercitando una mediazione che assuma un senso alto dell’incontro. Nessuna mistica dell’unità a danno del confronto, compromettendo gli esiti del processo ; a nulla giova l’isterilirsi nella difesa di valori concepiti in astratto. Non si difende efficacemente la famiglia coi suoi diritti nutrendosi di divisioni.

D’assoluto rilievo è poi che si sottolinei il principio della legalità, dato che la corruzione erode le coscienze. La grande fedeltà ai principi non compromette la libertà nelle forme di trasmissione del messaggio.

In una società plurale e globalizzata lo stile di costruzione della storia si ravvisa nel superamento di ogni dogmatismo, confessionale e ideologico, nella cultura dell’incontro ai fini del bene comune da costituire come primato, lavorando anche, se non soprattutto, nel piccolo con una prospettiva di largo respiro, preoccupandosi dell’aderenza dei progetti politici ai problemi veri della gente, della società, soprattutto a quelli degli esclusi.

Va sviluppata una sana dialettica maggioranza-minoranza, costitutiva della democrazia, secondo la fisiologia dell’alternanza. Sono pericolose quelle coalizioni in cui esigue minoranze mascherano sotto il principio della libertà d’espressione un potere di veto straordinario e sproporzionato all’insegna di interessi meramente corporativi, tutto finalizzato a bloccare ogni cambiamento sgradito, seppure improcrastinabile. Anche al proprio interno comunque i partiti, le associazioni devono avere la capacità (e il dovere) di articolare il pluralismo, producendo anticorpi contro i rischi di derive autoritarie, peraltro rispettando la disciplina organizzativa. Qui giocoforza intervengono la condivisione dei valori morali e una coscienza religiosa, che trascenda il confessionalismo ed il clericalismo.

Ci illumini di ritorno il principio dossettiano del discernimento e selezione delle istanze da rappresentare in vista di una maggiore aequalitas. Il che comporta il saper dominare con intelligenza gli avvenimenti, la complessità, trascendere la logica miope delle corporazioni, le formule leaderistiche di comodo e autoreferenziali. Si devono superare gli steccati ideologici che consolidano la conservazione e ad esempio nel mondo del lavoro bisogna curare gli interessi nel complesso, non solo tutelare i diritti acquisiti per chi il lavoro ce l’ha. Va integrata sempre più la (stentata) crescita economica con un nuovo sviluppo sociale, vanno portate sempre più persone dentro la dinamica del governo, chiamando tutti a contribuire all’azione riformatrice.

Purtroppo lo scenario non fa prevedere un sano bipolarismo ; nel centrodestra l’asse Lega-Forza Italia presenta un’egemonia rovesciata a destra ; nel centrosinistra si paventa il pericolo del centrismo (sotto la denominazione di partito della Nazione attribuito al PD, partito che soffre dalle origini di una fusione a freddo senza adeguata sintesi culturale).

Una politica di servizio è tutta da studiare e realizzare vista la parcellizzazione accesa degli interessi entro il quadro attuale di un populismo che vive soprattutto di slogan demagogici. Superati i partiti-Chiesa è la temperie morale comune che va ricreata.

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