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Cara Varese

FUTURO MIGLIORE? ECCO COME

PIERFAUSTO VEDANI - 04/03/2016

cabine-elettorali“Elezioni di chi ama Varese e i cittadini di Varese.

Elezioni di chi ha la cultura necessaria per cambiare il modo di vivere la democrazia.

Elezioni di chi ha la cultura necessaria per rivoluzionare lo stato attuale della realtà varesina.

Elezioni di chi vuole il benessere per tutti e non quello per pochi.

Elezioni di chi cerca di ridurre la distanza sempre più grande tra ricchi e troppo poveri.

Elezioni di chi non vuole abbassare il livello della qualità di vita di tutti, ma alzare quello di tutti.

Elezioni di chi vuol combattere i conflitti d’interesse che sporcano la politica.

Elezioni di chi vuol combattere i narcisismi dei politici.

Elezioni di chi odia gli interessi che bloccano la città.

Elezioni di chi vuole Varese bella e ricca di cultura vera.

Elezioni di chi sa che non si è tutti uguali, ma che vuole tutti ugualmente felici”.

In queste riflessioni di un cittadino sensibile, aperto ai valori di una collettività rigenerata e rivalutata da una tornata elettorale affrontata con consapevolezza, vedo un intelligente richiamo a un diverso utilizzo del voto da parte di tutti i cittadini, indistintamente.

Agli elettori verranno presentate liste nelle quali non mancheranno i cultori di un modo vecchio di fare politica, capaci di ideologizzare pure i bassi servizi o l’altezza delle siepi; presenti pure gli affezionati agli interessi personali, importanti nel presente momento di difficoltà occupazionali; gli impudenti infine che, certi delle passate e protratte cecità del corpo elettorale, in occasioni di comizi, confronti, interviste si esibiranno come paladini di un’azione che nonostante la crisi mondiale a Varese ha prodotto grandi risultati grazie all’azione che essi hanno svolto tuffandosi nella lotta da qualsiasi postazione del consesso comunale.

Tutta gente nel limite del possibile da accantonare con l’uso saggio delle preferenze da destinare invece a chi esordisce come politico, ma che si è mobilitato per aiutare la città. Non aspettiamoci un’amministrazione infallibile, ma se avremo mandato a Palazzo Estense persone che nella vita hanno dimostrato di saperci fare allora saremo più garantiti rispetto alle magre degli ultimi decenni. Anche negli Anni 50 per esempio furono commessi errori come l’abolizione delle funicolari e del teatro, ma venne dissodato il terreno per lanciare la Varese degli Anni Ruggenti, quarta città d’Italia nelle classifiche nazionali.

L’avvento della Lega fu utile in previsione di un grande rilancio della città, ma è stata, quella verde, un’armata dove alcuni generali non poterono compiutamente operare perché di fatto non ebbero mezzi e truppe e dovettero subire, sul fronte varesino, lo strapotere ciellino. Al quale oggi dobbiamo il disastro ospedaliero. E se, come sembra, ci saranno azioni diciamo risarcitorie a favore della comunità, sarà facile vedere come accusati i direttori del tempo degli scippi di risorse ai danni di Varese. E ai danni di ciellini e leghisti di casa nostra.

Credo che le dodici riflessioni sulla Varese da votare diano veramente potere e suggerimenti preziosi a un elettorato bistrattato dalla classe politica. Tutta, senza esclusioni di sorta, quando si affrontano le questioni regionali, con alcuni distinguo se mettiamo a fuoco le problematiche cittadine. Si chiuderà comunque un’era con il voto di maggio, l’augurio che faccio alla mia cara Varese è molto semplice: abbia singoli rappresentanti e squadre con il coraggio di marciare sui palazzi se non verranno sciolti i grossi nodi di una soggezione, oggi totale e stupida, ai poteri centrali.

Basta con il silenzio e l’acquiescenza: la fede in un partito e le alleanze con altri non devono imporre tributi, sacrifici e umiliazioni alla comunità intera.

Tanto più se essa vanta un’antica fedeltà alla bandiera.

Se ci sarà una precisa volontà di collaborazione sincera ce ne accorgeremo leggendo i programmi ed esaminando le liste dei candidati. È vitale per Varese che la politica dando nuovi segnali proponga un futuro migliore a tutti, non a pochi.

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