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Cara Varese

BALLOTTAGGIO, MOBILITIAMOCI

PIERFAUSTO VEDANI - 09/06/2016

Casina, nell’Appennino reggiano

Casina, nell’Appennino reggiano

Parità assoluta:1164 voti alle due liste più importanti, pochissime le schede annullate, 69 per cento i votanti:   anche se il Comune  conta poco più di 5000 abitanti il  19 giugno ci sarà ballottaggio. È  accaduto a  Casina, il  primo centro collinare dell’ Appennino  reggiano: lo  si incontra  salendo  ai 1300 metri del passo del  Cerreto. Casina è  un delizioso paese  dove ha vissuto  da piccina  la mia nonna materna  e dove è nata la ragazzina  che vive al mio fianco da 55 anni.

È  uno dei miei luoghi amati dove ho plotoni di amici che spesso politicamente  si  combattono accettando pienamente   la mia scelta di neutralità.

Il singolare  pareggio elettorale e la rimonta di una opposizione  che  cinque anni or sono aveva perso largamente mi hanno indotto a pensare alla  diversità di temperamento e di cultura civica di  due popolazioni che ben conosco e che comunque stimo. Non è la prima volta dal Dopoguerra che i “bianchi” espugnano  il comune di Casina, ma l’estate scorsa nulla faceva pensare a un  risultato clamoroso come quello del 5 giugno. Contrattacco organizzato e realizzato in pochi mesi a  conferma della conoscenza dei problemi da parte  della comunità e della non accettazione passiva di una delega in bianco a chi governa. Non succede purtroppo a  Varese dove dopo 23 anni di guida leghista si è blandamente  sculacciato e messo in castigo chi non ha dato quanto aveva promesso; dove ci si è cautelati con un cambio di cavallo della stessa scuderia  pensando di azzeccare  un  voto che fu produttivo negli anni del boom, un voto a Varese senza utilità pratica  da quando  il centrodestra è diventato  ruota di scorta del Carroccio.

Il 19 giugno non avremo due mondi contrapposti come  nel secolo scorso, sarà per certi versi una scelta strana: infatti oggi la sinistra varesina impegnata nel suo programma di progresso e di cambiamento se collocata nei regimi comunisti che abbiamo conosciuto sarebbe  subito impacchettata e pronta per la Siberia.

Se poi  qualcuno del popolo dei moderati ha votato e vota per mandare a casa Renzi  per  questo scopo non incidono gli scontri  di frontiera a fronte delle battaglie campali nelle città  capoluogo di regione. Siamo a Varese, votiamo per risolvere i nostri problemi, sotto naftalina da decenni.

È   doveroso invece complimentarsi  con i varesini coraggiosi che si sono buttati per la prima volta nella bagarre elettorale e sono  da ammirare e ringraziare in particolare  coloro che hanno combattuto in formazioni  che non avevano grande futuro. Ma  la partecipazione è un segnale di democrazia importante, un’esperienza che si fa a favore dell’intera comunità e quindi meritevole della massima considerazione.

Vanno ringraziati in particolare  i giovani che  si sono messi in gioco e hanno  colto risultati importanti. Paolo Orrigoni ne è l’espressione più rilevante,  è quello che  rischierà più di tutti se  riuscirà  a confermare il successo riportato al primo turno. Se eletto sindaco lo aspetta almeno un anno di apprendistato,  in seguito potrà fare strada solo rispettando se stesso e i suoi collaboratori, cioè non dovrà mai  dimenticarsi    di rappresentare l’intera città. Ma come  può fare bene il sindaco un forzista? È  sufficiente chiedere consigli  a Busto Arsizio.

Galimberti, il suo Pd e le liste  di appoggio non avranno questi  problemi di… gioventù, solo l’obbligo di amministrare  con criteri realistici, proprio alla varesina, come avrebbe dovuto fare  il Centrodestra.

Si è già cominciato  a pensare al ballottaggio. È  la grande occasione per una prova di civiltà. Tutti si vada a votare. Sarà un segnale per i partiti: i cittadini si sono ripresi Varese. La forte  partecipazione al voto decisivo sarà  la   fine di un disinteresse inaccettabile  per una città che ha una bella storia, darà conforto e   garanzia di vigile aiuto a un sindaco giovane o al suo rivale più  esperto ed espressione di una linea progressista, moderata, attendibile.

Se faremo come il piccolo Comune dell’Appennino reggiano sarà  anche come  mandare un avviso di garanzia ai  pupari che hanno fatto della politica varesina la loro professione.

Aiutiamo i giovani, i movimenti che hanno dato un bel segnale di riscossa. Aiutiamo la città, cioè noi stessi, a uscire dalla palude della mediocrità.

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