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Souvenir

IL CESTINO DELL’ASILO

ANNALISA MOTTA - 07/04/2017

cestinoPeppa Pig e Masha su sfondo rosa, Pokemon new look e Paw Patrol, Scoobidoo evergreen: negli armadietti della scuola materna sono questi gli zainetti più gettonati, che nascondono gelosamente sul fondo crackers sbriciolati, carte di caramelle, fazzolettini di carta, qualche laccetto per capelli. E niente di più. La mensa infatti passa primo – secondo – contorno – frutta, tutto a norma di tabelle nutrizionistiche, e pure una merenda per chi fa il dopo asilo.

Il cestino? Chi era costui?

Ma noi ce lo ricordiamo bene: cestino voleva dire asilo, e pasto assicurato.

Quando ancora esistevano suore cuciniere affannate sin dal mattino a pelare verdure per l’immancabile minestrone, servito nelle enormi scodelle, con un cucchiaio più grande della nostra bocca, noi la pietanza ce la portavamo da casa. Nel cestino, ovviamente. Chi poteva, un panino con mortadella o cotoletta, avvolto nella carta oleata; ma in genere ci si accontentava di un formaggino nella stagnola, un pane e frittatina, una banana o un’arancia, e il tremendo fruttino di cotognata, che impiastricciava mani e faccia e anche grembiulino e banco.

Per i più giovani, diciamo che il cestino era una sorta di beauty case culinario: una piccola valigetta dal coperchio con manico, struttura leggera, facile da trasportare e da appoggiare. Di vimini intrecciato, proprio come un cesto, oppure di cartone plastificato, o anche di similpelle: e ce n’erano di plastica traforata, tipo gabbietta, orrendi. Dentro ci stava di tutto, dalle cibarie alle stringhe di liquerizia, dal fazzoletto stirato e piegato in otto alle calze di ricambio, dai mozziconi di pastelli al quadernetto delle aste: e un profumo perenne di bucce d’arancia.

E quando si incontrava qualcuno sulla strada della scuola, fatta inevitabilmente a piedi, che orgoglio se ci diceva, fissando il cestino: Ah, ma allora tu vai già all’asilo!

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