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Cara Varese

L’OSPEDALE, PATRIMONIO CIVICO

PIERFAUSTO VEDANI - 16/06/2017

ospedaleAnche noi di RMFonline abbiamo il nonnino terribile, l’Ambrogio Vaghi. Infatti per saggezza, cultura non solo politica ed esperienza di contropotere Vaghi nella quasi immutabile Varese della conservazione è un personaggio unico, degno di stima e che ha la caratteristica di essere avversario travolgente quando si finisce sul terreno dove è re, quello della mediazione, della diplomazia., del confronto ragionevole. Tanti anni di rispetto assoluto per l’Ambrogio non sono stati intaccati quando giorni or sono l’abbiamo visto tracimare nella sua esplosione di politico soddisfatto per il buon galoppo del suo puledro preferito di Palazzo Estense, il sindaco Galimberti, che ha la casacca con i colori del PD.

Del paterfamilias della sinistra storica varesina ci ha sorpresi non la soddisfazione per il buon governo del sindaco e della prima Giunta progressista in carica dopo oltre 60 anni, bensì inconsueti, piccoli ed educati rilievi fatti a colleghi di RMFonline che non avevano colto spessore e risultati del nuovo governo cittadino.

Un piccolo peccato di gioia estrema dopo una pluridecennale rincorsa commesso in un ambiente delizioso come il nostro di rmf. Che peraltro è luogo della libera comunicazione, dell’informazione ragionata, del confronto costruttivo.

Alcune caratteristiche fondamentali della nostra testata sono anche patrimonio di Varesenews, covo di simpatici avversari del conformismo e dove io nei giorni scorsi ho fatto danni potenzialmente più consistenti dei singolari buffetti distribuiti amichevolmente da Ambrogio. Avendo letto che un tale aveva visto Gesù a Novara e non condividendo pure il rilievo dato alla notizia ho inviato all’autore dell’articolo – una vera promessa del giornalismo varesino – una mail con la quale gli segnalavo che per anni ho incontrato a Reggio Emilia Santo Giuseppe e nessuno mi aveva mai intervistato. È finita con una risata però ho anche io violato una regola non scritta relativa alla convivenza in una testata.

Racconterò un giorno a Giuseppe Santo, ritornato nel Meridione perché la crisi occupazionale morde anche in Emilia, di averlo ricordato a Varese in una particolare occasione. Credo che Giuseppe fosse comunista come suo padre, ho sempre evitato di soddisfare una mia vecchia e maliziosa curiosità: come sarebbe finito in Italia il rapporto di un potere centrale staliniano con le tante piccole patrie dei figli del sole del nostro Meridione.

Non l’ho mai chiesto nemmeno ad Ambrogio Vaghi perché l’ascesa e il tramonto della nostra cara Varese sono sempre stati il nostro argomento preferito oltre a qualche divagazione su Milano dove senza la tragedia della guerra forse ci saremmo conosciuti da studenti perché era nei programmi fatti dai nostri cari l’iscrizione allo stesso liceo.

Di questi tempi comprendo perfettamente lo stato d’animo di Vaghi e pure il suo disappunto per alcune critiche mosse a Galimberti,decisamente strane quelle in ordine ai modesti risultati. Avendo terminato i miei lunghissimi domiciliari per motivi di salute a un anno dal suo insediamento andrò a conoscere il mio sindaco e come cittadino e cronista d’antico pelo coglierò l’occasione per due segnalazioni. Una riguarda gli appetiti per la sottrazione dell’ ex Politeama all’attuale proprietaria, la Fondazione Molina. Anche il consiglio di amministrazione commissariato aveva mostrato interesse, io però non ho mai capito perché l’affare lo dovessero fare gli acquirenti e non anche la Fondazione.

Forse una consultazione con Ermolli, cristallino ex presidente del Molina, e con l’attuale commissario Pallino potrebbe offrire un quadro preciso della situazione e dei legittimi interessi

in gioco nella vicenda del cinema Politeama.

Ma se l’avvocato e sindaco Galimberti avrà qualche minuto in più da dedicarmi, sempre come vecchio cronista gli segnalerò la necessità di una azione particolare della commissione del Consiglio comunale dedicata alle vicende del nostro ospedale, oggetto di un notevole ridimensionamento a causa della crisi finanziaria della sanità nazionale e regionale, ma anche di iniziative che a volte sembrano punitive se rapportate a situazioni di altri luoghi di cura.

A Varese la sanità regionale taglia, pota, riduce senza mai informare le comunità del territorio. Così si è saputo che a Nefrologia da oltre un anno mancano ben 7 medici e che è dimezzato il numero degli ammalati assistiti. Dializzati e trapiantati che passano il resto della loro vita legati a doppio filo a medici e infermieri che li curano. Dopo la scandalosa notizia si è potuto accertare che a causa dei tagli di posti letto può accadere che vengano rinviati anche interventi per gravi patologie. Si è portata avanti la riforma sanitaria sottraendo prima 200 posti letto al Circolo. Il tutto nel silenzio generale della politica.

I cittadini hanno il diritto di sapere. La commissione comunale non deve fare la guerra, ma capire e poi spiegare e difendere la gente.

È solo una questione di democrazia. Milano ci dovrà anche dire perché l’ha sempre negata ai varesini. Mettendo in difficoltà anche Roberto Maroni, che è stato concretamente –il cicinin che gli era possibile- vicino a noi.

I tagli al mondo della salute sono delle avventure e come tali possono riservare sorprese. Anche giudiziarie.

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