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Souvenir

RESISTENZA DEL CIOÈ

ANNALISA MOTTA - 27/10/2017

parole“…E poi vengono la Giuse, la Maddi, la Samu e l’Anto”: parola di nipote.

Ma qualche anno fa non si chiamavano Lena, Lela, Pina, Tina, Peppa, Toto, Sisa, le amichette di scuola? Cosa sarà mai capitato a questi nomignoli che elidevano la prima parte del nome per salvarne il finale? No, adesso si fa il contrario, tanto che ci vuole un’adeguata preparazione per capire se Ele sta per Elena, Eleonora, Eloisa, Elettra o Eleuteria.

E tutti quei bei nomi stravaganti che i nostri avi davano ai loro numerosi figli, dove sono finiti? Una frequentazione assidua degli archivi parrocchiali mi ha fatto scoprire quanta originalità e fantasioso dissentire dalla consuetudine avessero i genitori nel battezzare i propri rampolli; il che avveniva a poche ore dal parto, o al più l’indomani, tanto che il Parroco (ovviamente, con la P maiuscola) si faceva dovere di giustificare il percome e il perché la piccola Maria Adele Callista fosse stata battezzata ben cinque giorni dopo la nascita, “per attendere i parenti in viaggio dalle Americhe”.

Oggi abbiamo guadagnato tanti Christian e Samantha e Giada, perdendo forse per sempre le Filomene, i Giovan Battista e le Mariangele, per non parlare degli Orfelio, Evaristo e Defendente.

E neppure coi nomi comuni si scherza.

A scuola si va alle primarie, non alla elementari; si mangia in mensa, non si fa la refezione; niente più compiti in classe, ma verifiche; abbandonata la ricreazione, si sospira l’intervallo; non si studia Economia Domestica ma Tecnologia; e si scrive con la replay, non con la Bic, e l’evidenziatore ha surclassato la sottolineatura, così come lo zaino ha soppiantato la cartella e la cinghia – sfido i ragazzini a capire di cosa si tratti – che cercava di tenere assieme col suo abbraccio gommoso una spropositata pigna di libri quaderni vocabolari.

Perfino la grammatica ha scombinato le carte, ribattezzando le parti del discorso, giusto per far penare le nonne con i compiti a casa (eccezionalmente rimasti nel tempo tal quali) dei nipoti.

E’ un buon gioco da fare in caso di insonnia: stilare l’elenco di tutte le parole che non si usano più, e di quelle invece che ai nostri tempi non esistevano. Vi stupireste di quanto la lingua corrente sia cambiata, di quanti neologismi e anglicismi farciscano le nostre chiacchiere, mail e SMS.

Un solo totem del cattivo parlare permane inviolato nei secoli: il CIOÈ che portava avanti il discorso nel ’68 e infioretta nel 2017 le interviste sul femminicidio e l’ecosostenibilità.

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