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Editoriale

CHIAMATA

GIANFRANCO FABI - 14/12/2018

Il cardinal Gualtiero Bassetti

Il cardinal Gualtiero Bassetti

A cent’anni dalla fondazione, ad opera di don Luigi Sturzo, del Partito popolare italiano non sarebbe il caso di riunire “una moltitudine di volenterosi per formare un nuovo rassemblement fedele ai valori cattolici che ricalchi in chiave organizzativa/moderna la vecchia Democrazia cristiana?” La domanda, chiara e precisa, è stata esposta dal direttore Massimo Lodi nell’editoriale dell’ultimo numero di RMFonline dal titolo altrettanto sintetico quanto esplicito “Dc 2.0”.

In pratica sarebbe possibile, nell’attuale tumultuosa e inconcludente vicenda politica, pensare di chiamare ancora a raccolta i “liberi e forti” per spezzare il pane della politica e sporcarsi le mani con quella grande tentazione che si chiama potere?

Rispetto a cent’anni fa la situazione è certamente diversa, ma non per questo meno preoccupante. Allora si usciva da una guerra e da quella che veniva chiamata una “vittoria mutilata”, ora si viene da un lungo periodo di sostanziale pace, ma nel mezzo di una crisi economica che provoca disagio, rancore e paura.

Sul fronte strettamente politico poi non si può negare come la presenza dei cattolici negli ultimi trent’anni sia stata perlomeno complicata. Già parlare di “presenza” può essere considerato un eufemismo tanto che un attento osservatore come il filosofo Dario Antiseri l’ha così sintetizzata: “Presenti ovunque, ininfluenti dappertutto”.

Dopo l’inizio degli anni ’90, travolta la Dc nel ciclone di Tangentopoli, i cattolici si sono infatti sostanzialmente dispersi e anche quando sono rimasti in qualche modo visibili non hanno saputo incidere sulle scelte politiche e sui valori umani a cui si è via via ispirata la società.

Non può così sorprendere come siano state sempre messe in secondo piano le politiche per la famiglia mentre hanno avuto grande enfasi i provvedimenti per riconoscere i cosiddetti “diritti civili”, né sorprende l’attacco del Governo Renzi alle banche cooperative, gran parte di ispirazione cattolica, così come sembra sparita con l’attuale governo giallo-verde ogni attenzione a realtà importanti come quelle del volontariato e del non profit.

Una presenza dei cattolici sarebbe a questo punto utile e doverosa anche se naturalmente si scontra con una realtà in cui la Chiesa ha smarrito non solo gran parte della sua forza di attrazione, ma ha anche perso molte battaglie come incisività culturale e motivazione sociale.

Eppure la presenza dei laici cattolici resterebbe potenzialmente molto importante anche perché avrebbe dalla sua parte i fondamentali di un’azione politica costruttiva capace di essere un’alternativa al vuoto della politica attuale basata sui “no”, sulla cattiveria, sulla vendetta sociale.

E le nuove forme di comunicazione e di partecipazione potrebbero essere il mezzo per valorizzare ed unificare le tante esperienze positive. Lo ha sottolineato, quasi rispondendo alla domanda che si poneva Massimo Lodi, il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Gualtiero Bassetti, che in un’intervista ad Avvenire ha sottolineato il fatto che “ci sono già tantissime esperienze sul territorio a livello associativo o anche singole esperienze. Ricevo continuamente lettere di incontri, anche piccoli, di uomini e donne di buona volontà che hanno a cuore il bene comune della propria città, provincia o regione. Esperienze che forse andrebbero messe in rete in una sorta di Forum civico. Occorrono giovani laici cattolici, trentenni e quarantenni, che sappiano cucire reti di solidarietà e di cura. E che soprattutto sappiano essere il sale della terra. Sappiano cioè parlare e dialogare con tutti coloro – senza distinzione di fede e cultura – che hanno veramente a cuore il futuro dell’Italia e dell’Europa. Senza creare nuovi ghetti e nuovi muri”.

“È auspicabile – ha affermato ancora il cardinale Bassetti – un impegno concreto e responsabile dei cattolici in politica. Dobbiamo tornare all’unità del messaggio evangelico e capire fino in fondo che la difesa della vita e della famiglia è collegata inscindibilmente con la cura dei poveri, degli ultimi e degli scarti della società”.

E allora un impegno concreto e responsabile, il mettere in rete le esperienze e le proposte, l’essere il sale della terra, sono tutti elementi che portano a ritenere che una Dc 2.0 non sia solo un’affascinante utopia. Ma, per favore, non fermiamoci a discutere se debba essere un partito “di” o “dei” cattolici.

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