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Cara Varese

METEO SFAVOREVOLE

PIERFAUSTO VEDANI - 31/05/2019

La (deserta) pista ciclabile di viale XXV aprile

La (deserta) pista ciclabile di viale XXV aprile

Un paio di burloni frequentatori del “Circulin” di Casbeno, ritrovo frequentato  anche da poeti  e musicisti oltre che da formidabili  giocatori di  scopone, pochi giorni or sono, approfittando di una pausa del maltempo, volevano offrire  un bel bicchiere di birra fresca  e un  attestato  di benemerenza al quinto e ultimo ciclista che, nell’arco della giornata, aveva percorso la pista  di via 25 aprile  appunto generosamente riservata dai sovranisti comunali della circolazione  agli  appassionati delle due ruote.

La pista  rappresenta certamente  un elemento di sicurezza, ma a quanto sembra per  decretarne la reale utilità  si dovrà attendere almeno l’autunno  con  dati di fatto e risultati di verifiche  da parte  di chi ha voluto realizzare il serio progetto per la sicurezza dei ciclisti in città.

Va peraltro rilevato  il successo della  istituzione  della zona  dei 30 km orari obbligatori  in un nodo stradale  importante  come Casbeno: non sono state date notizie sui controlli e eventuali contravvenzioni,  ma  da parte  degli utenti  sembra che ci sia stata una risposta  civile.

I 30 orari andrebbero istituiti anche lungo le grandi direttrici di accesso alla città, più volte teatro di gravi incidenti, in genere di  investimenti di pedoni e ciclisti.   I 30 orari sono fondamentali per un traffico sicuro e non costituiscono causa di forti rallentamenti dei flussi della circolazione.

Per esempio partendo dal semaforo di Masnago per arrivare  a quello di via Verdi  rispettando i 30 orari ci si impiega 3 minuti di più, non è dunque che si perda il… Gran Premio.

Con l’arrivo della bella stagione sono i motociclisti che impunemente  percorrono spesso  a velocità inopportuna  le grandi strade che portano al centro   della città.  La sicurezza dei cittadini vorrebbe che si facessero meno soldi con le contravvenzioni per sosta vietata nel cuore delle attività urbane e ci fossero  più pattuglie di vigili in città e anche della Polstrada  al di fuori dell’ambito comunale dove il traffico è davvero causa di un numero inaccettabile di incidenti.

A  Varese la sicurezza  dei pedoni sarebbe inoltre meglio garantita se i  tradizionali  grandi lavori per la annuale  manutenzione primaverile delle strade vedessero  stralci anticipati per   interventi per la segnaletica  stradale orizzontale. Permetterne la cancellazione per usura è  un errore che potrebbe costare caro:  non è intelligente    attendere i  grandi  lavori  di primavera per  ridipingere  alcune “zebre”. Da mesi per esempio  in via Sanvito sono invisibili importanti  attraversamenti  pedonali con l’inverno degradatisi  rapidamente e quindi  non  adeguatamente individuabili  anche a distanze  brevi.

Rispetto ad anni di sonno autentico oggi però sembriamo  una città avviata  al   gusto del rinnovamento: ci sono infatti a volte la freschezza delle idee positive, il desiderio di  ritrovare  il passo sereno ma deciso degli anni della sua ormai lontana ammirata e invidiata crescita. La nostra piccola storia ci dice che dagli Anni 50 per un trentennio circa ci furono progressi entusiasmanti, vero miracolo collettivo dovuto non solo ai politici ma anche e soprattutto alla gente comune nella quale emersero anche cittadini benemeriti  che su Varese investirono passione, genialità, e soldi.

Tutto questo alla luce del sole, oscurato poi dall’avvento nazionale e regionale   della partitocrazia, di faraoni e sultani, tali  a volte per sprovvedutezza  personale     pupazzi e  non pupari  di malizie, inganni e ruberie.

In politica abbiamo avuto anche molti onesti ma non sempre sono stati efficaci  perché minoranza o perché compressi e limitati dal loro partito.

La svolta mondiale della comunicazione ha poi innovato, anzi ribaltato le comunità  di  molti continenti  senza che  potessero subito capirla completamente prima di avviarne  il   difficile tentativo di controllo.

E noi prima  della rivoluzione tecnologica eravamo fermi a esaltare la microscopica importanza del recupero di una  modesta storia  del  territorio, dell’orgoglio del dialetto  e baggianate annesse.

Tanto coinvolti  da questa “ rivoluzione”  locale da non accorgerci che  stavamo per perdere il grande futuro del quale  già eravamo stati i costruttori di una solda base.

A comprimerci, a  toglierci  o limitarci possibilità  di ripresa non sono stati solo l’iniziale ultraleghismo o il successivo continuo ossequio   ai relativi  potentati attivi a Milano o Roma, ma ci hanno messo lo zampino anche  gli alleati di Centrodestra, ai quali  pure dobbiamo il depotenziamento di una nostra grande avanguardia  come la tutela della salute pubblica e lo sviluppo  dell’ Università.

E il futuro oggi non  presenta   un meteo più favorevole se pensiamo che  i nuovi leader di Lombardia mai si sono occupati di noi, considerati sempre come fedeli  e pazienti frontalieri, nel migliore dei casi.

Sono leader che hanno appena raccolto  vasti consensi in particolare nel vero cuore dell’Italia 2000, il Nord.

Del quale, pochi  se ne rendono ancora conto, ci sono punti cardinali di nuovo conio. Per esempio noi siamo il Sud.

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