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Cara Varese

FUTURO DA CONDIVIDERE

PIERFAUSTO VEDANI - 11/10/2019

L’ingresso alla ex caserma Garibaldi

L’ingresso alla ex caserma Garibaldi

Commentando positivamente il recupero del centro città, in modo particolare l’area di piazza Repubblica con la vecchia caserma, segnalavo la scelta di Palazzo Estense di dedicare una sala con 150 posti a sedere per manifestazioni culturali e sociali organizzate anche dalle numerose associazioni molto attive nella nostra comunità. Nel contempo indicavo l’eventualità di una sala modulabile, in termini di capienza, sino a 400-450 posti. Era un’esagerazione? Per niente e lo ha dimostrato dopo pochi giorni un meeting politico sul futuro della Lega che a Bizzozero ha ospitato in un salone un centinaio di persone mentre altrettante, tra le quali addirittura anche big del Carroccio, sono rimaste fuori.

Nella ex caserma che ha imponenti superfici ci sarebbe spazio anche per un utile servizio alla comunità come la discussione civilissima su problemi e programmi di un partito.

L’episodio suggerisce alcune considerazioni sulla forte crescita di Varese nel tempo grazie all’azione del pubblico e del privato in ambito socio-culturale, crescita che nell’arco di pochi decenni ha favorito incontri di ogni tipo in molti quartieri della città.

Degni di ricordo alcuni caffè, con lo Zamberletti in evidenza perché ritrovo di esponenti della cultura che negli anni avrebbero richiamato l’attenzione lì al pari che in altri noti nazionali caffè letterari. La presenza e l’attività poi di insigni personaggi della scienza e della cultura, alcuni giovani attenti alla rivoluzione che, almeno inizialmente, li riguardava, infine l’arrivo dell’Università, comportarono ricerca e soluzione del problema dei luoghi di incontro. Fu così che anche sedi di importanti istituzioni private che dovevano avere spazi per le loro attività diedero ospitalità anche alla comunità mentre la mano pubblica faceva la sua parte accogliendo ospiti in sedi storiche e attrattive.

Il “pubblico” ha visto il privato mobilitarsi anche in manifestazioni estive grazie a impianti importanti per richiamare l’attenzione sul nostro lago.

Oggi un bilancio di strutture o luoghi pubblici e privati di incontro a disposizione dei cittadini non lo analizzo, ma è sembrato comunque azzeccato l’accorpamento del servizio socioculturale all’ambiente: edifici e parchi di vari quartieri sono già lì a dimostrare che la città ha solide basi per un “mercato” dell’accoglienza e della cultura ricco di eccellenti prospettive. Per avere risultati certi e migliori occorrono buon senso e coraggio nel futuro con una programmazione seria nella gestione, invernale ed estiva. Per esempio una formidabile struttura come gli edifici dell’ex seminario di Masnago meriterebbe maggiore attenzione.

E certamente si progredisce avendo più rispetto, per la popolazione e per la famiglia che li ha donati, del complesso architettonico e di verde di Villa Mylius.

È un rispetto che a quanto sembra non vogliono avere per Varese quelli della sanità lombarda che hanno progettato – dopo una furbesca mancata utilizzazione per dieci anni – l’abbattimento del padiglione di geriatria del “Circolo”, pure oggetto di una altra grande donazione alla città delle famiglie Cattaneo Babini.

Il padiglione di geriatria poteva e può essere ancora una importante struttura sanitaria pubblica se non addirittura privata, ma la caccia ai posti letto da eliminare per introdurre una sanità stile USA, dove viene curato bene solo chi ha i soldi in tasca, non finisce mai. E che questa caccia venga portata avanti con un silenzio complice anche da parte di chi cantava “Avanti popolo alla riscossa!” è semplicemente avvilente per chi crede nei valori democratici di una opposizione costruttiva.

Sembrava che con la nascita delle regioni l’Italia avesse azzeccato la strada per una democrazia vincente. Già, sembrava.

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