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Cara Varese

CATINO CON BUCHI

PIERFAUSTO VEDANI - 10/01/2020

padaniaVarese dimostra una notevole crescita dell’attenzione alle piccole manifestazioni culturali promosse o curate da enti o associazioni che, di stazza varia, solcano tranquille la grande distesa del piccolo – medio sapere avendo attenzione anche di incrementarlo in ambito sociale. All’intelligenza, alla buona volontà di chi prende positive iniziative fa riscontro un migliorato atteggiamento delle istituzioni.

Dobbiamo un pizzico di notorietà, per quanto riguarda il passato, al Garibaldi libertador, e picchi di fama tra l’800 e il ‘900 grazie al genio produttivo e gestionale di parecchi cavalieri del lavoro e allo sviluppo del profilo dell’ attività di non pochi professionisti che hanno affiancato e ben sorretto le istituzioni nella loro azione amministrativa quando è restata al riparo dai terremoti politici. Il tutto cioè sino agli sgrammaticati che hanno preso il potere persuadendo i cittadini che non pochi passi indietro nel tempo sarebbero stati la nuova frontiera del nostro progresso. Ci abbiamo creduto in molti, anche in Lombardia e in Italia, ed è inutile che oggi facciamo gli scandalizzati per volgarità e parolacce sui canali Rai: siamo stati zitti quando Bossi imperversava.

Poi è finita la fase di decadenza che ha caratterizzato la locale azione istituzionale, tesa a promuovere come nuova forma di civiltà varesina la conoscenza , la pratica, in qualche caso la volgarità di tempi passati.

Tempi in cui eravamo, nei casi migliori, anonimi e periferici tessitori o agricoltori di Como, città con quasi 2000 anni di storia.

Già iniziata la risalita con Fontana sindaco, oggi con Galimberti si è davanti a situazioni positive in ordine alla cultura, e non si può allora non ripensare a una Varese non sottomessa a tacchi, scarponi e strafalcioni dopo che un altro sindaco colto e disponibile, Raimondo Fassa, se ne era andato ben lontano da strafalcioni di ogni tipo.

Il ricordo amaro di Varese-paese è molto attenuato anche per merito dei leghisti cultori dell’alfabeto italiano, ma ogni tanto affiora per situazioni che fanno rimpiangere il tempo buttato via.

La polemica di questi giorni sul fronte culturale è significativa se torniamo a non molti anni or sono: si rimprovera il sindaco Galimberti per l’affitto di spazi ricchi di storia ad associazioni private per le loro attività culturali. Un rimprovero che ha un suo fondamento, ma che non tiene però conto anche dell’anonimato culturale leghista relativamente agli spazi, alle opportunità negate nella progettazione urbanistica. In tanti anni si è solo pensato ai parcheggi, mai a fondo su altri problemi, tra i quali la cultura.

In trent’anni non si è andati oltre un teatro tenda e si è lasciato, per mancanza di idee, il vuoto assoluto a disposizione dei cittadini. Mancano per esempio alcune sale civiche da mettere a disposizione della comunità, si comincia a ripensare ai quartieri dopo l’interminabile sonno di chi si è dedicato un monumento al lago.

Insomma Varese è ancora un catino, bello e armonioso a prima vista, ma con non pochi buchi e quelli culturali sono tra i più importanti per una città che ha una grande storia industriale e ha dato all’Italia primati non da poco nel campo del lavoro, delle comunicazioni e della cultura. Il tutto negli ultimi 100 anni, 30 dei quali dedicati al culto della Lega. Che in cambio alla nostra comunità, al nostro territorio ha dato poco o nulla. Anni fa nel corso di una pubblica riunione chiesi a un luminare della nostra chiesa quale fosse il peccato più frequentato da noi varesini. L’omissione, rispose, e non aggiunse altro.

Anche in politica è un peccato l’omissione. In effetti sembra che noi si dorma sempre. Tanto che ci siamo lasciati fregare pure l’ospedale. E per le sale civiche a disposizione dei cittadini si attenderà una soluzione. Campa cavallo?

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