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Cara Varese

AVANTI COL CIAPANÒ

PIERFAUSTO VEDANI - 24/01/2020

anzianiSe ne sono andate al termine di una vita esemplare nel servizio alle loro famiglie e nel superare terribili agguati del destino. Si sono anche aiutate nei momenti difficili, avevano carattere e personalità differenti, ma avevano entrambe una forte cultura del rispetto verso tutti: per loro cercare di capire e non odiare era una regola base.

Non sono state una eccezione, anzi erano parte di una lunga catena umana ancora oggi riscontrabile nei nostri anziani. Che non hanno nessun torto per la situazione socioassistenziale in cui si trovano, frutto degli uragani di egoismo e di timori che tormentano le odierne generazioni, povere di gioiose prospettive e che per di più vivono tempi molto meno ricchi di amore e condivisione con il prossimo.

Senza più attenzione a chi cammina vicino a noi oggi già da giovanissimi si rischia di rimanere affascinati e travolti da tutto ciò che è avanguardia, velocità, immediatezza e potere. Purtroppo sono scelte che portano alla perdita di punti fermi, riferimenti e valori che avevano permesso a buona parte della nostra comunità di lasciarsi alle spalle tragedie come le guerre.

La vita odierna sembra avere ridotto lo spazio di tempo delle generazioni. Non è solo un problema dell’Italia, ma di tante altre comunità, soprattutto dove il coinvolgimento del popolo, la democrazia, non ha fatto molti passi avanti. Con grande “soddisfazione” dei pochi che hanno avuto capacità e fortuna nello scegliere percorsi di potere più appropriati e comunque sempre nel segno dell’egoismo personale e partitico.

Nonna Maria era reggiana, figlia di una vittima della violenza maschile sulle colf tra le mura di casa, problema del quale anche oggi mai nessuno parla.

Nel 1883 la questione non si poneva nemmeno: la bimba appena nata venne tolta alla madre, in precedenza licenziata, e affidata a contadini dell’Appennino, da dove undici anni dopo sarebbe andata al servizio di una famiglia che cercava una cameriera giovanissima per addestrarla al meglio secondo usi e tradizioni della casa.

Non istruita, ma bella e molto intelligente, mia nonna pochi anni dopo, appena diciassettenne, a Milano avrebbe sposato l’uomo della sua vita, un funzionario di una grande cooperativa socialista. E fu così che Maria la dolce rivoluzionaria sarebbe divenuta per noi nipoti la nonna “rossa” perché la sua devozione per Matteotti era pari a quella per Sant’Antonio.

Una storia modesta ma anche difficile quella dei nostri anziani negli ultimi due secoli e che è per niente bene avviata negli anni 2000 se negli indici di progresso la Lombardia sta sparendo dai vertici nazionali La conferma durante una esplosiva trasmissione televisiva della “7”. La scomparsa dal podio nazionale della sanità lombarda conferma le difficoltà assistenziali che da tempo noi giornalisti denunciamo, difficoltà che ricadono in particolare su anziani e poveri.

E intanto i partiti continuano a giocare a “ciapanò” sulla pelle degli elettori. Fallito l’assalto a Roma degli innovatori con la sigla dei grandi alberghi, adesso sono spuntati, lanciando salvagente al momento sgonfiati, interi reggimenti di sardine. Vanno rispettati, ma oggi la credibilità politica richiede nomi, cognomi e medaglie al valore della conoscenza a chi si fa coraggiosamente avanti per dare fiducia e forza al Paese.

Anche le Sardine vanno rispettate, lo abbiamo fatto pure con i pentastellati. Il rispetto per tutti è fondamentale, me lo hanno insegnato proprio la nonna rossa e la nonna Genesia, una superbianca Bernasconi varesina, roba da cinque rosari al giorno e lettura del breviario.

Mi piacerebbe sapere oggi per chi voterebbero.

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