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Quartieri

CORTE DEGLI ARTISTI

DEDO ROSSI - 14/02/2020

 

Quelle case di Masnago in via Piemonte 55, di proprietà del geometra Augusto Caravati, erano lì in attesa delle previste ristrutturazioni.E il secondo cortile, quello esterno che si affacciava sulla Via Vergani, al numero 1, era quello che presentava più spazi liberi ancora da sistemare.Il complesso di Masnago veniva chiamato, con un certo orgoglio, “La cittadella” e nel primo cortile nascondeva un affresco di una Madonna datato 1492, l’anno della scoperta dell’America.

In queste case storiche, negli anni Ottanta,era nato spontaneo un evento artistico particolare.

Augusto Caravati coltivava da tempo l’idea di creare una “corte degli artisti”. Legatissimo a Varese e appassionato d’arte,gli sembrava un giusto contributo alla città. All’ultimo piano aveva affittato un appartamento a Carlo Meazza, fotografo. E grazie a lui, sono arrivati ad abitare due artisti: Silvio Monti pittore e Rod Dudley scultore.

In questo cortile, nel 1986, a qualcuno era venuta l’idea di organizzare una mostra delle opere di questi inquilini:quadri, sculture e fotografie. Più che a una mostra canonica, però, si era pensato ad una festa. Ognuno invitava i suoi amici, esponeva le sue opere. Si tagliavano salami,si vuotavano pentoloni di pasta, bottiglie di vino e di birra, chi voleva si fermava a cena, per due sabati e domeniche successivi a fine giugno, quando a Varese è bello star fuori la sera.

Il rione era stato avvisato e invitato, l’ingresso era libero a tutti, ma la gente di Masnago era rimasta ai margini per una specie di pudore. Gli abitanti di Masnago proprio per il piacere di stare insieme avevano negli anni creato un evento dal successo incredibile come il Palio, inventando rioni e stendardi senza che ci fosse alcun riferimento nella storia. Gli stessi abitanti però da questa mostra erano stati lontani, direi timorosamente lontani. Ed era anche comprensibile. Questa mostra, questa festa era forse percepita come un evento privato, non legato ad alcuna organizzazione ufficiale.

“Diverse persone del quartiere erano passate, erano entrate per curiosità – racconta Carlo Meazza – Alcuni ricordavano come questi cortili un tempo fossero pieni di bambini, che anche loro ci avevano giocato. Ma era più una curiosità per il luogo che per le opere esposte”

Eppure quelle mostre hanno visto in quegli anni passare in via Vergani 1i personaggi più significativi del mondo artistico varesino.

Le serate si trasformavano in uno spettacolo in modo spontaneo – prosegue Carlo Meazza – Ricordo ad esempio la sera in cui Silvio Raffo, con un suo gruppo di studenti e amici, dal balcone si era messo a recitare versi per poi finire cantando “Vipera, vipera, sei tu, sei tu colei, che oggi ha distrutto tutti i sogni miei”. Da strappare gli applausi”.

Nel cortile e nei locali abbandonati che si affacciavano allo spazio comune, era stato allestito il percorso artistico. I quadri e i festosi putti di Silvio Monti si alternavano alle sculture di Rod Dudley per finire poi con le immagini di Carlo Meazza.

Silvio Monti era arrivato a Masnago dopo aver girato mezzo mondo. Dopo aver frequentato gli studi d’arte a Londra, eccolo a Parigi, Bruxelles, Dublino, Beyrouth, Roma per finire a Varese per chissà quale caso della vita. Soprattutto legati a Monti, in occasione di quelle mostre erano passati da Masnago i nomi più interessanti dell’avanguardia artistica varesina, in quegli anni molto promettente, nomi che avrebbero fatto percorsi importanti nel mondo dell’arte. Pensiamo a Sandro Uboldi, ad Aldo Ambrosini, a Marcello Morandini. E non mancava mai Angelo Branduardi che con Monti farà nel 2003 un originale evento artistico, “Altro e altrove & viceversa”, unendo una mostra itinerante al suo tour di concerti.

Ricordo in quel periodo in particolare Giancarlo Fabi, il fratello del giornalista Gianfranco Fabi – racconta sempre Carlo Meazza – Un amico purtroppo scomparso,un artista di grande talento, tormentato e geniale”.

E poi Rod Dudley, che si era definito in un’intervista “L’uomo più contento del mondo”. Australiano, con studi a Brera dove aveva incontrato Lucio Fontana e Enrico Baj, si era poi fermato con la moglie Christina Connor a Masnago, anche qui chissà mai perché. Il suo studio-officina di Besozzo, nel capannone del vecchio Cotonificio di Besozzo, era il suo cantiere. E in quegli anni, negli anni Ottanta, il suo nome era già molto conosciuto. Opere sue erano state esposte e vendute in tutta Europa. In quelle sere, nel cortile della “Cittadella”, gli amici di Dudley contribuivano a fornire un’immagine internazionale di quella festa artistica.

Il fotografo Carlo Meazza,che ha dato recentemente alle stampe il suo ottantesimo libro, in quegli anni aveva già pubblicato diversi libri (tra cui “Passo passo”di grande successo) ed era spesso in giro per il mondo per fotografare per riviste come Il Sabato, Epoca, Famiglia Cristiana, Airone, Bell’Italia. E da questi viaggi in America Latina, in Asia e sulle montagne aveva portato alla mostra di Masnago un centinaio di immagini di genti e di luoghi, fotografati in bianco e nero.

In occasione di una di queste mostre alla “Cittadella”, Meazza aveva poi avuto un’idea originale:fotografare in posa tutti i visitatori.Ritratti singoli, ritratti di amici,ritratti di famiglie, ritratti di coppie: era stato fermato in un’immagine un campionario di gente, di volti e di storie.

Quello che mi piaceva di quelle mostre – riprende Meazza – erano gli incontri, questo andare e venire di gente, amici degli altri artisti che esponevano e amici miei, ma anche gente sconosciuta, che passava, entrava curiosa”.

Le mostre erano proseguite per quattro o cinque anni. Poi l’iniziativa si era spenta, in modo naturale, così come era nata: chiaveva cambiato abitazione, chi aveva impegni diversi o semplicemente perché così vanno le cose.

Di un quartiere vivo come Masnago si può parlarein molti modi. Si può parlare del Palio, della vivacità della parrocchia, del Castello, di Villa Baragiola, degli impianti sportivi. Si può parlare del mondo del lavoro, della Paul & Shark, della legatoria Caravetta, del Birrificio di Varese dove c’era il Circolo, delle biciclette di Zoccarato.  Si può parlare di gente come Flaminio Bertoni o di Pietro Anastasi. O si può parlare di come si è costruito in modo discutibile tra la provinciale e il lago. Ci sono mille modi per parlare di Masnago.

Ma ci è sembrato che parlare di un evento minore come le mostre di via Vergani 1,un dettaglio davvero minimo in un quartiere così vivace, in fondo può essereun modo per tenere memoria, per ricordare che a volte creare eventi spontanei rappresenta pure un valore. O semplicemente una cosa bella.

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