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Sport

LA PALESTRA DEI POMPIERI

ETTORE PAGANI - 10/04/2020

palestraQuando la palestra di via XXV Aprile (detta anche dei pompieri) subì “l’affronto” di essere passata in secondo piano rispetto al Palazzetto dello Sport di Masnago lo fece solo per una questione di differenza di capienza di pubblico perché per il resto aveva tanto di efficacia e di validità.

Si era portata sul gobbo il passaggio dalla precedente sede della Varesina di Ginnastica e Scherma di via Parravicini. Con l’abbondare di attrezzi per parallele, pertica, fune, cavallo, spalliere tanto quanto necessario anche a fornire una più che valida qualità alle ore di ginnastica alle scuole e, comunque, agli atleti per svolgere attività più che sufficienti.

Quanto poi al basket il parquet era di ottima qualità in tutto e per tutto. Mancava la capienza di pubblico che era più che necessaria per arrivare a quelle settemila presenze (poi aumentate) che Masnago forniva ampiamente.

Ma in fatto di basket la palestra di via XXV Aprile aveva fornito più che tanto trascinandosi dietro non solo una sorta di prestazioni delle due nostre squadre più importanti prima la Pallacanestro Varese e poi anche la Robur.

La Pallacanestro Varese con quel Bettinelli a presiedere e la formazione titolare di Varese con la coppia dei Giobbi e davanti Clerici, Stabilini e Brusa Pasquè pur senza pretese.

Quello che, però, dava vanto al parquet varesino era la molto frequente la presenza di formazioni delle nazionali italiane accompagnate da tanto di allenatori, massaggiatori e il resto.

La scelta di Varese come necessità proveniente da ogni formazione era frequentissima quasi che la penisola non trovasse altro rifugio.

Si videro così in campo dall’allenatore della nazionale Guerrero, in compagnia di nome eccelsi appunto a Tracuzzi, Rubini, Cerioni e tutti in un complesso proveniente un po’ da tutta Italia.

Per notare l’impronta dei presenti Tracuzzi doveva diventare poi grande allenatore (notissima anche la sua presenza a Varese). Primo, altro noto difensore e futuro allenatore della nazionale femminile. Rubini passato, poi, a comandare il basket a Milano. Come se non bastassero a tante presenze si unì Paratore ex allenatore della nazionale egiziana in quanto coach della nazionale giovanile italiana.

I discorsi tra chi cercava situazioni come chi scrive e gli allenatori erano di molto interesse. Ne ricordo bene uno intavolato con Paratore in quanto nella sua nazionale giovanile era presente un varesino. Chiesi all’allenatore cosa ne pensava di questo giocatore di cui preferiscono non fare il nome. La risposta fu: “Non mi serve non sbaglia niente ma non osa assolutamente niente. Guardi per esempio Zolia è un giocatore da circo equestre imprevedibile che è capace anche di sbagliare ma è anche capace di fare il giusto quello che ti può servire per vincere una partita. Dall’altro questo non capiterà mai”.

Fu, insomma, una presenza di tutto il basket italiano importata su Varese.

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