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Attualità

IL RUSCELLO

EDOARDO ZIN - 02/04/2021

mariaL’ora legale mi consente di vedere con maggiore stupore le prime luci dell’alba. Anche se i miei occhi sono ancora appiccicosi e uno sbadiglio mi vorrebbe costringere ancora a letto, mi rallegro per il giorno che avanza e mi rattristo per il giorno che sta per spegnersi per altri umani. Quando il buio invaderà il nostro emisfero, l’aurora desterà altri uomini e donne. La luce è il segno della continuità e la metafora della resurrezione. Quando, di qua, siamo lieti perché avanza il giorno, ci rattristiamo perché pensiamo alla notte che incombe per altri.

Notte e giorno. Tenebre e luce. Morte e vita. Sono questi pensieri che mi richiama la Pasqua di Resurrezione.

Una donna, Maria di Magdala, il primo giorno della settimana, dopo che si era sciolto il riposo del sabato e terminata la Pésach, è andata di buon mattino al sepolcro dove era stato riposto Gesù. Nel buio del venerdì, quando il cielo si oscurò, aveva accompagnato con altre donne il cadavere di Gesù, schiodato dalla croce, avvolto nel sudario offerto da Nicodemo fino al campo messo a disposizione da Giuseppe d’Arimatea. Le donne avevano composto il cadavere nel ribrezzo del sepolcro e rotolato un masso davanti alla grotta. Di qua i vivi, di là il morto. Poi lei è rientrata a casa per preparare oli, profumi e balsamo per ungere il corpo di Gesù. Esce di casa, sola, al mattino seguente, presto: dalla croce va alla tomba come fanno ancora oggi tante madri a cui la morte ha rapito il figlio. Esce che è ancora buio. Avrà passato due notti insonni piangendo e scervellandosi per rispondere alla domanda che le usciva dal cuore:” Perché? Perché hanno ucciso colui che mi ha compresa, perdonata, amata così tanto al punto di doverlo seguire? “. Sarà andata verso il sepolcro di fretta, con il cuore in gola, alla ricerca del corpo di Gesù, ma la pietra che chiude il sepolcro è rotolata e la tomba è vuota. Non trova più colui che aveva dato un senso alla sua vita e quel vuoto spegne in lei ogni speranza. Allora scoppia in un pianto dirotto.

Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. – continua il Vangelo di Giovanni. Maria di Magdala sarà rimasta stupita, sorpresa, forse impaurita. Il biancore delle vesti dei due misteriosi personaggi si sarà confuso con la luce del sole che ormai aveva diradato quella lieve dell’alba. Dopo le tenebre, ecco la luce, il sole che splende anche nei giorni tristi, il sole di giustizia. Quel germoglio di luce proviene dalle tenebre del Golgota, ma Maria di Magdala continua a piangere perché non ha trovato il suo Signore e Maestro. Quand’ero ragazzino, appena le campane suonavano il “Gloria” della Resurrezione, mia madre smetteva le attività casalinghe, mi portava al vicino ruscello di casa, dove l’acqua scorreva trasparente e pura, per lavarmi gli occhi bagnati di pianto “con l’acqua nuova”. Era finito il tempo del pianto. Solo più tardi compresi che l’acqua doveva servirmi per vedere le cose con uno sguardo nuovo, liberandomi dai pregiudizi, dalle notizie false, dai tentativi di accecarmi. Oggi, confinati nelle nostre case, sentiamo il bisogno di uscire dal sepolcro in cui ci tiene rinchiusi il covid e di vedere la luce, respirare aria nuova, ricominciare i gesti di una vita che sembra terminata ed è invece solo sospesa. La notte terminerà e comincerà un nuovo giorno.

Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?”. Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto”. Maria di Magdala cerca Gesù dove è morto, ma lui è vivo, anzi è il vivente, è in mezzo a noi, anche se qualcuno lo desidererebbe imprigionato ancor oggi nel recinto del sacro, in un tabernacolo, come quello degli ebrei, che era trasportabile ovunque essi andassero. Il Signore invece è vivente nella custodia dell’Eucarestia che troviamo nelle nostre chiese, che adoriamo piegando il ginocchio e con le mani giunte, ma quel pane spezzato attende di essere liberato, distribuito a tutte le donne e a tutti gli uomini che hanno fame di Lui e che non sono tentati dalla paura di Lui. Solo chi ha paura di se stesso ha paura anche di Dio. Qui sta il tema: se credo dal profondo di me stesso che Cristo è risorto, devo ammettere che è qui fra noi, che è sempre in mezzo a noi.

Maria di Magdala ha timore per il trafugamento del corpo di Gesù. Anche lei prova paura per mancanza di fiducia, ma il silenzio che l’avvolge viene interrotto da una persona in piedi che le rivolge la stessa domanda. “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”. Maddalena crede sia l’ortolano e, ancora una volta, accorata, supplica lo sconosciuto perché le dica dove hanno nascosto il cadavere di Gesù. L’ignoto la chiama per nome: ”Maria!”. Ella si voltò e gli disse in ebraico: “Rabbuni!” – che significa: “Maestro!”. Maria è chiamata per nome e dall’intonazione della voce riconosce il Vivente. I singhiozzi terminano, Maria, piena di giubilo, corre incontro a Gesù per abbracciarlo, ma Gesù la respinge: ”Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: – Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Anche il cuore di Maria sarà risorto in quel momento e si farà missionaria, inviata da Gesù ad annunciare il cuore del Vangelo: Gesù è risorto! È veramente risorto! Maria spalanca la strada del suo cuore.

Sull’onda della resurrezione trionfante, nei fiori che germogliano e sbocciano, nelle farfalle che veleggiano, nell’aria primaverile, in questa ondata di vita che sconfigge la morte, mi viene spontaneo chiedermi: ”E dopo?” Mia sorella, 98enne, un giorno mi disse: “Non ho paura della morte. Già, si muore una sola volta!”. Il giorno dopo, morì. Voleva dirmi che dopo questa morte terrena, non ce n’è un’altra. La morte non è la fine, ma il cominciamento. Il Signore risorto mi attende alla destra del Padre: è anche questa la buona novella che esce dalla sua tomba. Ogni tomba dal giorno della sua Resurrezione contiene il germe della vita nuova. La Pasqua – la vita che esce dal sepolcro – mi dice che la morte non è l’ultima parola.

 

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