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Politica

CAPRIOLA

EDOARDO ZIN - 09/07/2021

destra“L’Italia: un laboratorio politico europeo”: così “Le monde diplomatique” del mese di aprile scorso intitolava il suo editoriale. Nell’occhiello: “L’estrema destra riconciliata con Bruxelles”. Seguiva un lungo articolo in cui si esponeva la storia dei governi che si sono succeduti in Italia dall’agosto 2011 in poi e si raccontava la “conversione” della Lega, cercando di spiegarne le motivazioni. Una di queste chiarisce che, per aumentare i propri consensi elettorali, la Lega ha abbandonato l’immagine di un partito anti-euro e nazionalista per assumere quella di un partito fattosi improvvisamente europeista per poter partecipare ad un’alleanza, seppur fittizia e innaturale, con il duplice compito di combattere l’epidemia e di poter gestire i fondi della Next Generation EU opponendosi magari alle riforme strutturali. È la solita “politica della convenienza” che prevale sulla “politica della convinzione”.

È notizia di questi giorni che la Lega ha stipulato con i partiti della destra e dell’estrema destra europea un patto per rafforzare l’alleanza nazionalista, in realtà per formare un unico gruppo parlamentare al Parlamento Europeo. Inoltre ha sottoscritto una “carta dei valori” quale suo contributo alla “Dichiarazione sul futuro dell’Europa”. E qui occorre fare un passo indietro.

Il 9 maggio scorso – anniversario della dichiarazione Schuman – a Strasburgo, nella sede del Parlamento Europeo, si è aperta la conferenza sul futuro dell’Europa che, a differenza di altre precedenti, analoghe iniziative, non è stata creata per le sole istituzioni nazionali (parlamenti e governi) o rappresentanti da loro delegati, ma è un “cantiere” (non saprei trovare un termine più appropriato!), a cui possono partecipare tutti i cittadini e le cittadine d’Europa con un’attenzione particolare ai giovani nel quadro di una democrazia partecipativa. È stata creata una piattaforma online per le associazioni, movimenti, gruppi, singoli cittadini per offrire a loro uno strumento di circolazione di idee, commenti, eventi e condivisione. Anche se i partiti firmatari hanno la loro sede naturale nel Parlamento Europeo, dove possono esporre le loro opinioni, hanno probabilmente voluto unirsi a questa partecipazione democratica con una comune dichiarazione.

Ed è su questa “carta dei valori” che vorrei soffermarmi.

Anzitutto: che cos’è un valore? È ciò che vale, quello per cui vale la pena di vivere e di battersi, vuol dire ancoraggio sicuro in questa società in balìa del relativismo e dell’individualismo, acquisire un ragionamento rigoroso, una guida. Il nichilismo per la cultura è proprio questo: “mancare di fondamento”. Ci sono valori perenni (Kant li chiama “norme morali”) e altri che cambiano col tempo e si modificano da società a società: il guerriero greco o romano considerava altamente morale fare una scorreria in territorio nemico e riportare la testa degli avversari uccisi, il popolo ebraico credeva alle leggi immutabili scritte da Dio su pietra e date a Mosé, oggi per molti sono un mito; anche il cristianesimo, nonostante che proclamasse che gli ultimi sarebbero stati i primi, in poco tempo è diventato l’erede di Carlo Magno, gli inquisitori torturavano le streghe e poi le bruciavano sul rogo, convinti di agire nel nome di Dio, gli schiavi erano considerati merce da vendere al mercato E così col tempo sono cambiate norme morali che riguardano il diritto, la sicurezza scientifica, il rapporto con la natura e così via. Le norme, quindi, cambiano col tempo, ma restano quelle fondamentali che sempre si rinnovano e ci conducono alla persona umana, al suo approdo, alla parte migliore di sé. È questa la tradizione dell’umanesimo europeo.

A leggere la “carta dei valori” della destra europea sembrerebbe di leggere uno scritto di Robert Schuman tanto è intrepido: ma sta proprio qui il tentativo occultato per sedurre i popoli, di portarli a sé, cercando di dominarli, di renderli strumentali, funzionali al proprio servizio. Qualcuno ha scritto che la “carta”, si rifà al pensiero politico di Alexis de Tocqueville e alla visione spirituale dell’Europa di Benedetto XVI°. Alcuni passi, in verità, rimaneggiati ad usum delphini, sembrano riecheggiare il loro pensiero, ma sono estrapolati da una visione più ampia.

I firmatari della “Carta” scrivono: “Dopo la seconda guerra mondiale, alcuni Paesi europei hanno dovuto lottare con il dominio del totalitarismo sovietico per decenni…” Giusto, ma incompleto: non si dice che l’Europa è rinata dopo la sua morte, schiacciata dalle rovine delle nazioni vinte o liberate dagli eserciti che avevano vinto il nazismo e il fascismo, il cui carattere distruttivo era stato prodotto dall’ipertrofia degli stati nazionali di cui i firmatari si fanno paladini. La “carta” continua dicendo che si vuole “mantenere il valore epocale del legame atlantico dell’Unione Europea o il Trattato Nord Atlantico”. È un’affermazione smentita dai fatti: i primi a genuflettersi davanti al sovranista Trump o a tentare di allacciare rapporti privilegiati con la Russia sono stati alcuni partiti europei nazionalisti. Le accuse continuano nell’individuare nell’UE il tentativo di “arrivare alla costruzione di un’Europa senza nazioni, puntando alla creazione di un Superstato europeo, alla distruzione o alla cancellazione della tradizione europea”. Occorrerebbe aggiungere, per amore di obbiettività, che i responsabili di questo “misfatto” sono stati i responsabili politici che hanno diretto la Commissione e il Parlamento con una maggioranza voluta dalla destra, i quali hanno visto l’unità europea come “elargita” dall’alto, senza coinvolgere i cittadini, con uno “spirito di negazione” alle richieste dei singoli stati: chi in Consiglio europeo ha votato contro la revisione dell’articolo 2 del trattato di Dublino al fine di distribuire proporzionalmente fra tutti gli stati i migranti e concedere loro un’accoglienza ed un’integrazione? Chi per anni ha eluso gli impegni con l’Europa per l’avvio di riforme indispensabili, cercando ogni volta al Consiglio europeo di strappare un brandello di finanziamenti per il proprio paese in cambio del loro appoggio?

Continua il documento: “Siamo convinti che la sovranità in Europa sia e debba rimanere in capo alle nazioni europee”. Qui il documento raggiunge il punto più abissale dell’ignoranza. In nessun trattato è scritto che la storia ereditata dai padri viene annullata con l’integrazione europea, piuttosto si tenta di farla conoscere a tutti perché tutti ne possano trarre vantaggio. C’è qualcuno che ha detto che l’Europa è la negazione della propria Patria? C’è qualcuno che ha cambiato la Costituzione di ogni singolo Stato? Sanno i firmatari che l’UE è un’entità sovra-nazionale a cui i singoli stati cedono parte delle loro competenze per creare un’Europa unita pur nelle diversità? Si sono chiesti quali vantaggi avrebbero tratto i singoli stati durante la pandemia se fosse stata creata una “comunità della sanità”? Si sono resi conto che le minoranze etniche dei singoli stati sono state ri-generate grazie all’Europa?

I nazionalismi sciovinistici, le pretese delle piccole nazioni sono state l’incubo dell’Europa. Solo gli sciocchi ignorano il valore dell’unità europea, pur sapendo che tutte le cose eccellenti sono tanto difficili quanto rare e che per distinguere le buone dalle cattive cose realizzate occorre essere in grado di distinguere. Ma la capacità critica non appartiene a tutti.

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