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Società

SCUOLA, GIUSTA PRIORITÀ

GIANFRANCO FABI - 21/01/2022

inizioQuello che è avvenuto alla fine delle vacanze scolastiche il 10 gennaio è stata una vera e propria rivoluzione nella politica italiana. Una rivoluzione perché per la prima volta in modo chiaro e netto, a cui poi sono seguiti i fatti e le decisioni, è stata messa la scuola come priorità assoluta. Una priorità che richiede l’impegno di tutti per far funzionare un sistema educativo che per troppi anni è stato messo in secondo piano.

E così, nonostante le proteste di alcuni governatori, come quello della Campania, nonostante le resistenze di presidi e professori, le scuole di ogni ordine e grado hanno riaperto in presenza pur nella coscienza di dover affrontare un periodo difficile e di dover procedere con prudenza e cautela.

Ma non si può non sottolineare quanta differenza ci sia stata tra le scelte del Governo presieduto da Mario Draghi e quelle dello scorso anno, quando le scuole furono le prime ad essere chiuse e le ultime in Europa ad essere riaperte. Con soluzioni bizzarre, basti ricordare i famigerati banchi a rotelle, e scelte quest’anno invece basate sulla responsabilità e sulla partecipazione.

Molto puntualmente Draghi ha sottolineato come la scuola sia un momento fondamentale non solo per la crescita personale dei giovani, ma anche in una dimensione sociale per ridurre le disuguaglianze, per realizzare una società capace di essere inclusiva, per offrire le competenze necessarie ad affrontare la complessa realtà attuale.

Va dato atto al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, di aver operato con il necessario coraggio per tentare di uscire dalla logica che ha sempre, purtroppo, guidato la politica educativa: quella per cui la scuola vedeva al centro i docenti (e quindi i sindacati che li difendevano e li difendono) e solo in secondo piano gli studenti.

La scuola in presenza è fondamentale proprio per ridare centralità agli allievi, per permettere di realizzare quella trama di relazioni che integra e sviluppa l’istruzione fondata sulle nozioni. Solo le relazioni, il confronto con i professori, i compagni, le realtà con cui la scuola può venire in contatto, possono stimolare la curiosità, la ricerca, la volontà di apprendere dall’infanzia all’adolescenza.

Solo una scuola che appaia interessata ad una formazione a 360° può contrastare efficacemente uno dei problemi che si è ancora più accentuato durante la pandemia, quello dell’abbandono e della dispersione scolastica. Un abbandono che ha portato l’Italia ad essere agli ultimi posti in Europa come percentuale di studenti iscritti sia alla scuola superiore, sia alle università.

È da registrare positivamente in questa prospettiva anche l’approvazione alla Camera a metà gennaio di una legge di iniziativa parlamentare sulla “Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive nei percorsi delle istituzioni scolastiche”. Presentata dall’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, la legge è stata approvata praticamente all’unanimità ed ha come scopo proprio quello di superare la visione della scuola come fornitrice di nozioni e di apprendimento per realizzare un’istruzione che valorizzi la persona nelle sue attitudini e nella sua identità.

Un percorso difficile e complesso, ma importante necessario.

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