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Politica

SFORZI CREATIVI

EDOARDO ZIN - 06/05/2022

schumanDa giovane, nella terra dei suoi padri, aveva udito il rombo dell’artiglieria che si mescolava ai gemiti dei moribondi caduti nel vicino campo di battaglia di Verdun e quando la guerra, il sangue, le crudeltà terminarono, la sua Mosella ritornò ad essere francese, dopo essere stata annessa alla Germania durante il 1° Reich. Cominciò allora il suo impegno politico: deputato all’Assemblea Nazionale.

Il 1° settembre 1939 scoppiò la Seconda guerra mondiale. Robert Schuman, un giovane avvocato dedicatosi alla politica, non fu sorpreso né sconcertato. La sua Mosella venne nuovamente aggredita dalle truppe naziste. Nello spazio di quindici giorni, più di 2.000.000 mosellani furono sfollati, sotto la guida dei loro sindaci e parroci, dalle zone frontaliere annesse al 3° Reich verso il centro e il sud-ovest della Francia. Il governo legittimo nominò Schuman, la cui esperienza era preziosa, commissario ai rifugiati. Quando seppe della svolta di Sedan, della rottura del fronte francese, dell’avanzata dei blindati tedeschi, dell’occupazione tedesca di Parigi e dell’insediamento del governo fantoccio di Vichy, Schuman diede subito le dimissioni da membro del governo collaborazionista e si diede alla macchia.

Il 2 settembre 1940 rientra a Metz: la sua casa è già stata confiscata. Il comandante tedesco, conoscendo la grande stima che i suoi concittadini godono per il loro deputato, gli propone di collaborare con gli aggressori. Davanti al rifiuto di Schuman, il Gauleiter alza il tono della voce, lo insulta e lo fa arrestare. La detenzione, successivamente, viene trasformata in residenza coatta in un villaggio del Palatinato.

Da qui, la notte fra l’1 e il 2 agosto 1942, il deputato mosellano, con l’aiuto di alcuni amici che gli procurano un documento falso, si dilegua per raggiungere la Francia libera. La sua clandestinità durerà fino alla liberazione della Mosella (novembre 1944). Alle prime elezioni legislative della Francia liberata sarà rieletto deputato. Diverrà Ministro delle Finanze, Presidente del Consiglio, Ministro degli Esteri, Ministro della Giustizia. Raggiungerà l’apice del suo impegno politico il 9 maggio 1950.

Uomo di frontiera, cresciuto in due culture, Schuman è un “realista mistico”: la sua forza interiore lo spinge a dedicarsi alla riconciliazione tra Francia e Germania. In mezzo a mille tensioni e a difficolta enormi riesce a convincere l’amico cancelliere tedesco Adenauer a “mettere assieme” la produzione di ferro e carbone sotto la sorveglianza di un’unica autorità indipendente e sovra-nazionale. Da questo germe di conciliazione e di perdono nascerà la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (C.E.C.A.) alla quale aderiranno anche l’Italia di de Gasperi e i paesi del Benelux.

La conciliazione franco-tedesca diviene la pietra angolare della costruzione, nel cuore dell’Europa, di una comunità di Stati desiderosi di assicurare la pace al vecchio continente.

Recentemente, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha citato le espressioni con cui Robert Schuman ha iniziato la sua dichiarazione del 9 maggio: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionati ai pericoli che la minacciano”. È lo stesso appello che oggi proviene da Kiev.

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