“Venite vi faccio vedere dove è caduta la prima bomba e cosa è rimasto della nostra casa. In questo paese non c’erano soldati ucraini, c’eravamo soltanto noi, donne, vecchi e bambini… Ci hanno bombardato per settimane, della mia casa sono rimaste solo un ammasso di macerie e vetri rotti…Una mattina sono venuti dentro al nostro rifugio, hanno preso una ragazza giovane, Dio solo sa cosa le hanno fatto… Non sono essere umani, sono belve, animali, barbari…”.
Questo dice una donna ucraina, con la voce rotta dal pianto, di Malaya Rohan, un piccolo paese appena liberato dai russi. Se c’è una cosa su cui dobbiamo riflettere è proprio parlare di questa imperfezione dell’uomo rispetto alla sua grande evoluzione tecnologica e scientifica. E quel “Dio solo lo sa…” della donna ucraina mi ha impressionato. Un’interrogazione tanto banale quanto legittima: ma è quel Dio che asserisce senza mai parlare che ha fatto nascere anche quella belva, quell’animale, quel barbaro, di cosa parliamo? Questo è davvero il libero arbitrio delle Sacre Scritture che dovrebbe occuparsi della sorte della ragazza ucraina?
Che ne è della Bellezza, della pietas, dell’altruismo, del bene, come impegno sociale? Parlare di Pandemia nel tempo buio di questi due mesi, quasi ci fa sorridere. Sembra incredibile, ma è così, perché in un attimo attraverso i media hanno smesso di parlare i virologi, gli infettivologi, gli esperti della salute, le cassandre del pianeta, e ci siamo resi conto di quanto il male che viene perpetrato dal genere umano sia più grave di quello di un virus. E pensare che il male abbia implicazioni soprannaturali è del tutto sbagliato: l’uomo insegna ancora una volta che non serve parlare del diavolo ma semplicemente di un’indole umana terribile, arrogante e presuntuosa. Io parlerei di una grave imperfezione del proprio DNA, ne sono certo, lo asserisco da anni come medico e come uomo.
Mi viene in mente, profetico come sempre, il mio amato Lucio Anneo Seneca: È tutto qui quel punto che viene diviso con il ferro e con il fuoco tra tanti popoli? Come sono ridicoli i confini posti dagli uomini!.
Seneca considerava punti infinitamente piccoli quelli dei termini stabiliti dall’uomo sulla terra, che ci è data in prestito per poco tempo. Quasi duemila anni dopo le cose non sono mutate: l’uomo rimane ancora una volta il mammifero meno buono del pianeta, capace di uccidere e distruggere per dei principi che non appartengono ai popoli, bensì a una politica cieca e sorda che conduce al genocidio e allo sterminio di innocenti. Le bombe ne sconvolgono la natura, il paesaggio originale, uccide animali, culture, memorie, ricordi, semina lutti, fame e rovine. Non c’è mai stata nella storia una guerra buona, le macerie di Mariupol lo testimoniano, e la Terra non è che un minuscolo palco di una grande arena cosmica, lo sappiamo tutti che la nostra vita è meno di un battito di ciglia, eppure l’uomo uccideva nella preistoria per un pascolo o una preda oggi uccide per ragioni infinitamente più inutili e crudeli.
E se il Covid-19 ha dimostrato che i confini posti dalle Nazioni non esistono, questo vale anche per chi non si può addurre alla ragione né si lascia convincere che esistono ragioni per la guerra. Carl Sagan, teorico del “Pale blue dot”, ha scritto alcune riflessioni che spiegano quanto sia importante il pianeta in cui viviamo: “Pensate ai fiumi di sangue versati da generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare per un momento padroni di una frazione, di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio! Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l’illusione che noi abbiamo una qualche posizione privilegiata nell’Universo sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi…”.
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