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Società

SPECCHIARSI IN QUEGLI OCCHI

FABIO GANDINI - 18/11/2022

Mattarella alla inaugurazione dell’anno accademico all’Università dell’Insubria

Mattarella alla inaugurazione dell’anno accademico all’Università dell’Insubria

«I 25 anni dell’Università dell’Insubria rappresentano un’età giovanile ma l’ateneo è apprezzato e consolidato per apertura all’innovazione, alla dimensione internazionale, al forte collegamento col territorio. E non solo per il carattere diffuso delle sedi dell’ateneo. Questo è un territorio dinamico, ricco di attività produttive, che svolge un ruolo di traino per l’economia».

E ancora: «Dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale alcune personalità lungimiranti iniziarono a pensare al concetto di Europa unita. Fu un momento epocale. Ma oggi non possiamo vivere in quel ricordo, l’Europa va costruita giorno per giorno. E in questo è fondamentale il ruolo dei giovani e delle università».

E infine: «Auguri Varese e grazie per questa bellissima mattinata. Questo Palaghiaccio è una struttura bella da vedere ma sarà ancora più bella per l’uso che se ne farà. È un inno ai giovani e al futuro. Come l’esibizione di questi giovani atleti, hockeisti, pattinatrici insieme alla grande Carolina Kostner. Grazie e ancora auguri Varese».

Pillole di pensiero presidenziale dedicato a tutti noi, perché dedicato alla nostra città. E non c’è come specchiarsi negli occhi degli altri, per giunta così importanti, per capire ciò che si è veramente, quanto si vale, quanto si può splendere.

Parole che ci piace ritenere sentite al di là della forma e del fatto che a vergarle sia stato probabilmente un addetto stampa, alla mercé di un appuntamento istituzionale di cui la vita di un presidente della Repubblica è colma. Non è ingenuità, unico pane conosciuto dai disillusi, dimentichi della sorpresa del bello: è più una doppia consapevolezza. Dell’uomo Sergio Mattarella, uomo che si è fatto istituzione, che sulle circostanze del suo ruolo ha sempre costruito uno stile fatto di una sobrietà che non ha mai rinunciato ad andare nel profondo delle questioni e ad ammantarle di umanità. E del fatto che davvero Varese abbia qualcosa da mostrare al mondo.

In questa occasione, la prima visita di un Capo dello Stato dal 2011, la vetrina è stata doppia: un ateneo senza storia e senza tradizione arrivato alle soglie dell’eccellenza e il primo impianto olimpico costruito in Italia in previsione di Milano-Cortina 2026, un’arena con pochi eguali addirittura in Europa per efficienza energetica. Preminenze colte e “restituite” da Mattarella, che al nostro territorio ha anche riconosciuto un’incancellabile storia di industriosità e laboriosità, che dello stesso ha colto un’essenza che porta dritta all’Europa e al mondo.

L’avvento del presidente – con quell’attesa febbrile che lo ha preceduto, quei protocolli da osservare così lontani da una vita che sta perdendo sempre di più la “maniera”, quella voglia di ben figurare (fosse anche per un solo, piccolo istante da protagonisti), quelle esibizioni di giovani, musicisti e sportivi che hanno fatto da corredo alla solennità delle inaugurazioni, quell’emozione che gli eventi rari forniscono pervadendo l’animo di tante persone diverse da loro – ci ha riconciliato con un mondo che non esiste più. Un mondo più semplice, più genuino, più rispettoso.

Molti lo ricorderanno dai titoli dei giornali: due anni fa Mattarella fu insultato sui social da diversi soggetti. Un reato, per chi non lo sapesse, espressamente previsto dal codice penale. E – cosa che è perfino peggio – una moda dei tempi moderni, inquinati nella loro sempre più predominante dimensione virtuale da un nichilismo della parola dimentico delle più elementari regole del vivere civile. Apostrofare il massimo rappresentate dello Stato su Facebook: e che male c’è?

Ecco: in quella selva oscura e fetida, tra gli indagati di una magistratura che non poté non intervenire, ricordo ci fosse pure una varesina, persino in là con gli anni… Mi piace allora immaginare che l’accoglienza riservata il 15 novembre al “papà” del nostro sistema costituzionale sia stata anche una sorta di colpo di spugna.

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