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Storia

NATA DUE VOLTE

CESARE CHIERICATI - 08/09/2023

ferroviaSenza alcuna forzatura storica si può dire che la splendida ferrovia di montagna che unisce Domodossola a Locarno – 52 chilometri con binari a scartamento ridotto, ponti e gallerie in serie – è nata due volte: la prima volta il 23 novembre del 1923, dunque un secolo fa, dopo un travagliato percorso progettuale; la seconda volta il 28 settembre 1980 dopo due anni di rianimazione costruttiva in seguito alla tremenda alluvione della sera del 7 agosto 1978 che devastò la piana di Vigezzo e sconvolse la valli ticinesi di confine. Ponti, stazioni, sedimi dei binari furono spazzati via dalla furia delle piogge che si abbatterono disastrosamente anche su Locarno. L’eccezionale evento atmosferico costò la vita a sette persone. Una tragedia troppo presto dimenticata. Quarantacinque anni fa fu in pericolo la sopravvivenza stessa della linea ferrata transfrontaliera. Nella circostanza le reazioni delle due compagnie ferroviarie che gestiscono da sempre la tratta furono pronte e avvedute. Se la collaborazione tra la FART (Ferrovie Autolinee Regionali Ticinesi) e la Ssif (Società Subalpina Imprese Ferroviarie) fu piena, altrettanto lo fu il sostegno dell’allora governo di Roma.

Ci vollero comunque due anni di lavori senza soste per tornare alla situazione precedente l’alluvione. La rinascita dalle macerie – sei miliardi di lire il conto dei danni – coincise con un rilancio della strada ferrata nel suo complesso. Si riallacciarono senza indugi i fili del progetto iniziale il cui proposito di base era quello di creare un collegamento su ferro con le linee internazionali già esistenti, quella del San Gottardo inaugurata nel 1882 e quella del Sempione nel 1906. La Svizzera infatti con La Vigezzina / Centovalli puntava a togliere il locarnese dall’isolamento collegandolo direttamente all’Ossola e di conseguenza al Vallese e all’Oberland bernese mentre sul versante italico per ossolani e vigezzini si aprivano sempre più interessanti prospettive professionali transfrontaliere.

L’ambizioso progetto ebbe come instancabili promotori tre personaggi di grande caratura politica e culturale: il sindaco di Locarno Francesco Balli tenacissimo promotore del tratto in territorio svizzero, Locarno – Camedo; Giacomo Sutter, ingegnere progettista dell’opera; Andrea Testore, maestro elementare e filantropo, leader trainante dell’iniziativa in Valle Vigezzo. Le difficoltà furono tantissime, una in particolare parve addirittura insormontabile quando, per ragioni di sicurezza militare, il Regio ministero della difesa italiano si oppose all’idea che la ferrovia proseguisse oltre il confine di Stato. Un diniego che costò due anni di stop ai lavori di costruzione poi definitivamente sospesi quando nel 1915 l’Italia entrò in guerra. Vennero meno i finanziamenti internazionali e anche la mano d’opera italiana che fu arruolata in massa nelle forze armate. Alla fine del conflitto il progetto si rimise in moto velocemente su entrambi i versanti. Il 27 agosto del’23 il primo convoglio di prova raggiunse, da Locarno, Santa Maria Maggiore. Tre mesi dopo avvenne in pompa magna l’inaugurazione ufficiale.

I decenni seguenti furono comunque fitti di difficoltà legate ai costi di gestione e anche all’affermarsi del regime fascista in Italia che di tanto in tanto manifestava nei confronti della Svizzera italiana velleità annessionistiche mai del tutto sopite. Le strada ferrata rimase comunque in esercizio fino al settembre del 1943 quando, con la capitolazione dell’Italia, venne definitivamente chiusa da Berna. Il ramo italiano in Val Vigezzo svolse invece una importante funzione di appoggio logistico alla formazioni partigiane dell’intera Val d’Ossola. Nel secondo dopo guerra la Domodossola – Locarno, straordinaria opera di ingegneria civile, si rivelò una infrastruttura fondamentale non solo dal profilo turistico ed economico, come era prevedibile, ma anche in chiave culturale.

Oggi la Valle Vigezzo e le Centovalli sono un territorio di montagna che dialoga intensamente con i territori vicini e che sa mettere in comune il meglio delle proprie offerte culturali. Pensiamo, per esempio, al Festival del Cinema di Locarno, giunto all’edizione numero 76 e riconosciuto a livello internazionale come una delle più prestigiose rassegne del cinema d’autore

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