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Chiesa

L’EVANGELIZZAZIONE CORRE SU INTERNET

GIAMPAOLO COTTINI - 23/11/2012

Nel suo messaggio per la XXVIII Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà l’anno prossimo, Benedetto XVI ha rivolto un forte richiamo a tutti i giovani perché, lasciandosi attrarre personalmente da Gesù, diventino i primi apostoli della fede nei confronti dei loro coetanei. L’invito ad essere evangelizzatori significa essere testimoni credibili della “buona notizia” dell’incontro con Cristo che cambia la vita e ciò è tanto più efficace se questa comunicazione è fatta da giovani per i giovani.

Tra i nuovi ambiti di missione il Papa indica quello che definisce “continente digitale” costituito dal popolo degli “internauti” che vivono Internet come ambiente relazionale e comunicativo universale. Senza sottovalutare i rischi di Internet di sostituire l’incontro diretto con un più impersonale contatto o di confondere il mondo reale con quello virtuale, il Papa rileva però che gli orizzonti del Web sono di fatto il più incisivo nuovo areopago in cui comunicare con gli uomini di tutto il mondo, con una facilità e rapidità sino a pochi anni fa del tutto imprevedibili. Perciò se evangelizzare è far risuonare la lieta notizia nel cuore di ogni uomo, è impossibile “saltare” questo strumento di comunicazione non tanto per creare improbabili forme di “catechizzazione telematica”, quanto piuttosto per contagiare altri utenti in un genuino interesse per l’esperienza cristiana in quanto tale.

Oggi cresce sempre più il numero di ore trascorse davanti al video, a dimostrazione anche della solitudine che molti ragazzi vivono, per cui è essenziale che i messaggi veicolati da Internet siano positivi e lancino possibilità di speranza duratura in un mondo di così rapidi mutamenti. Per questo la Chiesa è particolarmente attenta ai nuovi mezzi di comunicazione di massa, almeno a partire dal Decreto conciliare Inter Mirifica (1963), non solo perché ne conosce il potere ma perché ne apprezza la capacità di veicolare esperienze capaci di attrarre anche altri.

Per i giovani Internet può iniziare ad essere il luogo in cui raccontarsi, descrivendo anche il modo in cui l’esperienza dell’incontro con Cristo ha cambiato la loro vita: ciò può avvenire con l’invio di immagini o scegliendo di chattare con i propri coetanei, ma potendo anche dire qualcosa di sé con l’ardore e la libertà di chi ha qualcosa di veramente grande da far conoscere anche tramite l’utilizzo di mezzi carichi di suggestioni e capaci di eliminare le barriere di divisione. Aldilà della potenza del mezzo importa però soprattutto comunicare qualcosa del rapporto con Dio, superando ogni timore o pudore, lasciando che le parole o le immagini sprigionino tutta la loro forza di “segni” del Mistero. Per operare questo, occorre certamente un’educazione anche all’utilizzo delle potenzialità del mezzo (che non è mai neutrale e non è solo una conquista tecnologica!), sapendo che la comunicazione è un fenomeno vivente creativo e personale che implica sempre dei soggetti umani prima che dei linguaggi convenzionali.

il Papa invita i nostri giovani a non aver paura delle piccole dimensioni che il mondo ha assunto e ad allargare gli orizzonti tramite una tecnologia utilizzata come prolungamento delle stesse capacità umane di realizzare incontri in una prospettiva di universalità, che ricorda per certi aspetti la situazione dei primi secoli cristiani in cui il mondo era stato unificato dall’orizzonte unitario del potere di Roma e dalla forza comunicativa del Latino come Koinè, cioè linguaggio universale comprensibile a nazioni diverse e fonte unificante di una cultura condivisa. Con un’analogia un po’audace, si potrebbe dire che Internet rappresenta oggi per l’umanità quello che il Latino fu nel mondo tardo antico. La Chiesa fece i conti con questa lingua universale, imparando a tradurre i contenuti del Vangelo in modo comprensibile a tutti. Anche oggi è importante “far circolare” il lieto messaggio partendo soprattutto dal protagonismo dei giovani, senza aver paura di questa nuova koinè di Internet e con il coraggio e la libertà di non lasciarsi imprigionare dal mezzo, superando il rischio di una comunicazione spersonalizzata e “a distanza”, con il medesimo entusiasmo con cui San Paolo nell’areopago di Atene non ebbe vergogna di suscitare la domanda sul Dio sconosciuto per poter poi annunciare Cristo Risorto.

Oggi si tratta di parlare al mondo intero con la velocità che la comunicazione “in tempo reale” richiede e l’areopago è diventato il “villaggio globale” dei media con cui i “nativi digitali” devono cimentarsi da protagonisti per dialogare con tutti e valorizzare ogni minimo frammento di verità, magari veicolato dal Web.

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