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Ambiente

OMAGGIO AGLI ALBERI

DANIELE ZANZI - 21/12/2012

L’ “albero di Natale” – Picea abies, il nome scientifico della specie più impiegata – è di sicuro il simbolo più diffuso, conosciuto e forse consumistico cui spetta il privilegio di rappresentare, appunto, il santo Natale. Per molto tempo la tradizione dell’albero rimase tipica delle regioni protestanti della Germania e solo nei primi decenni del XIX secolo si diffuse nei paesi cattolici. Oggi la tradizione millenaria di addobbare un abete è universalmente accettata anche nel mondo cattolico: papa Giovanni Paolo II la introdusse nel suo pontificato facendo allestire, accanto al presepe, un grande albero di Natale, come simbolo della croce di Cristo, proprio in piazza San Pietro. E da allora, puntualmente ogni anno, la tradizione viene rinnovata.

La Picea abies, l’abete rosso, è un albero longevo che può raggiungere i quaranta metri di altezza e riveste le montagne dove forma foreste cupe di alberi diritti come colonne.

Ma come e quando l’abete rosso è divenuto il simbolo più amato del Natale?

Alcuni sostengono che Yggdrasil, il frassino venerato nelle antiche religioni celtiche, sia divenuto il nostro albero di Natale; altri che san Bonifacio sostituì Yggdrasil con una conifera decorata e addobbata nell’ottavo secolo in Germania.

Non sappiamo esattamente come sia andata. Ma sappiamo che quando gli uomini vivevano più a contatto con la natura, e quando il sole ritornava a salire nel cielo, festeggiavano l’avvenimento adornando un abete nella foresta. Poi sappiamo che giunse notizia che era nato un uomo che portava la luce e la verità. Così festeggiarono la sua nascita insieme alla festa del sole.

Il misterioso e probabilmente pagano vischio, con la sua concessione al bacio, è uno strano rametto grigio-verde imperlato da minuscoli frutti che a Natale e a Capodanno appendiamo nelle nostre case.

Il vischio, Viscum album, è una pianta parassita che affonda le sue radici all’interno di un altro albero. Ha le sue preferenze: non cresce su tutte le piante. Predilige quelle dalla corteccia morbida e sottile come il frassino, il biancospino, la betulla, il pioppo, l’acero… Quasi mai si sviluppa sulla quercia ed è per questa ragione che i druidi lo ricercavano molto su questo genere, in quanto una rarità. Il vischio protegge dal fuoco, da lampi e tuoni, dalle streghe e dai loro sortilegi, rende fertili donne e animali; ma si deve trattarlo con cura altrimenti è malevolo e fa cose terribili. Ecco dunque che il vischio va reciso con un falcetto d’oro – la forma del falcetto ricorda quella della luna crescente –; il vischio non deve toccare il suolo, ma lo si raccoglie in un panno bianco appena reciso. Gli innamorati si baciano sotto il vischio per tenere lontane le difficoltà dell’anno che verrà!

Leggende? superstizioni? curiosità?

Natale si avvicina e non possiamo non ricordarci anche dell’agrifoglio dalle foglie lucide e dalle belle bacche rosse, del pungitopo ritenuto efficace rimedio al male grazie alle sue foglie rigide e coriacee e della rosa di Natale, Helleborus niger, detta in tedesco “erba di Cristo”, “poiché fiorì alla nascita di nostro Signore”. La Rosa di Natale cresce spontanea nei luoghi boschivi – è specie protetta – e a dicembre tra il fogliame verde lucente compaiono grandi fiori bianchi con antere dorate. Esistono numerose varietà coltivate che si distinguono per l’epoca di fioritura e per il colore dei fiori che varia dal cremisi al porpora al rosa al crema. Oggi è divenuta una pianta facilmente reperibile in ogni negozio di fiori.

L’agrifoglio, Ilex aquifolium, veniva utilizzato dai Romani per celebrare il solstizio d’inverno; successivamente i primi cristiani lo usarono decorare i loro luoghi di culto. Secondo una leggenda la corona di spine che circondava il capo di Gesù era costituita da agrifoglio e le bacche, dapprima gialle, divennero rosse per il sangue del sacrificio.

Un’antica tradizione toscana consisteva nel bruciare nel camino un ceppo di ulivo per scaldare il Bambino Gesù; le ceneri venivano poi disperse in campagna per renderle più fertili. Anche questa usanza risaliva ad antichi riti: i contadini del Nord Europa accendevano dei falò in coincidenza del solstizio d’inverno; nei giorni dell’anno in cui il calore del sole diminuiva gli uomini accendevano fuochi sulla terra.

Molte tradizioni scompaiono, altre rischiano di perdere quella semplicità che è l’essenza del loro fascino, riscoprirle è tornare un po’ bambini. E anche questo è il senso e l’atmosfera del nostro Santo Natale.

Buon Natale dunque a tutti voi che addobbate di luci un abete, che vi abbracciate sotto un vischio, che vi accovacciate vicino a un camino ornato di rami di agrifoglio, che leggete queste righe…

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