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Cara Varese

I TEMPI DEI NONNI

PIERFAUSTO VEDANI - 03/05/2013

Mutano i tempi, i costumi, la società, ma sostanzialmente non cambia il ruolo dei nonni: eccoli infatti sempre pronti ad affrontare situazioni ben conosciute, sorretti da dolci esperienze e ringiovaniti dalla prospettiva di vivere in un nuovo futuro. I nonni di ieri e di oggi hanno in comune la capacità di trasmettere amore, di costituire un capitale di sensibilità e affetti destinato a durare nel tempo andando esso oltre lo spazio di un paio di generazioni sino a diventare riferimento della storia di una famiglia.

Ho ricordi strepitosi delle due nonne, varesina la paterna, reggiana la materna, i primi undici anni della mia vita li ho trascorsi assieme a nonno Pietro, per gli amici Pedrìn, nativo di Bosto, dirigente delle Ferrovie dello Stato. Non ho conosciuto Giacomo, l’altro nonno, che morì a cinquantasei anni, prima che mia mamma si sposasse.

Pietro Vedani andò in pensione con il titolo di cavaliere e il “permanente” di prima classe che gli permise per anni di scorrazzare in treno per tutto il Nord: siccome fino a una certa altezza i bimbi non pagavano, in svariate occasioni lo accompagnavo. Ricordo che prendevamo posto sulla penultima carrozza – statisticamente quella più sicura in caso di incidente – e che ci si poteva affacciare ai finestrini solo quando il convoglio aveva raggiunto la velocità di crociera: era la più idonea per evitare il pernicioso fumo della locomotiva. Con il nonno arrivai per la prima volta a Varese una domenica della primavera del 1937: furono ore di pellegrinaggi da una famiglia all’altra dei clan Vedani e Maternini, i parenti della nonna che oggi magari chiameremmo Jenny, ma allora era rigorosamente Genesia.

Ho il ricordo di noiosissimi, insopportabili riti di presentazione del nipotino.

Accadde poi che mio papà invitasse nonno Pietro ad assistere almeno una volta a una partita di calcio. Fu l’inizio di una vera passione: quasi ottantenne, era nato nel 1859, il Pedrin si scatenò in trasferte, anche abbastanza lunghe, e in costanti presenze all’Arena o a San Siro dove giocavano le due squadre meneghine, l’Ambrosiana e il Milano. La guerra pose fine a questa passione che fu solo per il gioco in sé, non per i colori di una squadra: infatti il nonno si gustava le partite sia del Milan sia dell’Inter, grande squadra e rivale storica della Juve e di un eccezionale Bologna. Poiché nel giardinetto di casa avevo preparato una trappola (una buca, coperta da piccoli rami, un foglio di giornale e ghiaia) e nella trappola era finito il nonno con conseguenze non piacevoli, fui al centro di un vero finimondo. La scoperta di una piccola “teppa” in famiglia si concluse con un anatema del Pedrìn: braccio alzato, dito puntato verso il cielo “Sarai la rovina della famiglia!!”. Leggendo anni dopo I Promessi Sposi rividi il nonno nei panni di fra Cristoforo. Fortunatamente non ho rovinato la famiglia, ho amato e continuo ad amare il nonno del quale serbo un ricordo meraviglioso.

Ma perché oggi ho raccontato episodi personali e certamente non importanti? Il motivo è semplice: a Massimo Lodi, che qualche mese fa si è visto regalare due nipoti dalle figlie Laura e Virginia, si è aggiunto nei giorni scorsi come nonno anche Maniglio Botti, che ha ricevuto in dono dalla sua Lucia il primo nipotino.

In tempi in cui a volte la famiglia è un optional, vedere da anni nei due colleghi un vero culto per i legami affettivi più importanti è motivo di grande serenità e certezze per il futuro personale e delle loro famiglie. Tra le certezze ci sono le importanti ricadute del loro amore per i nipotini: non possono apprezzarlo oggi questo amore perché sono cuccioli, ma nel tempo diventerà un riferimento, una roccia sui quali essi potranno costruire la loro vita.

Ricordando Pietro, un nonno semplice, ho voluto anche rendere omaggio a tutti i nostri anziani che si dedicano ancora alla famiglia, che rendono possibile la continuità di valori antichi come le montagne: sono gente sempre forte e vincente davanti alle scelte di degrado morale o di resa definitiva da parte di chi oggi si lascia incantare da utopie e mode ben lontane dalla solidità di una cultura che resiste al tempo e ci affida a un futuro senza ombre.

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