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Cara Varese

STRADE NON FATTE O INCOMPIUTE

PIERFAUSTO VEDANI - 17/05/2013

Lavori in corso...

Non ci sono soldi, la macchina del Nord arranca, i luoghi del lavoro e del benessere non si presentano tali, le istituzioni non sono più veri idoli per coloro che ne sono stati sostenitori a volte appassionati. In Emilia oggi ci sono due grandi monumenti dedicati allo sconforto e alla tristezza: i luoghi del terremoto, dove il tempo si è fermato ai giorni della distruzione, e la crisi del PD che viene vissuta male e si riverbera sulle istituzioni. Nelle quali accade che sindaci e assessori di provata capacità si ritrovino bersagli di critiche pesanti dopo che sono stati costretti a dare pesanti sforbiciate ai bilanci. Nelle regioni “rosse” alla gente poco o nulla è stato fatto mancare, così è nato il grande consenso. Lo constato ogni volta che ho occasione di trascorrere alcuni periodi dell’anno in quelle comunità.

Di recente vedendo in corso di realizzazione interessanti opere stradali di “periferia” non ho potuto evitare un paio di amarcord bosini: la mancata realizzazione di una prima tangenziale addirittura all’inizio degli Anni ‘60 e il più recente flop del progetto del prolungamento di corso Europa.

Nel primo caso, raccordo autostrada – Induno, non si fece più nulla perché bisognava rispettare il pareggio di bilancio promesso ai cittadini, nel secondo, siamo nel ventennio leghista, si trattò di inettitudine che oggi costa cara alla città, stressata dal fiume d’auto proveniente da Ovest e Nord Ovest.

Oggi di soldi non ce ne sono e gli imprevisti suscitano gravi preoccupazioni: per esempio le grane per la Arcisate – Stabio, linea ferroviaria essenziale, non lasciano tranquilli. Andranno forse meglio le cose per gli Attila comunali del parcheggio sotterraneo a Villa Augusta destinato al nuovo Del Ponte, ospedale pediatrico per il quale, a lavori conclusi, c’è il rischio di un edificio bellissimo, ma dall’ apparato sanitario – umano e tecnologico – fermo ai nostri giorni. Oneri finanziari a parte, c’è poi da augurarsi che fra un anno o poco più per ricoverare gli adulti ammalati respinti dall’intasatissimo “Circolo” non si dovrà far ricorso alle capacità scoutistiche dei dirigenti della sanità locale: un attendamento, magari vicino alla stessa CRI, potrebbe sempre essere ipotizzato. Guardate un po’ dove sono finito con le mie chiacchiere quando, partendo dal nazionale flagello della carestia, avevo intenzione di proporre eventuali piccole e autonome iniziative di quartiere per la soluzione di problemi che interessano le singole comunità.

Un fai da te casereccio e nell’ambito del pieno rispetto di tutte le regole per risolvere piccoli problemi magari annosi di ogni singola comunità. Le feste e le iniziative di quartiere, religiose o laiche, sono abbastanza numerose, hanno notevole richiamo e sono gestite nel segno del volontariato: se nei loro programmi si inserisce la soluzione di un problema, anche modestissimo, che da tempo sta a cuore alla comunità del quartiere, si rende un servizio anche alla città, si stimola reazioni e propositi, si realizza quella partecipazione democratica che per decenni è stata pura utopia e strumento di arido dominio politico. È un modo concreto di dare una mano e di spronare i nostri eletti a Palazzo Estense. Bastano una aiuola, la ripulitura di un luogo, il recupero di un servizio o iniziative culturali tese alla conoscenza e all’amore di un luogo e della sua storia. Il tutto coinvolgendo anche i giovani

È fondamentale far rinascere e vivacizzare l’identità. Da queste occasioni comunitarie di incontro e di lavoro i quartieri e l’intera città trarranno una spinta psicologica notevole, importante. Si potrà essere tutti assieme più tifosi della nostra cara Varese. Come lo sono gli sportivi che con la loro passione danno grande spinta alle squadre di basket e calcio che obiettivamente ottengono risultati oltre ogni aspettativa.

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