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Lettera da Roma

OASI DI ANIMALI

PAOLO CREMONESI - 12/07/2013

Qualche giorno fa mio figlio Giacomo ha visto una volpe nel giardino di casa nostra. Due giorni dopo la stessa cosa è capitata a mia moglie.

La notizia di per sé potrebbe non dire più di quel tanto a un varesino circondato dal verde, ma per noi che abitiamo in linea d’aria a mezzo chilometro dal Vaticano, la cosa sorprende.

Nei mesi scorsi si era parlato di avvistamenti di volpi nei giardini del Papa. Nel giugno del 2011 era stata pubblicata addirittura una prova: una fotografia su “Sotto l’ombra del cupolone”, giornalino informale riservato ai dipendenti della Città del Vaticano, ritraeva un cucciolo di volpe. A riprendere il piccolo animale era stato l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ora nunzio apostolico negli Stati Uniti. Viganò aveva fotografato il cucciolo all’ingresso di un tombino, forse diventato la sua tana.

Aumentano gli animali nelle grandi città. Verrebbe da chiedere cosa ci vengono a fare con il rumore e l’inquinamento che le contraddistingue, ma il motivo è sempre lo stesso: la ricerca di cibo. E noi ne buttiamo via tanto. Per strada, nei cassonetti, per sfamare le tribù di gatti randagi. È la stessa cattiva abitudine che moltiplica la presenza nella capitale di ratti, piccioni, cornacchie e gabbiani.

I rifiuti sono la principale fonte di cibo per numerosissimi animali, dagli insetti ai mammiferi, e così Roma si popola di spazzini che frequentano le discariche come topi e scarafaggi, ma anche gabbiani e cornacchie.

Anche il clima attrae: spesso la città è più calda, soprattutto di notte e d’inverno, almeno due-tre gradi in più rispetto alla campagna. Per di più, le città sono relativamente libere da pesticidi. In estate poi c’è l’acqua, sempre disponibile presso fontane e fontanelle. E infine ci sono i ripari. In città, oltre alla possibilità di trovare cibo, questi nuovi inquilini trovano miliardi di rifugi ideali per vivere e riprodursi. Molte specie sono abituate a dormire, durante il giorno e d’inverno, in grotte, anfratti, buchi nelle rocce, sotto le cortecce degli alberi. Quale posto migliore della città? Basta sostituire le rocce con le pareti delle case, gli anfratti e i buchi con le grondaie e le tegole sui tetti.

Nella Città del Vaticano poi gli animali hanno sempre trovato ospitalità: colibrì, pappagalli, upupe, picchi, merli bianchi, raganelle, tritoni, orbettini e gli immancabili gatti. Non solo quelli amati dal Papa emerito Benedetto. Anche Leone XIII aveva una passione per gli animali al punto di far costruire un piccolo zoo con daini, gazzelle e caprioli… Secondo l’ispettore ecologico Beniamino Beccia, volontario dell’Ordine di Malta in piazza San Pietro, dentro le mura vaticane hanno trovato rifugio “specie ormai in via di estinzione nel Lazio”.

Qualche tempo fa un quotidiano romano ha pubblicato con grande evidenza una inchiesta che incolpava i corvi di alcune cadute di sassi dall’ultimo anello del Colosseo. Non il degrado dunque ma ancora una volta gli uccelli: i corvi non si annidano solo in Vaticano…

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