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Cara Varese

L’OCCASIONE DI UNA CRISI

PIERFAUSTO VEDANI - 26/07/2013

C’è chi prevede un autunno di rivolte, forse sperando di coglierne i frutti politici, dimenticando che già una volta furono il buon senso e il sacrificio di magistrati e forze dell’ordine a sconfiggere chi voleva una notte senza fine per la nostra repubblica, anche allora mal governata e strapazzata da capitani di ventura, non certo da leader di razza.

C’è chi teme, giustamente, un aggravamento della crisi economica nazionale e di conseguenza un arretramento ulteriore della nostra comunità, con parecchi cittadini che si aggiungeranno a coloro che oggi già hanno grosse difficoltà a far quadrare il bilancio famigliare. Ancora più pesante diventerà l’odissea dei titolari di pensioni assolutamente inadeguate e non saranno rose e fiori per tutti gli italiani che avranno avuto necessità assoluta di un buon funzionamento del servizio sanitario nazionale, modello assoluto di sprechi e malecure in non poche regioni.

Il meteo pazzo ha contribuito a rendere meno infernali le vacanze di chi a se stesso e ai suoi cari non ha potuto regalare il consueto, rigenerante distacco estivo dagli impegni quotidiani, insomma la ripresa settembrina è a due passi e si presenterà con gli incubi, intatti se non aumentati della primavera.

Allora non possiamo più sperare, non credere più a nessuno? Non è possibile andare incontro ai disastri con le braccia alte in segno di resa. La riscossa, anche piccola, magari inizialmente timida, può partire da noi cittadini grazie a una nuova attenzione alla cosa pubblica, con una migliore ed efficace partecipazione alle vicende piccole e grandi del quartiere dove abitiamo o alle scelte strategiche delle istituzioni. Possiamo battere colpi alle porte delle più o meno accessibili stanze dei poteri: lo si può fare con pareri, consigli, proteste veicolate e diffuse dai mezzi di comunicazione che sono sempre molto disponibili.

Se non si coglie l’occasione di una crisi così importante per recuperare un impegno civico che da parecchi decenni noi varesini abbiamo delegato alle istituzioni. Esse hanno necessità assoluta di controlli e stimoli popolari e diretti dopo essersi dimostrate ripetutamente inadeguate: se la città non partecipa e non si aiuta a rinascere, il tramonto sarà più vicino e amaro, per tutti.

Abbiamo il diritto e oggi soprattutto il dovere di chiedere conto del suo operato a chi si crede di avere un mandato divino nei confronti della comunità. Nessuno è infallibile, si può sbagliare, ma non riconoscere il proprio errore o tentare di nasconderlo o di non rimediarvi è ben lontano dall’interesse collettivo fondamento della democrazia.

Un esempio: la politica regionale non può scegliersi i campi di gioco, come sembra abbia fatto per una poco edificante vicenda ospedaliera. Non può escludersi dopo avere inanellato incredibili autogol non da atleta in campo ma da arbitro.

È importante che i cittadini, con rispetto per tutti, ritrovino senso di partecipazione ed entusiasmo per la gestione istituzionale. Lo facciano non come gli strepitosi tifosi delle nostre squadre di calcio e basket, ma almeno con tranquilla tenacia. È l’unico modo democratico e salvifico per richiamare tutti alla realtà.

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