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Cultura

STORIA DI IPAZIA

LIVIO GHIRINGHELLI - 06/09/2013

La rivendicazione della libertà religiosa ha costituito nella storia dell’umanità e dei popoli occasione di profondi contrasti sociali, di persecuzioni e di campagne repressive, spesso in coincidenza con le necessità della politica e gli equilibri di potere, pretesa spesso per sé ben più che per gli altri e ha provocato eroiche difese della propria fede, momenti di fulgido martirio di fronte al grande mistero del mondo.

Una personalità di eccezionale rilievo nel riscontro di episodi di intolleranza ci si presenta al tramonto del paganesimo all’inizio del quinto secolo d.C.: è quella di Ipazia, singolare esponente della filosofia neoplatonica ancora dominante nel ceto intellettuale (vedi tale momento caratteristico nell’evoluzione del pensiero agostiniano), prima vittima pagana sacrificata dalla violenza di un gruppo di cristiani fanatici sull’altare della purezza e del potere della Chiesa ad Alessandria. L’episodio si colloca nel 415 d.C.

Affermato il principio della libertà religiosa con Costantino, si è ormai passati in breve tempo con Teodosio al cattolicesimo di Stato (riconoscimento del cattolicesimo ortodosso, niceno, come religione di Stato e conseguente criminalizzazione dell’eretico). Ipazia, figlia di Teone, filosofa, matematica e astronoma, esempio al contempo di modestia, castità, celebre per la bellezza, brillante nell’eloquio, quanto dotata di un eccezionale carisma personale, erede di Plotino, come esperta di pratiche teurgiche e di iniziazioni misteriche, tiene da tempo un insegnamento pubblico finanziato dalla città, ma svolge anche nella sua villa privata un insegnamento di tipo esoterico nella tradizione misteriosofica inaugurata da Giamblico.

Suo allievo più celebre è Sinesio di Cirene (nato attorno al 370 e morto nel 413), fatto vescovo di Tolemaide dopo la sua conversione. In una lettera a Erculiano (lett. 137, 7-8) così definisce Ipazia: noi abbiamo visto, noi abbiamo udito colei che è vera iniziatrice ai misteri e alle orge della filosofia, e la chiama veneratissima filosofa, prediletta da Dio, adorata maestra dall’anima divinissima. Ep. 81: Credimi, io ti considero, insieme alla virtù, l’unico bene che nessuno può togliermi.

Nel 412 ad Alessandria a Teofilo (distruttore del Serapeo) succede Cirillo, dichiarato santo dalla Chiesa, noto soprattutto per le riflessioni di carattere cristologico, ma anche noto per le ambizioni smodate, la personalità energica e autoritaria, intollerante, persecutore di eretici (i novaziani), pagani ed ebrei. Le sue truppe d’assalto, i parabolani (assistenti operanti nelle terme pubbliche, in sostanza monaci pieni di odio sociale verso i pagani e gli abitanti della metropoli) assalgono il prefetto augustale della città Oreste (cristiano di nome più che di fatto). Uno di loro, un certo Ammonio, lo ferisce al capo. Catturato e imprigionato Cirillo dichiara Ammonio martire della fede. L’ostilità tra le due autorità, la civile e la religiosa, è al massimo livello.

Cirillo, geloso di Ipazia e del suo ascendente presso quanti rifiutano di subordinarsi al suo potere ierocratico, anche se non è da ritenere in base alle prove colui che commissiona direttamente l’omicidio di Ipazia, ne è comunque l’ispiratore almeno indiretto. Pietro il lettore, un chierico al suo servizio, le tende un agguato mentre rientra a casa. Ipazia è tratta giù dalla carrozza, trascinata al Kaisarion, è spogliata e massacrata con cocci aguzzi. Il cadavere è fatto a pezzi e bruciato. Socrate (Storia ecclesiastica, VII, 15,5) commenta al riguardo: “E fu non piccola infamia questa compiuta da Cirillo e dalla Chiesa d’Alessandria, perché assassini e guerriglie e cose simili sono qualcosa di totalmente estraneo allo spirito di Cristo”.

Episodio indubbio di fanatismo e di intolleranza, la sua uccisione non fa certo assurgere Ipazia per anacronismo ad anticipatrice del pensiero come modernamente lo definiamo; si tratta comunque di un episodio che ci fa riflettere. La religione d’amore di Cristo non si concilia assolutamente con questi esempi di violenza e di prevaricazione.

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