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Lettera da Roma

SAN PIETRO SEMPRE IN FESTA

PAOLO CREMONESI - 01/11/2013

Ma sono proprio necessari tutti questi cantanti, show man, presentatrici, (ad un certo punto ho pensato mancano solo i saltimbanchi… ma ahimè sono arrivati poco dopo anche loro) in Piazza San Pietro?

Reduce dal pellegrinaggio delle famiglie sabato 26 ottobre dopo quattro ore di musiche, filmati, live concert con i Giovanni Allevi, le Noemi di X Factor, gli Oreste Castagna, Gipo Scribantino di Rai YoYo, i Luca Barbarossa, le Lorelle Cuccarini e altri, le domande si affollavano alla mente, pedalando verso casa.

“È una festa” qualcuno obietterà subito. D’accordo. Ma sono un po’ di anni che la ‘festa’ così come viene spesso definita, assume, complice al solita diretta televisiva, i toni dello ‘spettacolo’. Che sono due cose diverse.

Tutti noi sappiamo cos’e una festa. Bastasse, tanto per restare in tema di famiglia, pensare a quella per un matrimonio o per una prima comunione. Invece che sia l’arrivo della statua della Madonna di Fatima al Divino Amore, la giornata della gioventù, il raduno dei movimenti, ogni occasione è buona per organizzare lo spettacolo. E allora vai col palloncino, via al megaschermo, fari accesi sul cantante. Sterzata impressa già sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, messa in sordina per opportuni motivi con Ratzinger, riemersa con forza sotto l’attuale Pontificato. Complice forse la facile equazione latinoamerica = folclore.

Ma è proprio invece quando parla Papa Francesco che emerge tutta la differenza tra cosa sia uno spettacolo e una Presenza. Basta ascoltarlo pochi minuti per cogliere l’abissale diversità tra le parole vere e le caramellose adulazioni del presentatore/presentatrice di turno (Che sia detto a sua discolpa fa quello che sa fare). Tra l’edulcorata immagine di famiglia da Mulino Bianco che evidentemente è nella testa degli organizzatori e la forza di chi quando parla di nonni e bambini, amore e sofferenza, “sa” di cosa si sta parlando. Le frasi di Papa Francesco lasciano il segno.

Naturalmente poi la diretta tv impone i suoi ritmi. Per cui c’è il filmato e la battuta, l’intervista e dopo la canzone. L’attore e il profugo. La conduttrice e il bambino. Riuscendo a banalizzare così persino il dolore di Siria e Lampedusa. Che solo le lacrime vere, quelle si in diretta, di una giovane madre di famiglia dell’isola hanno saputo restituire.

Quando Papa Francesco a settembre ha chiamato i cattolici sempre in Piazza San Pietro per la pace in Siria, secondo un momento che aveva un ‘imprinting’ da Lui stesso voluto, ha chiesto di pregare, ascoltare, guardare. E quando è calato il silenzio, lo è stato davvero per un interminabile quarto d’ora. Senza luci e cotillon.

Non so chi nei Sacri Palazzi abbia lasciato crescere l’ idea che i raduni in San Pietro debbano essere ‘spettacolo’ . Il complesso di inferiorità nei confronti del ‘moderno’? Una facile scorciatoia per avvicinare i giovani (ma quando mai?). Un dolciastro recinto dove ascoltare rassicuranti canti in chiave ‘pop’? È la diretta, bellezza!

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