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Cara Varese

IL FILO CHE UNISCE VARESE

PIERFAUSTO VEDANI - 22/11/2013

Derby Pallacanestro Varese-Robur et Fides, 3 dicembre 1972

È una caratteristica della cronaca: a volte notizie diverse, addirittura per contenuti lontanissime l’una dall’altra, permettono di scoprire un filo rosso che in qualche misura le collega.

Nei giorni scorsi Franco Giannantoni parlando del suo più recente e assai intrigante libro sul 25 aprile 1945 a Varese ha espresso rammarico per il lungo silenzio della Chiesa sull’apporto del clero cittadino alla Resistenza.

La chiesa varesina, con un gruppo di coraggiosi sacerdoti che facevano capo alla Canonica di san Vittore, si impegnò a fondo nel salvataggio di perseguitati italiani ed ebrei. Per ribadire la fondatezza del rilievo di Giannantoni basta ricordare che la resa dell’intero presidio militare tedesco di Varese ebbe come primo e praticamente unico referente un sacerdote, don Locatelli!

Seconda notizia. Un piccolo gruppo di appassionati di basket si è proposto di festeggiare lo scorso 23 novembre Gianni Asti, mitico allenatore della Robur et Fides, e Gianni Corsolini, pure tecnico di valore nazionale, amico di Asti e dell’intero movimento cestistico varesino.

Anche la terza notizia riguarda un contesto di ben altra natura: l’ospedale di Circolo, dove tutti lavorano per offrire la migliore assistenza ai pazienti, ma dove ogni tanto cittadini e giornalisti sottolineano situazioni giudicate anomale.

Eccoci allora al filo rosso che unisce tre belle pagine della storia cittadina: San Vittore, il basket marca Robur e l’ospedale di Circolo in tempi diversi hanno avuto in comune un riferimento importante nell’oratorio della basilica. L’oratorio lo ricordiamo frequentato da sacerdoti che lottavano per la libertà, come luogo di pratica sportiva in cui sono nati giocatori strepitosi, i fratelli Ossola, Rusconi moltissimi altri di grande profilo e che ha visto inoltre all’opera allenatori molto preparati, dei quali Gianni Asti è stato il più grande.

All’oratorio infine hanno guardato tutti i varesini come una scuola di vita che ha avuto per maestri cittadini esempio di laboriosità e ingegno, indimenticabili anche per il servizio reso in campo civico. Uno per tutti Dante Trombetta formidabile leader della Robur et Fides, che può essere considerato il più autorevole presidente dell’ospedale di Circolo per avere continuato l’ottima gestione di altri autentici principi dell’imprenditoria, ma soprattutto per avere impostato e avviato il progetto di un nuovo ospedale lontano dalla attuale sede. La cultura in termini di edilizia sanitaria e di urbanistica di tutti coloro, figli della politica, che a vario titolo sono venuti dopo Dante Trombetta, oggi è rappresentata dai deprimenti progetti realizzati al Circolo e al Del Ponte e dalla pretesa della Regione di gestire l’istituzione ospedaliera senza tenere conto della sua grande anima varesina, dell’amore immenso dei cittadini che nel tempo si è tradotto in plurime donazioni miliardarie.

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