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Cara Varese

UN OSCAR PER BORGHI

PIERFAUSTO VEDANI - 29/11/2013

Chiamato da Mario Lodi, su segnalazione di Gaspare Morgione e Luigi Fasolino, cinquant’anni or sono di questi tempi iniziavo la mia attività come redattore della Prealpina dopo avere lasciato la Provincia di Como. Fu per me una grande svolta professionale e umana.

Nella stagione 1963-64 la Pallacanestro Ignis avrebbe vinto il suo secondo scudetto e il Varese Calcio per la prima volta avrebbe conquistato la serie A. Pur avendo sempre a cuore la mia autonomia di giudizio mi calai subito e bene nella realtà sportiva di una città che era quella dei miei nonni paterni e che già conoscevo e amavo per una singolare diversità sociale rispetto a Como: i potenti non se ne stavano in un fortino, in parecchie occasioni non disdegnavano il contatto con la gente, alla comunità facevano importanti donazioni, tutte di elevata utilità sociale.

Per storia personale e carattere emergeva in questi contatti Giovanni Borghi, industriale che grazie alle sue intuizioni stava facendo di Comerio un riferimento europeo degli elettrodomestici. Borghi fu tra i primissimi in Italia a guardare allo sport come eccezionale veicolo pubblicitario e, come si dice oggi, un perno della comunicazione.

Figlio del popolo milanese, con la sua presenza nei bar–culto della città non faceva altro che rafforzare lo storico legame varesino con Milano, fatto di attenzione e di eccellenti rapporti in più ambiti, come lavoro, turismo e cultura, dai varesini consumata quest’ultima… in trasferta, soprattutto per quanto riguardava la musica. A tenere banco in città era comunque il boom economico, idee e voglia di lavorare non mancavano, c’era impegno da parte di tutti, fu una grande stagione. Giovanni Borghi investendo capitali offrì alla città anche una ulteriore, enorme rendita in termini di immagine, che andò ben oltre l’inevitabile declino di ogni singolo percorso di vita e il mutare continuo delle vicende umane.

Avevo una serie di eccellenti candidati al mio personalissimo Oscar per l’ultimo cinquantennio di vita cittadina, persone che in settori diversi hanno raggiunto traguardi importanti e hanno reso importanti servizi alla comunità. Tra questi candidati anche pubblici amministratori, professionisti, studiosi, protagonisti del mondo del lavoro.

Una scelta non facile, ma Giovanni Borghi è stato il mio preferito non solo per averci accompagnati tutti in una leggenda sportiva indimenticabile e che ha onorato l’Italia: infatti Varese, il nostro territorio gli debbono prosperità e sviluppo, la serenità del lavoro per migliaia di famiglie.

Sono trascorsi molti anni da quando egli se ne è andato, la gestione industriale ha visto avvicendamenti, ma alcune scelte di fondo fatte dal patron hanno resistito al tempo, consacrandolo anche come precursore. La città lo ha ricordato in più occasioni, gli sono stati dedicati libri e film. È stato un personaggio decisivo per Varese. Passerà molto tempo prima che ne nasca un altro. Se nascerà.

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